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“Cambiare tutto perché non cambi niente…”

Di Riccardo Orioles* il . Sicilia

Uno dei più seri presidenti della
Sicilia è stato certamente Mario D’Acquisto, capocolonna andreottiano negli
anni Ottanta. A differenza di Cuffaro o Lombardo, infatti, non si faceva
ufficialmente indagare come mafioso, non si faceva fotografare coi cannoli, e
soprattutto – cupo e letale – non rideva mai, nemmeno quando piazzava i suoi
uomini nella colonna siciliana della P2. Che cosa combinò la P2, e soprattutto
in Sicilia, e soprattutto in quegli anni, sarebbe bello sapere. D’Aquisto
inoltre (e questa è la seconda differenza dai tempi nostri) non fu mai
sostenuto dalla sinistra, che allora era Berlinguer e Pio La Torre.

Il “nuovo” della politica
siciliana, esteticamente parlando, è tutto qui. Prima c’erano i tragici Lima e
Ciancimino, e gl’incorruttibili nemici del Pci. Ora ci sono macchiette
(fors’anche sanguinose: ma macchiette), e ciascuna di loro ha i propri amici e
alleati nel Pd: di cui alcuni sono corrotti ma altri persone perbene.

Fra queste ultime sicuramente c’è
Beppe Lumia, che è un antimafioso esemplare da molti anni. Perché un Lumia
viene a trovarsi con un Lombardo? O, a un livello meno drammatico, una
Borsellino con un Fiumefreddo, un Crocetta con un Toni Zermo?

Sono persone coraggiose e buone,
non le si può certo  accusare di
tradimento. E sono, per quel che sappiamo, sane di mente. Eppure sono riuscite
a infilarsi in un groviglio inestricabile di accordi, di controaccordi, di
equilibrismi e alleanze in confronto a cui gli inciuci di Veltroni e  D’Alema appaiono rozzi e primitivi.

Il fatto è che nè Lumia nè
Crocetta nè la Borsellino, nè Orlando nè l’Alfano nè Fava nè, a quanto pare,
alcun altro come loro si sente parte di un tutto, di un collettivo. Sono
cavalieri isolati, alla Lancillotto (“Non posso battere la mafia da solo”
dichiarò tempo fa uno di loro). Mettersi insieme, fare squadra, non gli passa
neppure per la mente. Ovvio che quindi risultino, individualmente presi,
pessimisti e sfiduciati.

Il loro pessimismo nasce anche
dal fatto che, salvo eccezioni momentanee ma rimosse, non hanno mai avuto una
fiducia reale nei movimenti (il cooordinamento antimafia, i Siciliani Giovani,
il Rita Express) che via via incontravano. “Bravi ragazzi sì, ma la politica è
un’altra cosa”. E hanno puntato tutte le carte sulla politica tradizionale. Che
non ha funzionato.

Da ciò, isolamento e sfiducia.
Alcuni hanno reagito raddopiando gli sforzi, persuasi che bisognasse solo
insistere. Altri  cercando di galleggiare
alla meno peggio. Altri ancora hanno deciso che, perso per perso, tanto valeva
– nell’interesse geneale – contrattare almeno il meno peggio, accordarsi coi
meno stronzi fra i nemici.

Ora, con Lombardo indagato e
tutto il resto, cercano disperatamente una soluzione. Ma soluzioni non ce n’è.
E finiscono per trovarsi involontariamente arruolati  con questo o quel signore della guerra – i
vari Lombardo, Micciché Fiumefreddo, Castiglione e chi più ne ha più ne metta –
che, su opposte fazioni, cercano classicamete di farsi le scarpe a vicenda nel
momento del patatrac generale.

Ce ne dispiace per Lumia, e anche
per diversi nostri amici, giovani e meno giovani, che nella fretta di colpire
questo o quel singolo barone non riescono più a percepire che la guerra in
realtà è contro tutta (indivisibile) la baronìa.

E va bene. Sono cose banali, lo
sappiamo, ma ripetiamole ancora: l’antimafia, che è politica, può farla solo
l’insieme di tutti gli antimafiosi. Se vi si intrufolano altri, non funziona.
Se ci si allea con gente strana, non funziona. Se si comincia a distinguere,
non funziona. Se ci sente “isolati”, non funziona.

Adesso funzionerebbe come noi
mai, perché il nemico è confuso, perché re e duci litigano, perché i sacrifici
che esigono son diventati davvero troppo grossi. Sarebbe automatico, e
semplice, vincere in un momento come questo. Ma forse è troppo semplice, per i
complicati politici che ormai siamo diventati.

E non parliamo più della Fiat. E
ci illudiamo che il regime caschi – forse – per una mera storia di puttane. E
ci prepariamo ad accogliere tutti contenti Fini, Draghi, Montezemolo, Lapo
Elkann, Dino Grandi, Casini, chiunque i poteri forti vogliano imporci al posto
dell’ormai inusabile duce.

Facciamo motti di spirito, belle
frasi, e battute indignate e ipotesi da farmacia. E non parliamomo più di Fiat.
E di mafia pochissimo. E  non parliamo
mai affatto, imperdonabilmente, di sciopero antimafia e antifiat, sciopero
generale.

*da ucuntu.org

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