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Genova, sequestrati i beni di Garcea

Di Stefano Fantino il . Liguria



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Nella giornata di ieri una operazione
del Ros dei Carabinieri ha eseguito una serie di sequestri di beni
per un valore di 250 mila euro. Alle spalle una inchiesta, già
venuta fuori nel luglio scorso, per usura, condotta dalla Dda di
Genova che ha inviato l’Arma a congelare beni sotto la Lanterna e
nella vicina Savona. Insieme all’operazione, tornano alla ribalta
Giuseppe Abbisso e soprattutto Onofrio Garcea. Se il primo è,
infatti, già stato arrestato e attualmente in carcere, il secondo, è
tuttora latitante.

I due, il riesino Abbisso e il vibonese
Garcea risultano accusati di reato di usura aggravata dall’
esecuzione di reati con modalità tipicamente mafioso: il blitz ha
portato i militari a sequestrare la sede dell´agenzia “Effegidirect”
a Cornigliano, la filiale di Cairo Montenotte e la società
“Finanziamento Sicuro” di Cornigliano, oltre a due auto di
Garcea tra cui una Maserati e una Fiat, una società “Go srl”
titolare di un bar a Sestri Ponente, gestito dal figlio Davide, e
alcuni conti correnti intestati ai due e alle società di
riferimento. Dietro l’inchiesta una finanziaria dal nome
“Finanziamento Sicuro” aperta da Abbisso e Garcea, dove
venivano concessi soldi anche ai cittadini meno abbienti, che, di
fatto, non potevano fornire garanzie, a cui però venivano poi
applicati tassi d´interesse fino al 240 % annuo. Tassi non certo
sostenibili che finiva per indurre all’insolvenza i malcapitati che
poi subivano percosse e minacce nel momento della mancata
restituzione del denaro. Si apre quindi, mesi dopo quel luglio,
quando il caso scoppiò una nuova fase in cui la Dda cerca di stanare
Garcea, tagliando, di fatto alcuni canali finanziari che gli stanno
intorno. Questa estate infatti, acciuffato Abbisso, i militari erano
andati alla ricerca del boss vibonese, ma questi si era già dato
alla fuga.

Un nome, quello di Onofrio Garcea,
peraltro ben conosciuto sia alle forze dell’ordine e alla
magistratura, sia all’opinione pubblica. Essendo, il settantenne,
residente a Genova ma originario di Pizzo Calabro (in provincia di
Vibo Valentia), entrato in alcune delle più importanti inchieste
sulla ‘ndrangheta in Liguria. Che Onofrio Garcea non sia un semplice
usuraio, ma un affiliato alla mafia calabrese, emerge con prepotenza
dall’inchiesta il “Crimine” che proprio l’estate scorsa parlò
ampiamente della struttura ligure e degli affiliati, in particolare
nella zona di Genova. Proprio durante un colloquio tra uno degli
uomini di punta delle ‘ndrine all’ombra della Lanterna, Domenico
Belcastro, e il boss Commisso, della potente famiglia di Siderno
(Rc), si fa riferimento a Garcea. Un affiliato con il grado di
“sgarrista”. Nella delicata conversazione in cui si parla degli
assetti della ‘ndrangheta in Liguria, Belcastro fa riferimento ai
saluti che un affiliato invierebbe al boss, il “mastro” Commisso.
Come si legge nell’ordinanza “Il Crimine”: BELCASTRO Domenico
riporta
al “Mastro” i saluti
degli affiliati di Genova, e in particolar
modo quelli di tale “Onofrio”, un uomo del clan “BONAVOTA” di Sant’Onofrio (VV),
quello: “Con lo SGARRO…”, aggiungendo che,
“avete mangiato
pure assieme qualche volta ONOFRIO si chiama lui…

Si tratta proprio di Garcea, non
nuovo ad ambienti del genere e invero finito agli “onori” della
cronaca per quanto accaduto alle passate elezioni regionali. A una
cena elettorale con la candidata dell’Idv Cinzia Damonte, fu
fotografato a distribuire volantini. Un passo quantomeno falso, del
quale la candidata si proclamò estranea, ribadendo di non conoscere
Garcea né tanto meno il suo profilo criminale. Su quello economico,
invece, ora hanno messo mano i Ros, stringendo di fatto il cerchio
intorno al latitante.

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