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Via alla Centrale a carbone a Montebello Jonico

Di Anna Foti (www.reggiotv.it) il . Calabria



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A Roma votano sì per l’emissione di
7,5 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno
nell’atmosfera per il tramite dei cieli calabresi. Sarebbe poco, in
questa sede, dire che l’avevamo detto. Si tratta di carbone pulito
assicurano, ma pur sempre il combustibile fossile a maggior emissione
specifica di anidride carbonica. Sarebbe inutile affermare che tanti
sono stati gli episodi che facevano ampiamente presagire questo
epilogo. Nonostante le contestazioni, le raccolte di firme, le
mobilitazioni di cittadinanza e associazioni, la contrarietà delle
istituzioni locali, la Commissione nazionale di Impatto Ambientale,
non tenendo in conto neanche il parere negativo espresso dal
Ministero dei Beni Culturali, ha pronunciato questo assenso nel 2010
a pochi mesi dall’appello mondiale di Copenaghen di riduzione di
emissione di gas serra.

Dunque l’iter autorizzativo di questo
progetto di investimento privato della somma di 1 miliardo di euro
che porterà nella provincia reggina, nella frazione di Montebello
Jonico nell’area mai entrata in funzione dell’ex liquichimica di
Saline, un impianto dalla potenza di 1300 megawatt procede a gonfie
vele.

Un traguardo determinante per la
società elvetica Sei (Società di Energie Joniche) ma preceduta da
una serie di elementi che poco fanno propendere per un investimento
di cui beneficerà la Calabria e che molto invece lasciano intendere
di interessi che con la Calabria, regione che non ha il carbone nel
suo piano energetico regionale, poco hanno a che fare. Eppure in
mezzo a tanta contrarietà espressa da parte dei comuni interessati,
i fatti raccontano, invece, di incontri tra amministratori e
rappresentati della Sei rigorosamente chiusi alla stampa e di una
commissione locale di tecnici esperti per la valutazione dell’impatto
sul territorio.

Non sorprende quindi che ieri la
Commissione abbia detto sì. Il disegno non è affatto causale se si
pensa che la composizione della stessa commissione venne
frettolosamente cambiata proprio nel momento in cui il progetto della
Sei venne presentato nel 2008, legittimata a sua volta dal cosiddetto
decreto Salva Sei che nel gennaio 2009 ha introdotto l’escamotage
legislativo secondo il quale vi è la possibilità di riattivare le
procedure sospese in materia di energia prodotta, trasmessa e
distribuita con capitale privato, senza il coinvolgimento degli enti
locali, avvalendosi ove necessario dei poteri di sostituzione e di
deroga. Legge che la Regione Calabria ha impugnato dinnanzi alla
Consulta.

Tutto questo oggi sta dando i suoi
frutti. Quella procedura è infatti da intendersi sospesa atteso che
la delibera contraria della Regione Calabria fu formalizzata nel 2008
ma a conferenza dei servizi già insediata.

Vi sarebbero altri elementi degni di
nota, ma intanto tuona Legambiente che annuncia opposizione civile e
democratica e un gruppo di consiglieri convoca una seduta urgente
della massima assemblea elettiva provinciale di Reggio Calabria a
Palazzo Foti. Bisogna agire in fretta anche se, ed è già molto più
di impressione, potrebbe essere troppo tardi.

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