Stragi di mafia, al via il processo
Uomini dello stato hanno taciuto cose
che sapevano, ostacolando cosi’ le indagini sulle stragi di
mafia degli anni Novanta. Lo sostiene l’associazione dei
familiari delle vittime di via dei Georgofili che questa
mattina ha distribuito una nota ai giornalisti davanti all’aula
bunker del tribunale di Firenze, pochi minuti prima dell’avvio
del processo a Francesco Tagliavia, imputato per le bombe del
1993 nella capitale toscana. “Siamo certi che all’allora pm
Gabriele Chelazzi e i suoi colleghi siano stati posti dei
limiti, nel non dire tutto quello che uomini dello Stato
sapevano”, si legge nella nota.
“Non troviamo un altro sinonimo alla parola ‘trattativa’
tra mafia e Stato per le vicende che ci riguardano, quale causa
dei nostri morti e dei nostri feriti”, scrive ancora
l’associazione. “Da sempre sappiamo bene che quelle stragi
vennero fatte per spingere lo stato ad abolire il 41 bis. Alla
luce di cio’ ch si sta scoprendo in questi giorni, la nostra
domanda e’ sempre piu’ pressante. Se il 15 maggio 1993 a ben
140 mafiosi fu tolto il regime di 41 bus, perche’ la strage di
via dei Gerogofili fu fatta lo stesso? Questo implica che sul
piatto della bilancia non c’era solo il papello di Riina con il
41 bis e gli altri 11 punti, ma forse altro? E cosa?” si chiede
l’associazione tra i familiari delle vittime dei Georgofili,
aggiungendo che e’ “ignobile” che determinate cose “siano state
tenute nascoste a noi, ma ancora piu’ grave e’ quanto e’ stato
tenuto nascosto alla magistratura”. “Le reticenze di questi
giorni, i non ricordo davanti alla richiesta di conferma dei
140 mafiosi passati da carcere duro a carcere normale il 15
maggio 1993 ci danno ampiamente ragione e ci rimepiono di
amarezza”, concludono i familiari delle vittime, facendo
riferimento alle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dall’ex
minstro Giovanni Conso
In merito alla mancata costituzione dello Stato come parte civile nel processo contro il boss Francesco Tagliavia, accusato di concorso nelle stragi di mafia degli anni Novanta si apprende oggi, invece, dalla Reuters che anche Palazzo Chigi si costituirà parte civile, cosi come hanno già fatto ieri durante l’apertura del procedimento giudiziario, il Comune di Firenze e la Regione Toscana.
Tagliavia, già in carcere, è stato raggiunto nel marzo scorso da una
nuova ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta
condotta dalla procura di Firenze sulla stragi di mafia del 1993- 94 a
Firenze, Roma e Milano. A indicarlo come uno degli esecutori della
stagione di attentati degli anni Novanta è stato il collaboratore di
giustizia Gaspare Spatuzza, che la procura di Firenze ritiene
attendibile. Tagliavia deve rispondere di devastazione e strage in concorso. Secondo l’ipotesi accusatoria, Tagliavia — già condannato
all’ergastolo per l’omicidio di Salvatore Borsellino, in concorso con
altre persone, tra le quali Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Filippo e
Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Bernardo Provenzano,
Salvatore Riina e Vittorio Tutino — in esecuzione di un disegno
criminoso attuato per finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine
costituzionale, e per agevolare l’attività di “cosa nostra”, avrebbe
contribuito alla realizzazione degli attentati commessi nel ’93 in varie
zone di Roma, in via dei Georgofili a Firenze, in via Palestro a Milano
e nel ’94 allo stadio Olimpico di Roma e a Formello.
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