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Napoli, colpo al clan Lo Russo

Di Stefano Fantino il . Campania

Una grossa operazione di polizia ha portato, all’alba, all’arresto
di decine di presunti capi e affiliati al clan camorristico dei Lo Russo.
Luogo dell’operazione la periferia nord di Napoli dove il clan mantiene
una sua roccaforte e dove sono stati acciuffati in più di cinquanta,
accusati di associazione per delinquere di stampo camorristico, estorsione
ed associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Ma l’operazione è stata capace di rivelare altri aspetti: un non trascurabile
numero, quattro, di agenti di polizia municipale arrestati con l’accusa
di corruzione e, l’interesse, dello stesso clan, verso la sfera dell’abusivismo
edilizio. Ma andiamo con ordine. 

La squadra mobile della Questura partenopea è entrata in gioco stamane,
dando esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere che
il Gip ha emesso su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
Lo scenario, si è detto, è quello della periferia nord di Napoli,
i quartieri di Piscinola, Chiaiano, Miano e Marianella, che storicamente
rimangono la zona di influenza del clan.

Le indagini, dopo intercettazioni ambientali e telefoniche e riprese
video hanno sancito proprio queste le zone teatro dei reati contestati,
come, la gestione da parte del clan Lo Russo di una piazza di spaccio
della droga nel rione Don Guanella di Napoli e una serie di episodi
di estorsione e usura verso privati o imprenditori, filone questo che
ricollega al controllo dell’attività edilizia abusiva. Grazie, anche,
al contributo di privati cittadini e di collaboratori di giustizia,
è stata possibilela ricostruzione della rete di attività del clan.
Oltre ai fermi, la Procura ha stabilito il sequestro preventivo nei
confronti di alcuni indagati: un bottino da 60 milioni di euro, una
settantina di immobili, oltre trenta società, decine tra automobili
e motociclette e un centinaio di conti correnti bancari.  

L’attività nelle estorsioni invece, accertata dalle indagini e comprovante
una penetrazione assoluta nel tessuto produttivo cittadino, ha saputo
mettere in luce anche l’interesse che il clan Lo Russo aveva nel settore
dell’edilizia.  Gli episodi di pizzo sull’abusivismo sono compresi
nell’inchiesta: la cosca era capace di gestire un mercato parallelo
di lavori illegali, nella fattispecie nei quartieri di Miano e Piscinola.
Chiunque volesse costruire qualcosa di abusivo in zona, doveva passare
attraverso il clan, che reclamava il diritto di vedersi pagata una tangente.
Non solo. Come da tradizione l’obbligo, una volta versata la quota,
era quello di rivolgersi a imprese edili, vicine, “amiche” del clan.
Qui si inserisce la vicenda dei quattro vigili urbani, colpiti dal fermo:
l’accusa corruzione nei loro confronti va valutata nel mancato rispetto,
dietro pagamento da parte dei clan, del dovere di repressione dell’abusivismo. 

Un altro duro colpo alla famiglia Lo Russo, considerata padrona in
quei quartieri, come peraltro riporta l’ultima relazione della Direzione
Nazionale Antimafia, riferendosi al clan  come alla già citata
famiglia Lo Russo, tuttora egemone nei quartieri di Miano, Piscinola, Chiaiano (e, in parte,
in quelli del Vomero alto e dei Colli Aminei) della città di Napoli, già
costituente uno dei pilastri della confederazione camorristica della cosiddetta
Alleanza di Secondigliano, ma ora saldamente alleato agli scissionisti di Amato/Pagano. Di fatto tracciandone anche la storia recente. Nato
infatti autonomamente sul finire degli anni ’70, amalgama sapiente degli
interessi dei fratelli Salvatore, Vincenzo e Giuseppe, e sorpassato
vittoriosamente il duro periodo nei primi anni Ottanta che li vede in
gioco contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffale Cutolo, il clan
fu parte dello zoccolo duro della cosiddetta  “Alleanza di Secondigliano”.
Salvo poi, all’esplodere del conflitto tra l’Alleanza e gli Scissionisti,
fungere prima da intermediatore tra i Di Lauro e gli Scissionisti, poi
diventare un clan orbitante intorno a questi ultimi. Leggiamo infatti,
sempre nella relazione 2009 della Dna,  che la fine dell’Allenza
di Secondigliano è seguita anche ad accordi con il gruppo egemone Amato-Pagano,
degli scissionisti: Peraltro, proprio l’ ascesa criminale del gruppo
Amato-Pagano ed il correlato instaurarsi di nuove alleanze con finalità egemoniche
(é il caso degli accordi che regolano i rapporti di stretta cooperazione fra quel
sodalizio e il pericoloso gruppo dei Lo Russo, ma anche di quelli che ne assicurano
la compatibilità operativa nel confronto con la sfera di influenza
delle famiglie dei Sacco e dei Bocchetti, attive in territori limitrofi) hanno contribuito
ad accelerare il processo di sostanziale dissoluzione del cartello
noto come Alleanza di Secondigliano.  Già nel 2007 il clan aveva subito
un duro colpo, con l’arresto di uno dei fratelli, Salvatore. Ora questo
megablitz che colpisce ancora il clan, già segnato, nel maggio scorso
da 17 arresti compreso quello di Antonio, il 29enne figlio di Salvatore.

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