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Corte dei Conti: allarme corruzione

Di Lorenzo Frigerio il . Istituzioni

Torna l’allarme
per la corruzione in Italia: la notizia non è stata ripresa con molta
enfasi dai mezzi di comunicazione e questo è un dato perlomeno singolare,
vista la concomitanza pressoché quotidiana con le polemiche a margine
degli investimenti immobiliari del presidente della Camera e del Consiglio.
Sarebbe stato lecito attendersi ulteriori approfondimenti, interviste
agli esperti, documentazione a supporto, invece nulla, soltanto quattro
colonne e poco più all’interno per quanto riguarda la maggior parte
dei quotidiani.

Il pressante
monito sulla ripresa della corruzione nel nostro paese è stato lanciato
durante la cerimonia di insediamento, del nuovo presidente della Corte
dei Conti, Luigi Giampaolino, avvenuta ad inizio di questa settimana.

Nel paese che
ha conosciuto Tangentopoli e i tanti scandali legati al mercimonio consumato
ai danni dello Stato, il fatto che, ancora oggi, la magistratura contabile
senta la necessità di richiamare tutti all’ordine, denunciando il
continuo riproporsi della corruzione sistemica in Italia, dovrebbe mettere
istituzioni ed opinione pubblica sul chi vive e invece nulla, tutto
prosegue come prima.

Il presidente
Giampaolino nel suo primo discorso ufficiale ha evidenziato i danni
provocati dal deterioramento della prassi politica in Italia e ha richiamato
il ruolo centrale della Corte dei Conti assegnatole dalla nostra Costituzione:
“La rilevanza della funzione risulta evidente se si considerano gli
episodi di corruzione e dissipazione delle risorse pubbliche, talvolta
di provenienza comunitaria, che persistono e preoccupano i cittadini,
ma anche le Istituzioni, il cui prestigio ed affidabilità
sono messi a dura prova da condotte
individuali riprovevoli”
.

E proprio dai
dati dell’area dell’euro, il neo presidente prende le mosse per
lanciare il suo grido d’allarme, perché rendono plasticamente il
preoccupante deterioramento dei conti pubblici in Europa, frutto della
generale recessione che attanaglia il mondo: il disavanzo dei bilanci
nel 2009 è più che triplicato rispetto al 2008, oltrepassando in tutti
i paesi più importanti la soglia del 3%. Il saldo primario sconta oggi
un segno negativo, passando da un avanzo pari all’1% ad un disavanzo
del 3,5%. Ulteriore elemento negativo quello espresso dal rapporto tra
debito e prodotto, aumentato dal 69,4% del 2008 al 78,7% del 2009.

La complessiva
emergenza finanziaria ha spinto i paesi europei verso politiche di rigore
che hanno ulteriormente appesantito la situazione: la necessità di
mettere in ordine i conti si è scontrata con il bisogno di sostenere
i redditi delle famiglie già messe a dura prova.

La situazione
italiana è ulteriormente aggravata dalla ripresa dei fenomeni
corruttivi che comportano un forte spreco di risorse pubbliche, contribuendo
a minare agli occhi dei cittadini il prestigio delle istituzioni repubblicane.
Mentre cresce esponenzialmente la spesa pubblica si deve registrare
una perdita permanente di entrate pari a 70 miliardi di euro e di prodotto
interno lordo di circa 130 miliardi di euro.

Registriamo
la singolare corrispondenza – assolutamente casuale ci mancherebbe –
con i dati dell’ultimo rapporto della Confesercenti che analizza i
conti della holding mafiosa; un fatturato di 135 miliardi di euro con
utile netto che arriva a toccare gli 80 miliardi di euro. Ovvio, non
c’è alcuna corrispondenza tra le voci in questione ma l’accostamento,
inappropriato dal punto di vista contabile, ancora una volta apre lo
spazio per importanti riflessioni in merito al peso del crimine organizzato
nell’economia del nostro paese.

Di fronte a
questa crescita negativa del PIL nel nostro paese, la magistratura contabile
esprime l’ulteriore preoccupazione circa il contenimento della spesa
pubblica in un momento in cui, secondo Giampaolino, vi sono “istanze
non comprimibili di sostegno dei redditi più
bassi e di garanzia delle prestazioni essenziali alla collettività”
.

Proprio quando
si allarga la fascia della popolazione interessata da fenomeni di povertà
e di emarginazione sociale e sarebbe cruciale l’intervento pubblico,
le politiche di bilancio, improntate al segno del rigore, rappresentano
un pesante freno in tale direzione.

E allora la
soluzione è inevitabile per la Corte dei Conti: “Non
vi è dubbio che, in tale contesto,
è essenziale non solo controllare la spesa pubblica ma, altresì, operarne
una corretta qualificazione, affinché
si possa non tanto spender poco o meno ma, soprattutto, spendere validamente
ed oculatamente così da favorire la crescita e lo sviluppo, non solo
economico, del Paese”
.

Come
tutto questo si possa fare senza aumentare la pressione fiscale, anche
in base alla riforma in senso federalista, ma riqualificando la spesa
pubblica è oggetto del contendere tra le forze politiche, visto anche
il peso non indifferente della prassi corruttiva, soprattutto nel settore
della sanità, dove si annidano sprechi, inefficienze ma anche collusioni
e infiltrazioni criminali di livello davvero unico in Europa.

Del
resto proprio le vicende di Tangentopoli ci hanno insegnato come sia
difficile accertare il reato di corruzione, senza che vi sia la possibilità
di indagini approfonditi e di collaborazioni che vengano dall’interno
del consorzio criminale.

Nel
successivo incontro con i giornalisti, il presidente ha prudentemente
risposto sull’utilizzo delle società off shore, sotto i riflettori
tanto nel caso della casa di Montecarlo, per la quale Fini è oggetto
di una campagna mediatica da parte dei giornali di proprietà della
famiglia Berlusconi, quanto nel caso degli immobili ad Antigua, dove
parte in causa è proprio Berlusconi. Pur dichiarandosi contrario al
loro utilizzo, Giampaolino ha precisato che la materia non è di competenza
della Corte dei Conti.

Viceversa
in tema di lavori pubblici, il massimo esponente della magistratura
contabile ha deplorato l’abuso delle ordinanze – che sfuggono per
la loro natura al controllo della Corte dei Conti – con le quali attribuire
speciali poteri alla Protezione Civile, come nel caso del G8 della Maddalena,
poi spostato a L’Aquila. Da un lato, infatti, ci si trova di fronte
a dubbi sulla stessa natura dei cosiddetti grandi eventi – disastri
e calamità dovrebbe essere l’ambito naturale di applicazione – dall’altro
è necessario un ritorno alla normalità. Magari proprio a partire dall’Expo
2015 a Milano.

E
chissà che per allora non si sia potuti arrivare anche a definire
per legge una proposta avanzata da Libera e Avviso Pubblico, in occasione
della seconda edizione di Contromafie, gli Stati generali dell’antimafia,
vale a dire “la piena
applicazione della convenzione UNCAC di Merida, per quanto attiene l’istituzione
di un’autorità anticorruzione autonoma e indipendente dall’esecutivo,
dotata di reali poteri ispettivi e di controllo”
.

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