Castelvetrano: le olive della legalità
La pioggia degli ultimi giorni rischiava di diventare un’alleata della mafia, per fortuna è spuntato il sole, ed ha illuminato un uliveto nelle campagne di Castelvetrano, in contrada Seggio Torre, confiscato ai mafiosi del clan palermitano dei Sansone. Si è potuta fare la prevista raccolta di olive e si è potuto mandare un messaggio preciso ai mafiosi e ai loro complici, ma anche alla società civile in generale. Cioè quello che combattere la mafia è possibile, batterla altrettanto se viene privata delle sue “casseforti” che possono essere non solo il denaro contante e sonante, i palazzi e le imprese ma anche i terreni una volta gestiti dai boss e dai loro campieri altrettanto mafiosi. Non bisogna poi dimenticare che tutto questo, la raccolta delle olive, che verranno spremute e l’olio finirà nelle bottiglie di Libera Terra. La festa fatta con i ragazzi tra gli alberi una volta di proprietà mafiosa, accade in un territorio rinomato per le malefatte del capo mafia latitante Matteo Messina Denaro, per la presenza di complici in ogni punto della città dove è risultato utile che ci fosse un complice, per il silenzio assordante che per anni c’è stato attorno a Cosa Nostra, dove spesso si è sentito parlare di legalità, così in generale, senza pronunciare la parla mafia o fare il nome di Messina Denaro.
Chi lo ha fatto ne ha pagato le conseguenze: un proprietario di albergo morto ammazzato per essersi messo contro il boss, oppure un consigliere comunale che ha avuto la casa bruciata per avere auspicato pubblicamente la cattura del latitante. Ce ne è voluto di tempo perchè le cose poco alla volta siano cambiate e per fare dire al sindaco Pompeo che il giorno della cattura del capo mafia in città si farà gran festa. Bene!
Meno bene quello che però oggi si racconta in provincia di Trapani. Dove agli imprenditori si chiede legalità e trasparenza, si chiede di prendere le distanze da Cosa Nostra mentre si scopre che certi politici nelle campagne elettorali ultime hanno fatto festa con le escort e la cocaina messe a disposizione anche dalla mafia, o comunque festini hard in uno scenario dove sarebbero comparsi soggetti mezzi compari o compari del tutto del ricercato Matteo Messina Denaro. La politica resta la grande assente dalla rivoluzione antimafia che si vorrebbe fare muovere in provincia di Trapani, anche con gesti come quelli fatti nei terreni di contrada Seggio. E’ una politica che regala grandi parole e promesse, e però poi ci sono le amministrazioni, come accade alla Provincia regionale, che sfuggono alle costituzioni di parte civile nei processi di mafia.
Ci sono processi in corso a Trapani dove gli imprenditori costituitisi parte civile si sono ritrovati da soli, Confindustria è unica presente nel più importante dei processi in corso, quello a Marsala contro il “re” dei supermercati Giuseppe Grigoli e il latitante Matteo Messina Denaro. Grigoli ha gestito il marchio Despar espandendosi da Castelvetrano a mezza Sicilia, poche settimane prima dell’arresto è riuscito a inaugurare un maxi centro commerciale alle porte di Castelvetrano, costruito in un battibaleno. Nel processo contro di lui, nonostante il capo di imputazione faccia riferimento ai danni causati al territorio, non c’è nessun ente locale costituito, a cominciare dal Comune di Castelvetrano.
Stiamo parlando della stessa politica rimasta silenziosa dinanzi all’improvviso riaprirsi dell’indagine sul delitto Rostagno, da dove emerge che soggetti ancora in vista, all’epoca dell’omicidio del giornalista e sociologo erano anche i suoi bersagli dagli schermi di Rtc, perchè anche amici di mafiosi e di massoni. Stiamo parlando di una politica che continua a tollerare che soggetti che facevano parte della famosa loggia coperta Iside 2, scoperta negli anni ’80, dove erano iscritti boss, collusi, corrotti, funzionari di Stato, bancari e banchieri, hanno potuto tranquillamente fare carriera e sedere ancora oggi su poltrone di grande peso. Stiamo parlando di una politica che ha messo alla Provincia regionale, a capo della commissione lavori pubblici, un soggetto sotto processo con l’accusa di avere favorito l’associazione mafiosa, l’alcamese Pietro Pellerito, e capo del collegio sindacale una giovane commercialista, Cinzia Puma, che nel frattempo per un periodo, ha fatto il capo del collegio sindacale dell’impresa del boss mazarese Mariano Agate, che quando è stata sequestrata si è scoperto che i suoi libri contabili erano pieni di irregolarità, come i 5 mila euro di stipendio al mese che venivano elargiti ai figli del capo mafia, assunti come dipendenti nell’azienda del padre in carcere dalla metà degli anni ’90.
