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Sbarchi clandestini, indaga la procura nazionale antimafia

Da Il Crotonese il . Calabria

Come già era accaduto sul finire degli
anni Novanta le coste del crotonese sono tornate ad essere l’approdo
preferito per i trafficanti di essere umani. Gli sbarchi di immigrati
clandestini si susseguono ormai a ritmo incalzante: se ne contano tre
solo nell’ultimo mese, quando, tra Punta Alice e Capo Cimiti, hanno
messo piede a terra almeno 350 persone, tra le quali molte donne e
bambini, in fuga insieme ai loro uomini dalla miseria e dalle guerre
che infestano l’Iraq, l’Iran, l’Afghanistan.

Era trascorsa meno di una settimana dal
drammatico approdo sulla spiaggia di Scifo dove alcuni profughi hanno
anche rischiato di annegare nelle acque gelide prima del
provvidenziale intervento dei soccorritori che non hanno esitato a
gettarsi in mare per salvarli, quando all’alba di martedì scorso
un’altra barca con il suo carico di disperati ha puntato la prua
verso la costa crotonese. Ritrovandosi, questa volta, addirittura nei
pressi del cimitero cittadino, proprio davanti alle abitazioni che
affacciano sul lungomare. Probabilmente il forte vento di scirocco
che soffiava l’altra notte rendendo proibitive le condizioni del
mare ha indotto gli scafisti a cercare una zona riparata piuttosto
che un tratto di costa deserta. Sta di fatto che poco dopo le cinque
del mattino un vecchio motopeschereccio in ferro, della lunghezza di
circa 25 metri, si è incagliato nella sabbia, a dieci metri dalla
riva, davanti al lido il Subacqueo.

Sul posto sono accorsi gli uomini della
Capitaneria di porto insieme a Carabinieri, Guardia di Finanza e
Polizia di Stato che hanno fermato sulla terraferma 35 immigrati, i
quali hanno dichiarato di essere tutti di nazionalità egiziana. Alle
forze di polizia, quindi, i clandestini hanno rivelato che sul
peschereccio avevano viaggiato complessivamente 105 persone, compresi
i membri dell’equipaggio, molti dei quali, tuttavia, nel frattempo
si erano allontanati a piedi dalla spiaggia. Sono scattate
immediatamente le ricerche per rintracciare gli altri clandestini che
sono proseguite per l’intera giornata, mentre personale della Croce
rossa e della Misericordia ha prestato assistenza agli immigrati
rimasti sul posto prima di condurli presso il centro di accoglienza
Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto dove ad ognuno è stato assegnato
un alloggio per la notte, vestiti e generi di conforto. Sul luogo
dello sbarco, intanto, sono giunti una motovedetta e un gommone della
Capitaneria di porto che hanno provveduto a disincagliare il
peschereccio e a trasferirlo nel porto di Crotone dove è stato
ormeggiato.

Il tipo di natante utilizzato sembra
riportare indietro l’orologio degli sbarchi agli anni Novanta
quando i clandestini venivano trasportati su vecchie carrette del
mare, la cui perdita non rappresentava un grosso danno economico;
diversamente, quindi, dal sistema prescelto negli ultimi tempi dagli
scafisti che prediligono l’uso di belle barche a vela in modo da
confondersi tra i tanti diportisti che solcano le acque dello Ionio
ed aggirare i controlli. Era una normale barca a vela di dodici
metri, infatti, quella bloccata nelle acque davanti Punta Alice lo
scorso 18 agosto con una quarantina di persone a bordo; altre due
imbarcazioni simili, che avevano trasportato in tutto 130 immigrati,
sono state intercettate nella stessa zona il 5 ottobre. Ed era
addirittura un veliero di 25 metri quello che si è arenato, con
cento persone a bordo, sulla spiaggia di Scifo nella serata del 27
ottobre scorso. Con lo sbarco di martedì, invece, siamo tornati alle
carrette a perdere.

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