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La morte di Lea devastante per la lotta alla mafia

Di Angela De Lorenzo (da Il Crotonese) il . Calabria

Più tutele per i testimoni di
giustizia e un intervento sull’organico della Procura della
Repubblica di Crotone, che è praticamente ridotto all’osso. Questi
obiettivi hanno portato Cgil, insieme a Cisl e Uil, e il
coordinamento provinciale di ‘Libera Crotone’ sabato 30 ottobre
ai piedi del palazzo di giustizia. Solo con delle fiaccole in mano,
senza striscioni o bandiere, un gruppo non molto nutrito di cittadini
ha preso parte al sit-in dedicato alla memoria della testimone di
giustizia di Petilia Policastro Lea Garofalo, di recente uccisa e poi
sciolta nell’acido.

Non erano in tanti, ma almeno hanno
raggiunto l’obiettivo che si erano prefissati: portare i passanti
ad interrogarsi, soffermarsi un attimo a riflettere sulla ferita che
quotidianamente la ’ndrangheta infligge ai cittadini senza che
spesso essi stessi se ne rendano conto. “È inutile negarlo, smettiamola di
nasconderci dietro un dito, guardiamoci in faccia e riconosciamo che
in questo territorio la mafia è radicata culturalmente. Non potrà
mai essere sconfitta senza una presa di coscienza da parte di tutti,
che si traduca in impegno consapevole nel quotidiano”. Queste la
dura constatazione che il segretario provinciale di Cgil Crotone,
Antonio Spataro, ha urlato in un megafono a nome delle altre due
sigle sindacali presenti. “In quante contrade, in quanti palazzi
cittadini vivono famiglie – ha denunciato Spataro – che alla mafia si
rivolgono per chiedere favori. Dobbiamo ripulire i nostri
comportamenti, le nostre abitudini, senza questo sforzo il ruolo
delle forze dell’ordine è inutile. Siamo chiamati prima di tutto
ad una battaglia culturale di cui scuola e famiglia devono esserne le
principali protagoniste. Ci aspetta un lavoro duro e continuo per il
quale saremo chiamati anche a pagare, ma non possiamo tirarci
indietro, questa battaglia va combattuta per i nostri figli, per il
futuro di questa terra”.

Quanto accaduto a Lea Garofalo secondo
il sindacalista ha gettato un segnale devastante sulla lotta alla
mafia. “I testimoni e i collaboratori di giustizia – ha detto –
sono fondamentali, stanno contribuendo in maniera decisiva, anche a
Crotone, alle indagini sui clan e per questo vanno protetti e
tutelati. Quello che è accaduto non può che inibire la scelta di
chi potrebbe intraprendere la strada della collaborazione. Fatti del
genere non devono accadere mai più. Lo Stato deve impedirlo con il
suo sostegno, senza dimenticare che l’esistenza di chi collabora è
fatta di rinunce e reclusione e che perciò va supportata”.

Alla fiaccolata di sabato hanno inviato
il loro sostegno Rita Borsellino, Sonia Alfano, i coniugi Grasso, le
sorelle Castiglione, che sono altre due testimoni di giustizia della
provincia di Crotone. E con la fiaccola in mano era presente,
tra gli altri manifestanti, anche Marisa Garofalo, la sorella di Lea,
con suo marito. A lei è stata espressa viva solidarietà e vicinanza
da parte dei manifestanti. Non ha preso la parola, è ancora molto
provata, ma ha lasciato intendere la sua disponibilità a dare un
contributo per la ‘battaglia della legalità’. Al nostro giornale
ha dichiarato che “superare quello che è accaduto a Lea non sarà
possibile, mai. L’hanno uccisa in una maniera troppo atroce, è
vergognoso quello che hanno fatto ed è impossibile non pensarci. Non
abbiamo nemmeno un corpo su cui piangere e soprattutto in questi
giorni, in cui si avvicina la ricorrenza dedicata ai defunti, È
molto dura per noi. È uno strazio. L’iniziativa di questa sera mi
ha dato un po’ di coraggio, mi sento meno sola. Sarebbe stato bello
vedere qui tanta più gente, ma il fatto che sia stata realizzata per
me è già tanto. C’è ancora molto lavoro da fare ed io farò la
mia parte”.

“Quello che è accaduto – ha
auspicato Spataro annunciando che le segreterie provinciali di Cgil,
Cisl e Uil hanno fatto presente la carenza di organico della Procura
della Repubblica di Crotone alle segreterie nazionali, che a loro
volta si impegneranno per fare le dovute pressioni presso il
ministero – deve metterci insieme in nome della giustizia”.

“La ’ndrangheta è un problema che
riguarda tutti”. Queste le parole del coordinatore provinciale di
‘Libera’, Antonio Tata, il quale ha fatto osservare che “senza
legalità non può esserci lavoro regolare, economia capace di fare
crescere il territorio. Non può esserci futuro – ha ribadito – fino
a quando non ci convinciamo che è necessario recuperare
quotidianamente il rispetto delle regole. Senza questo sforzo nessuno
di noi potrà dare qualcosa al futuro dei suoi figli. Ora è arrivato
il momento di scegliere da che parte stare e comportarsi di
conseguenza in ogni momento della quotidianità”.

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