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Delitto Rostagno, udienza preliminare

Di Rino Giacalone il . Sicilia

C’è una foto di Mauro Rostagno all’ingresso della palazzina a tre piani di via Marconi, territorio di Erice frazione di Casa Santa, che fu di proprietà dell’imprenditore capo mafia Vincenzo Virga, il boss che ufficialmente tirava avanti con una pensione di anzianità, ma quando gli confiscarono i beni gli trovarono la disponibilità di un «portafoglio» societario dal valore di sette miliardi delle vecchie lire. La palazzina oggi è un “bene” della collettività, è usata da alcune associazioni, prima ancora che si scrivesse l’atto di accusa contro Virga, indagato per essere stato il mandante dell’omicidio di Mauro Rostagno (ucciso il 26 settembre 1988), in questo edificio ha trovato anche sede l’associazione «Ciao Mauro», la prima a battersi perchè l’indagine su questo delitto riuscisse un giorno ad approdare in un’aula di Corte di Assise.  I pm della Dda di Palermo, Antonio Ingroia e Gaetano Paci, ci proveranno domani, 18 novembre 2010 dinanzi al gup di chiedere il processo per Virga e per Vito Mazzara, il super killer della cosca di Trapani, campione di tiro a volo e  «sicario» fidato dei capi mafia trapanesi, Matteo Messina Denaro compreso.

Virga e Mazzara sono in carcere da tempo, a scontare altri ergastoli per altri omicidi, ed è tornando ad indagare su questi delitti che la Squadra Mobile di Trapani, la Polizia Scientifica di Palermo e il perito nominato dalla Dda Livio Milone, hanno a loro avviso «incastrato» il killer Vito Mazzara. «Sovraccaricava i proiettili in un determinato modo – ha raccontato il pentito di Paceco Milazzo – anzi preparava da se l’arsenale che usava per gli omicidi e che gli serviva per utilizzare il suo fucile, quello che non cedeva mai a nessuno»; le cartucce ritrovate sulle «scene del crimine» dei delitti per i quali Mazzara sconta ergastoli sono risultate, comparate dalla scientifica, perfettamente identiche.  «Oggi si scrive una pagina importante nella tormentata vicenda giudiziaria dell’omicidio di Mauro Rostagno – scrivono dall’associazione “Ciao Mauro – a Palermo si decide sul rinvio a giudizio di Vincenzo Virga e Vito Mazzara, quali mandante ed esecutore del delitto. È un giorno importante per i cittadini trapanesi, per l’intera società civile, ed anche per l’associazione “Ciao Mauro”, che negli ultimi anni (dalla raccolta delle 10 mila firme, alle tante iniziative successive) si è spesa per raggiungere questo obiettivo, ovvero portare in un’aula di giustizia i mafiosi assassini di Mauro. Siamo convinti che questo sia solo un “pezzo” della verità che dal 1988 cerchiamo, ma resta il fatto che si tratta di un primo e fondamentale punto fermo e continueremo a lottare perché ne seguano altri». 

Un delitto deciso nel 1988 a casa del «padrino» di Castelvetrano Francesco Messina Denaro, dava fastidio Rostagno perchè faceva il giornalista non tacendo una notizia, da ultimo aveva preso di mira la mafia, i traffici di droga, l’inquinamento nelle istituzioni, il capo mafia di Mazara Mariano Agate, il boss che univa in se Cosa Nostra, la politica e la massoneria, frequentava la cupola palermitana e dava ospitalità al latitante Riina.  In quel 1988 «Rostagno era circondato dai lupi» ha detto il capo della Mobile Linares illustrando a suo tempo i risultati delle indagini, «ed i lupi lo hanno azzannato». Vito Mazzara si è visto in un primo momento annullata l’ordinanza dal Tribunale del riesame, ma quando sui giornali uscirono le indiscrezioni sull’indagine in corso, fu sentito parlare male della società civile che volle la riapertura di queste indagini, e fu visto tenere quasi l’atteggiamento di uno che non c’entrava niente, ma fu pure sentito dare ordine ai familiari durante un colloquio in carcere di andare a cercare un foro in una parte di casa sua per vedere se dentro c’era ancora qualcosa.

I poliziotti arrivarono prima, trovarono il nascondiglio, ma era vuoto, ma dentro avrebbe potuto starci bene un fucile.

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