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Anna, nostalgia e giustizia implacabili

Di Anna Foti (www.reggiotv.it) il . Internazionale

Fiori e candele in via Lesnaja a Mosca
il 7 ottobre scorso per ricordare Anna Politovskaja, giornalista
difensore dei diritti umani uccisa quattro anni fa proprio sotto la
sua abitazione. Fiori a Mosca e altro sangue sulle strade di Grozny,
dove Anna più volte era stata per raccontare le vergogne della
guerra cecena, a scandagliare l’animo dei vincitori e dei vinti, e
dove nei giorni scorsi i ribelli hanno assalito il Parlamento della
regione autonoma della Federazione Russa, proprio nel giorno della
visita del Ministro dell’Interno Russo Rashid Nurgaliyev. Il
secondo intervento di forza in due mesi da parte dei guerriglieri sul
fronte caucasico popolato da torbidi interessi attorno all’oro
nero, uccisioni misteriose e atroci azioni militari. Un’indipendenza
negata, un’autodeterminazione confutata, una madre Russia
autoritaria, un popolo avvinto dalla violenza e avvolto nel terrore
della scuola di Beslan e del teatro Dubrovka. Una storia che nessuno
deve conoscere e che invece Anna Politovskaja scopriva e raccontava,
scandendo con le sue cronache il suo servizio alla verità ed il suo
avvicinamento alla morte.

In attesa di un processo che dovrebbe
riaprirsi, dopo l’assoluzione dei quattro imputati, tra cui Serghei
Khadzhikurbanov,  prosciolto dall’accusa di essere l’autore
dell’omicidio e che dovrà quindi essere re-interrogato a seguito
dell’individuazione del luogo in cui fu modificata l’arma con la
quale e’ stata assassinata la giornalista della Novaja Gazeta. Ne ha
dato notizia nei giorni scorsi il quotidiano Rossiskaja Gazeta.

Ancora nessuna verità, mentre sulla
sua tomba nel cimitero moscovita di Troekurov, non mancano mai fiori,
messaggi segni e attestazioni di una comunità che in Anna rivede la
propria occasione di libertà nella normalità, di coraggio nella
semplicità, di verità nella serietà di un mestiere che racconta
ciò che vede. Un respiro troppo oltre oggi, in Russia e non soltanto
in Russia. Lì dove è sepolta, vi è anche un
monito in lingua italiana, Anna è viva come l’associazione sorta
dopo la sua barbara uccisione ‘Annaviva’, una realtà apolitica
ed aperta all’adesione e partecipazione di tutti senza vincolo di
nazionalità, sesso e credo religioso. Nata attorno al progetto di
“Un albero per Anna nel Giardino dei Giusti”, Annaviva si occupa
oggi della situazione socio-politico-culturale dell’est-Europa e
dei paesi dell’area caucasica.

Annaviva esiste e opera per non
dimenticare e per onorare quella operazione di verità per la quale
Anna oggi non può più scrivere. I suoi preziosi articoli sono stati
raccolti nel volume “Per questo” edito da Adelphi lo scorso anno
grazie all’opera di ricognizione dei figli, della sorella e dei
colleghi di redazione di Novaja Gazeta. Ecco cosa era per lei il giornalismo,
la redazione, il suo lavoro di ascolto prima che di scrittura:

Ma alla fine cosa avrei mai
combinato? Ho scritto ciò di cui sono stata testimone. E basta.
Sorvolo espressamente sulle altre ‘gioie’ della strada che mi
sono scelta. Il veleno nel tè. Gli arresti. Le lettere minatorie. Le
minacce via internet e le telefonate in cui mi avvertono che mi
faranno fuori.

Quisquilie.

L’importante è avere l’opportunità
di fare qualcosa di necessario. Descrivere la vita, parlare con chi
ogni giorno viene a trovarmi in redazione e che non saprebbe a chi
altri rivolgersi. Dalle autorità ricevono solo porte in faccia: per
l’ideologia al potere, le loro disgrazie non esistono, di
conseguenze neanche la storia delle loro sventure può trovare spazio
sulle pagine dei giornali.

Solo sul nostro, sulla nostra “Novaja
Gazeta
”’

CIAO ANNA!

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