Gli affari della mafia etnea
Intercettato
e scandagliato l’impero economico della mafia etnea, potere difendeso
e sviluppato grazie alla complicità di imprenditori e politici.
E’ quanto emerge
dall’operazione antimafia “Iblis”, scattata nel catanese,
che ha portato all’arresto di 48 persone su 50 ordini di cattura emessi,
nell’ambito della quale sono state accolte dal Gip Luigi Barone richieste
di sequestro per almeno 400 milioni di euro, e comprendenti 105 imprese,
ben 522 immobili, agricoli ed urbani e 137 auto e motoveicoli e attrezzature
industriali, tra cui macchine operatrici e gru. Nella rete dei carabinieri
affari e settori come l’eolico e il fotovoltaico, il Parco commerciale
La Tenutella, Controllo trasporti a Palagonia, il Parco tematico di
Regalbuto, la metanizzazione e le cooperative edilizie; mentre è stato
rigettato il provvedimento nei confronti dei supermercati Eurospin.
Proprio sul
versante degli affari, il Procuratore D’Agata ha spiegato che l’indagine
ha evidenziato la leadership di Cosa nostra rispetto alle altre organizzazione
«per la sua capacità di condizionare le più importanti vicende imprenditoriali
assicurandosi l’aggiudicazione diretta degli appalti o i subappalti
attraverso un circuito di imprese amiche ad essa connesse rigorosamente
chiuso», incassando ingenti somme attraverso la “messa a posto”
in misura del 2-3% dell’importo dei lavori. E’ emerso il ruolo
di Enzo Aiello – rappresentante provinciale di Cosa nostra, cui era
demandata la cura degli appalti dei quali monitorava i bandi, intrattenendo
poi sistematici rapporti con gli imprenditori e non assolvendo invece
alcun ruolo nel settore del pizzo e attivita’ estorsive ai danni di
commercianti.
Rilevata anche
la capacità di introdursi nei nuovi settori dell’economia, come
le energie alternative. Confermata l’esistenza della “bacinella
grossa”, nella quale confluiscono tutte le somme riscosse a titolo
di messa a posto dalle imprese, e della “carta delle imprese”
contenente la rendicontazione delle somme ricevute dalla associazione
a tale titolo. E’ stata appurata anche la natura di imposizione
generale e obbligatoria rappresentata dalla “messa a posto”,
dovuta anche dagli affiliati, con possibilità di rateizzazione la relazione
allo stato di avanzamento dei lavori e la capacità di infiltrarsi nella
pubblica amministrazione. Capacità a volte messa a disposizione anche
delle imprese appaltatrici.
Sono emerse
le figure di imprenditori, ha sottolienato il procuratore D’Agata, «con
ruolo di centralita’ quale indispensabile mediatore degli interessi
dei politici e pubblici funzionari da una parte e imprenditori dall’altra».
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