Nonostante la galera, ha continuato a fare l’imprenditore e non solo questo, ha continuato a dare ordini a Cosa Nostra. C’è una politica che resta in silenzio dinanzi alla condanna a sette anni di un funzionario pubblico, Francesco Nasca, ex agenzia del Demanio, che per conto dello Stato doveva occuparsi dei beni confiscati, ma era di più in confidenza con l’antistato.
Questa è una sintesi veloce di quello che accade in provincia di Trapani. Ma di positivo c’è anche altro, molto altro. Ci sono le confische che non restano più inutilizzate da quando un prefetto, Fulvio Sodano, oltre che mettere alla porta quel funzionario del Demanio, mise in moto la macchina apposta inceppata, e il Governo Berlusconi nel 2003 lo ringraziò trasferendolo subito da Trapani. C’è l’associazione Libera che fa sentire ogni giorno la sua presenza. Ci sono i politici anche e gli imprenditori che cercano di sottrarsi al giogo mafioso, e chi lo vuole ci riesce e lo dimostra. Ci sono inquirenti e investigatori, magistrati, giudici, poliziotti, carabinieri, finanzieri, agenti della Dia ogni giorno in prima linea, magari tra loro ci può essere la mela marcia, ma non ci sono più quei “cani attaccati” dei quali ha parlato il pentito Giuffrè. I simboli mafiosi oggi hanno vita non facile.
«Tutti purtroppo – sottolinea il questore Gualtieri – citano Castelvetrano come simbolo della presenza di Matteo Messina Denaro, della mafia insomma. Io oggi ribalterei il concetto. Castelvetrano è il simbolo della lotta alla mafia, perchè qui, l’azione di contrasto dello Stato è forte per i motivi che sappiamo. E’ sinegica, perchè è un’azione che vede in campo più forze specializzate della polizia dello Stato (al momento su questo territorio sono concentrate diverse forze di polizia impegnate nella cattura di Matteo Messina Denaro, ma anche per scardinare la rete di fiancheggiatori del boss, ndr) e la Questura di Trapani – continua il Questore Gualtieri – la fa naturalmente da padrone. Per cui in questi giorni è motivo di soddisfazione per noi sapere che la lotta alla mafia non viene fatta solo da forze di polizia, ma da tutte le forze sane della società. Naturalmente – continua Gualtieri – il segnale simbolo come dice sempre il mio amico don Luigi Ciotti presidente nazionale di Libera, e che rappresenta questa giornata è un simbolo che deve fare da sprone a tutti gli operatori economici. Perchè è vero che Libera è riuscita a creare questo circolo virtuoso e soprattutto a creare nei giovani questa voglia e questa capacità di realizzare sulle terre e sui terreni confiscati, ma anche gli altri operatori a cui tagliano l’albero a cui vengono a far mancare la manodopera debbono capire che è il momento di dire no. E’ il momento di non piegarsi ad un albero tagliato, perchè ci saranno cento altri alberi in cui le olive crescono bene. Ma se cedono al ricatto del caporale mafioso di turno, tutto quello che noi facciamo qua andrà perso. Quindi questa giornata è anche l’occasione per dire seguiamo l’esempio di Libera, seguiamo l’esempio di questi giovani e rompiamo con certe logiche di schiavitù mafiosa».
Si faccia festa dunque, vera festa nonostante tutto, cominciando dai terreni di contrada Seggio che la scorsa estate sono stati attraversati da uno strano incendio, si è sviluppato esattamente dentro i confini dell’area confiscata nonostante questa fosse libera da sterpaglie e le sterpaglie c’erano invece nei terreni vicini che però il fuoco ha risparmiato. Terreni dove lavoreranno i giovani di una coop. «I terreni di contrada Seggio Torre – dice Maria Teresa Buccino Nardozzi, referente di Libera Castelvetrano – gestiti temporaneamente da Libera per tutelarli, presto saranno riassegnati in via definitiva ad una nuova cooperativa di Libera Terra che nascerà attraverso bando pubblico e che gestirà altri terreni in provincia di Trapani. Da questi terreni – dice ancora Maria Teresa Buccino Nardozzi – rinascerà l’olio della Liberazione, e sappiamo quanto questo possa essere importante per la nostra Provincia. Ma sopratutto è importante il riutilizzo di un bene confiscato. Questo è di sicuro il danno maggiore che si può infliggere alla mafia, ed è anche il miglior sostegno che si può fornire all’economia di un territorio e ai giovani disoccupati che lo abitano».
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