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Gli africani tornano a Rosarno

Di Anna Foti il . Calabria

25 euro al giorno lorde e una economia agricola ancora in crisi che costringerà molti agricoltori a lasciare i frutti sugli alberi piuttosto che fronteggiare il prezzo di produzione oscillante tra i 6 e i 9 centesimi di euro al chilogrammo. Ma gli africani sono tornati a Rosarno e nella piana di Gioia Tauro anche per questa stagione di raccolta delle arance e olive. Gli africani tornano nella città di Medma perché qui hanno la possibilità di lavorare, anche se sfruttati spesso, perché la situazione pur se di miseria e di disagio rappresenta sempre un male minore rispetto alla permanenza in paesi in guerra dove gli stenti sono assoluti e le persecuzioni quotidiane. Una possibilità per mandare alla famiglia un po’ di denaro e per noi, che abbiamo dimenticato il sacrificio e il coraggio di tanti conterranei, di renderci conto che le ingiustizie e i soprusi vanno denunciati.  

 Il censimento dell’agricoltura ha avuto inizio da qualche settimana e gli incaricati dell’Istat sono chiamati a “interrogare” oltre due milioni di imprese agricole in tutta Italia. Dalle Alpi alla Sicilia. Si prevede un calo degli addetti ai lavori il che rappresenta un dato in attivo contro lo sfruttamento ma anche un dato in passivo per il rilancio di settore che, per esempio a Rosarno ha rappresentato un florido volano di sviluppo e crescita del benessere prima che la crisi lo travolgesse.  A distanza di dieci mesi a Rosarno non si registrano grandi cambiamenti. Dopo la rivolta, dopo le inchieste della magistratura, sono certamente in aumento i lavoratori regolari rispetto ad un numero di lavoratori irregolari che comunque rimane alto, altissimo.  I controlli a tappeto avvenuti dopo i fatti di gennaio, producono frutti che potranno essere visibili e divenire patrimonio per la comunità rosarnese con la pelle bianca e la pelle nera solo quando non saranno più scie di un’emergenza, divenendo sistematici strumenti di una strategia di contrasto al lavoro nero. Questo non esiste solo in agricoltura, ma certamente in questo ambito assume connotazioni peculiari atteso che è un lavoro di fatica sempre più marginalizzato che dunque può essere offerto, quasi sempre a condizioni disumane e indecenti, a coloro che oggi rappresentano gli ultimi degli ultimi, gli immigrati.    In attesa che si completino le ispezioni nelle mille aziende agricole della provincia di Reggio Calabria, gli africani sono tornati nei campi di Rosarno di cui conosceranno altri luoghi infausti in cui vivere, o forse no.

E’ quest’ultima è una viva speranza. Ma accanto a questa vi è anche la certezza invece di Mama Africa, Norina Ventre, la maestra di asilo in pensione che piangeva la Rosarno imbiancata dello scorso gennaio e che ha già riaperto con entusiasmo il suo casolare di campagna per accogliere gli africani per un pasto caldo. Questa è l’umanità che si ritrova in una Calabria, la più numerosa, ed è quella che pur non rendendo l’indecenza meno grave, certamente aiuta e allieta lì dove accende il suo faro di solidarietà.

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