Giù le mani dalla legge 185
«In tempi di insicurezza internazionale e di forte instabilità in molte nazioni del mondo le esportazioni di armamenti devono essere sottoposte a controlli ancor più efficaci e trasparenti: chiediamo al parlamento italiano di non permettere al governo di riformare una legge rigorosa come la 185 del 1990 per mezzo di una legge delega per di più inserita di soppiatto nella legge Comunitaria 2010» – affermano Francesco Vignarca (coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo) e Flavio Lotti (coordinatore nazionale della Tavola della Pace). «Non vi è alcuna pregiudiziale di principio da parte nostra – sottolineano i due coordinatori – a rivedere la normativa attuale: ma questa attività è una prerogativa del parlamento non del governo e la società civile non può essere messa ai margini per compiacere alle sole richieste dell’industria militare».
I due rappresentanti delle principali organizzazioni della società civile italiana impegnate sui temi della pace e del disarmo, denunciano lo strumento scelto dal governo (la legge delega presentata al Senato il 25 ottobre scorso con l’Atto Senato n. 2404) ) e soprattutto l’inserimento del provvedimento in un emendamento alla Legge Comunitaria 2010. «I due provvedimenti – spiega Vignarca – intendono rispondere ad una decisione dell’esecutivo, annunciata nel Consiglio dei Ministri del 17 settembre scorso, per recepire nella nostra legislazione una direttiva europea (la Direttiva 2009/43/CE) intesa a semplificare le modalità e le condizioni dei trasferimenti all’interno dell’Unione europea dei prodotti per la difesa. La riforma proposta dal governo, invece, va ben al di là delle esigenze della direttiva europea tanto che la legge delega prevede un’ampia riorganizzazione delle strutture deputate al rilascio di tutte le autorizzazioni all’esportazione e sui controlli attraverso la creazione di un nuovo sportello unico».
Voler riformare questa materia, che riguarda direttamente la politica estera del nostro paese, attraverso una legge delega per di più inserita nella Legge Comunitaria è l’ennesimo sfregio di questo Governo al ruolo Parlamento. «In considerazione della delicatezza della materia – sottolinea Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace – che riguarda direttamente la politica estera e di difesa italiana, e della forte sensibilità della società civile su questi argomenti, riteniamo che lo strumento della “legge delega” sia il meno adeguato per affrontare – come si intende fare – un “riordino della normativa” a fronte di uno scenario internazionale, sociale e industriale ampiamente mutato rispetto agli anni Ottanta. Non vi è, infatti, da parte delle associazioni della società civile che rappresentiamo alcuna pregiudiziale sulla necessità di una revisione della normativa anche alla luce delle recenti direttive europee: ciò che chiediamo è che questo processo sia condotto nei tempi previsti per il recepimento delle direttive comunitarie attraverso il necessario lavoro parlamentare ed il dialogo con le associazioni della società civile e soprattutto mantenendo i necessari controlli e fornendo – come attualmente avviene – un’adeguata e trasparente documentazione pubblica in materia anche sulle attività bancarie che vanno autorizzate e monitorate con attenzione».
La Rete italiana per il disarmo e Tavola della pace nei giorni scorsi hanno inviato una lettera a tutti i parlamentari di Camera e Senato per chiedere di non votare a favore della delega al Governo e di adoperarsi invece per presentare al più presto un Disegno di legge di iniziativa parlamentare per un’adeguata riforma della materia, aprendo un confronto con le associazioni della società civile attente ai temi del controllo del commercio degli armamenti. Ma è urgente che si mobilitino con forza tutte le associazioni della società civile impegnate nei settori della promozione della pace, del disarmo, della tutela dei diritti umani, nella cooperazione internazionale e nel volontariato per fare in modo che una legge additata come esempio a livello internazionale non venga stravolta da un Governo che giorno dopo giorno mostra segni di asfissia e di autoreferenzialità quando non risponde a logiche di tipo lobbistico lontane da un’autentica rappresentanza delle necessità e delle istanze della popolazione.
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