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Appalti, più trasparenza per Roma e provincia

Di Marzia Pitirra il . Lazio

La “quinta mafia” laziale è  ormai una realtà, inutile girare la testa dall’altra parte. I clan vengono da anni in questa regione a reinvestire denaro sporco proveniente da illeciti perpetrati altrove. Hanno  messo le mani su attività commerciali, traffico di droga, ciclo del cemento e dei rifiuti e non sono mancati episodi di commissariamento di comuni. Si avvertiva da tempo dunque la necessità di avviare progetti che garantissero una gestione più trasparente nell’ assegnazione degli appalti. A questo proposito è stata decisa ieri, dopo un vertice a Palazzo Valentini l’istituzione della Stazione Unica Appaltante per Roma e Provincia, che partirà nel 2011. La SUA, già approvata in altre regioni, è uno strumento in grado di garantire un controllo preventivo e un appoggio alle amministrazioni nel delicato momento dell’ assegnazione di una gara d’appalto per un’opera pubblica, perché non si verifichino irregolarità o infiltrazioni negli apparati competenti. Soprattutto quando si parla di appalti da cifre superiori ai 150.000 euro. 

All’ incontro di ieri, intitolato “Il governo locale e il contrasto delle infiltrazioni mafiose”, erano presenti il Primo Cittadino di Roma Alemanno, il Presidente della Provincia Zingaretti, 80 sindaci dell’ hinterland romano, il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, il prefetto di Roma Pecoraro e il ministro dell’ Interno Maroni.  Non solo la Stazione Unica Appaltante. Tra le altre iniziative discusse intorno ai fenomeni di illegalità di Roma e provincia, anche la tutela e l’assegnazione dei Beni Confiscati e i metodi con i quali le amministrazioni devono porsi davanti ai fenomeni che caratterizzano la presenza mafiosa. I clan vengono a riciclare denaro sporco reinvestendolo in attività commerciali soprattutto del centro di Roma, mentre appena fuori dalla Capitale il pericolo peggiore viene proprio dalle infiltrazioni nelle gare pubbliche. Come ha sottolineato Alemanno, altro pericolo viene invece dalle possibili ingerenze nella gestione del ciclo dei rifiuti “la Regione – ha affermato il sindaco – sta per lanciare un nuovo piano rifiuti e bisogna chiudere Malagrotta. Per questo chiedo la collaborazione della prefettura. Ci vuole un controllo più attento, e mi riferisco in particolare alla vendita di Gaia, l’impianto per lo smaltimento dei rifiuti a Colleferro, fino a ora posta dal commissario governativo a prezzi fuori dal mercato e quindi esposta a operazioni di riciclaggio”.  Oltre alle soluzioni di controllo e prevenzione da parte degli organi statali e locali e delle forze dell’ ordine, all’ incontro di Palazzo Valentini si è discusso sull’importanza di lavorare a progetti di formazione sull’ antimafia. La cittadinanza deve collaborare per affiancare le istituzioni nel contrasto alla criminalità organizzata, e questo può partire solo da una cultura di legalità e una consapevolezza dei propri diritti e doveri.

 “Apprezziamo l’operato delle istituzioni, di Alemanno e Zingaretti per il contrasto alle mafie, soprattutto sulle infiltrazioni negli appalti pubblici –  ha osservato Antonio Turri, coordinatore di Libera Lazio –  ma non basta controllare come l’azienda vince l’appalto. Sappiamo ormai che le mafie sempre più spesso operano con il contributo di prestanome, fondando dall’ oggi al domani imprese immacolate. Noi chiediamo venga inserita anche una norma sulla tracciabilità dei capitali impiegati che vada a verificare a fondo da dove e grazie all’apporto di chi è nata la ditta assegnataria”. Un problema non da poco quello sollevato dal referente di Libera, che conclude “ ci auguriamo che venga approvato al più presto questo di tipo di controllo, come richiedono anche magistrati e forze dell’ordine, considerando che la rendicontazione di un’azienda dovrebbe essere il primo passo da cui partire per verificare l’assegnazione trasparente di un appalto”.                                

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