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I re della Monnezza

Di Giorgio Mottola (da "Terra") il . Campania

L’attenzione è ora tutta su Terzigno. La decisione del Governo e del presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, di aprire una seconda discarica all’interno del Parco nazionale del Vesuvio farà proseguire a oltranza lo scontro, non più politico ma ormai soprattutto fisico, tra le popolazioni locali e l’esercito. Ma c’è un’altra battaglia, invisibile, che si sta combattendo tra i rifiuti di Napoli: l’intero appalto della raccolta rifiuti a Napoli. Tutta l’emergenza ruota intorno a Enerambiente. La crisi è riscoppiata, lo scorso 23 settembre, quando i lavoratori della ditta che ha sede in Veneto hanno bloccato la raccolta. Prima i picchettaggi davanti alla sede napoletana, organizzati dai dipendenti della Davideco, cooperativa che fino a qualche mese fa lavorava in subappalto per loro. Poi i raid intimidatori: spazzini picchiati, oltre 70 camion distrutti, alcuni dei quali mentre erano fuori in servizio. Tutto è successo all’improvviso. Mai prima di allora Enerambiente, che ha vinto il primo subappalto a Napoli nel 2008, aveva avuto problemi così gravi a Napoli. Anzi, sebbene il presidente Stefano Gavioli abbia un marcato accento veneto, sembrava essersi integrata perfettamente. Merito anche dei referenti partenopei a cui si era affidata. Il direttore della filiale napoletana fino a metà settembre è stato infatti Corrado Cigliano, fratello di Dario, consigliere provinciale del Pdl e uomo di fiducia di Nicola Cosentino nella maggioranza di Luigi Cesaro. È a lui che probabilmente si deve il subappalto che Enerambiente, circa 450 dipendenti (una parte dei quali assunti proprio a ridosso delle elezioni provinciali del 2008 che hanno visto la vittoria di Cesaro),  ha dato nel marzo del 2009 alla cooperativa Davideco. L’amministratore della società (poco più di 150 operai) è Salvatore Fiorito, che, in un’intervista al Corriere del mezzogiorno, si è autodefinito amico di famiglia dei Cigliano: «Siamo entrambi del rione Stella, la sua famiglia da me è di casa», erano state le sue parole. 

Enerambiente e camorra

 La Davideco era subentrata a un’altra società, che ha lavorato per meno di un anno in subappalto per Enerambiente: la cooperativa San Marco. Il rapporto di collaborazione è stato interrotto nel febbraio del 2009 quando la ditta è stata colpita da interdittiva antimafia. Nessun dramma occupazionale, però: un consistente numero di dipendenti della San Marco è stato poi assunto dalla Davideco.  Anche in altre occasioni Enerambiente ha avuto rapporti con aziende in odore di camorra. Nel gennaio del 2009, il nome della società veneta dei rifiuti è finito in un’interdittiva antimafia della prefettura di Napoli. Risultava infatti tra i fornitori della Saba Campania, definita nel documento del prefetto una «succursale» del clan Falanga di Torre del Greco. Altri guai il colosso veneto dei rifiuti li sta avendo in Abruzzo. Enerambiente è infatti titolare del 49 per cento di Teramo Ambiente, coinvolta nella scandalo delle tangenti abruzzesi, che ha portato all’arresto di Giacomo Di Zio, quasi monopolista in Abruzzo nel settore dei rifiuti con la sua Deco, e l’assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni, ex presidente proprio di Teramo Ambiente. La ditta di Stefano Gavioli, che ha due procedimenti fallimentari alle spalle (l’industria chimica Sirma e i cantieri Tencara), fa parte del giro che conta nel settore dei rifiuti. Si occupa infatti del servizio di raccolta e gestisce discariche di rifiuti pericolosi in mezza Italia: Abruzzo, Toscana, Calabria, Veneto e Campania. Ha comprato Enerambiente nel 2007, quando si chiama Slia ed era di proprietà di Manlio Cerroni, il re della monnezza di Roma, proprietario dell’invaso di Malagrotta.

I misteri offshore di Lavajet

A Napoli, però, qualche equilibrio deve essere saltato. Lo scorso agosto, a vincere il nuovo appalto indetto da Asia, oltre ai veneti, sono state anche due società liguri: Lanterna Docks e Lavajet. La seconda potrebbe puntare a conquistare tutta la raccolta rifiuti a Napoli scalzando Enerambiente. La gestione disastrosa di questa fasa non fa dunque che favorirla. Il profilo di Lavajet è molto interessante. Nel 2007 aveva un capitale sociale di 100 mila euro. In meno di tre anni si è più che decuplicato, arrivando a 2 milioni di euro. Il suo presidente è Giancarlo Vedeo, navigato democristiano della corrente dorotea e ora dirigente provinciale del Pdl a Savona. Ma non è semplicissimo capire chi ci metta i soldi. Lavajet appartiene  per metà a una società degli Emirati Arabi, la Nbhh global venture, e per l’altra metà alla Igea srl. Che è iscritta alla Camera di commercio di Savona, ma il capitale è interamente di una finanziaria di Montecarlo, la Euroholding Monaco. Insomma, gli assetti proprietari non sono del tutto trasparanti. A vigilare su tutto c’è poi il presidente del Collegio dei sindaci che risponde al nome di Giovanni Ciarli, indagato per truffa a Vercelli, Savona e Cosenza e vicino al segretario di Stato cardinal Tarcisio Bertone.

Fonte: quotidiano ecologista “Terra” –

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