Terni, ecomafie, salute e legalità
E’ al quarto posto nella classifica delle illegalità ambientali, eppure è per tutti, da sempre, il cuore verde dell’Italia. L’Umbria, con i suoi 903.679 abitanti, 8.456 km di superficie, nel 2009 ha fatto registrare 2,3 percento dei reati contro l’ambiente in Italia. Questa l’analisi condotta da Legambiente, che nel suo rapporto Ecomafie 2010 colloca la regione dopo Basilicata, Calabria e Puglia, per l’incidenza del traffico illecito di rifiuti, in relazione agli abitanti. Un dato che obbliga a alzare il livello di allerta, contro le illegalità diffuse e l’arrivo della criminalità organizzata nella regione. A parlarne ieri, in un intenso dibattito coordinato dal giornalista Andrea Chioini, Enrico Fontana, condirettore del quotidiano ecologista “Terra” (una vita in Legambiente e curatore del rapporto ecomafie) e Peppe Ruggiero, giornalista e scrittore, impegnato sul versante dell’informazione antimafia, con Libera e Legambiente e autore di libri e documentari sul tema. Il dibattito si è svolto nel cuore della città, presso la casa delle associazioni, grazie al coordinamento dell’associazione Libera a Terni, la partecipazione di molte altre realtà (da Legambiente, all’Arci) e di cittadini interessati all’argomento che hanno preso la parola raccontando la loro regione, i tanti timori e le proposte in cantiere per difendere e valorizzare il proprio territorio.
L’Umbria quarta per i reati contro l’ambiente*
Correva l’anno 2002 e l’operazione “Greenland” (Terra verde) portava al primo arresto per traffico di rifiuti in Italia. Protagonista insospettabile fu proprio il territorio umbro, Spoleto in particolare. L’operazione coinvolse 9 imputati accusati di associazione a delinquere finalizzata alla gestione illecita di rifiuti speciali, anche pericolosi. Un precedente inaspettato per chi ha sempre guardato alla regione come un lungo “sano” e lontano da fenomeni illegali e aggressivi nei confronti dell’ambiente e della salute dei cittadini. Eppure è accaduto. Da allora i fenomeni non si sono arrestati. E’ Fontana di Legambiente a tracciare una precisa radiografia della regione vista da questa lente di ingrandimento: «l’Umbria si colloca circa a metà della classifica delle illegalità ambientali, sia per quel riguarda il traffico dei rifiuti sia per quel concerne il business del ciclo del cemento. Dati che non sono ottimali ma che non metterebbero in allerta, se non fosse per un particolare: se calcolati in relazione alla percentuale di abitanti della regione, quindi l’incidenza di questi fenomeni nella vita dei cittadini, racconta di un fenomeno che piazza la regione fra le prime quattro d’Italia». Nodi a lungo ignorati vengono al pettine. Così si scopre che: non solo l’Umbria è la quarta regione d’Italia ma anche che Terni, si colloca al terzo posto fra le province, se considerata in relazione alla superficie. Tante le operazioni che hanno contraddistinto questo anno di illegalità, come l’operazione Laguna de Cerdos, realizzata a Perugia, e l’operazione Piombo fuso avvenuta a Terni (smaltimento illecito di rifiuti). Obbligato il passaggio alle scelte politiche per l’ambiente. Fa discutere la scelta della Regione Umbria, di dotarsi di un
termo valorizzatore. Inceneritore si o no? Chiedono gli intervenuti all’incontro. «L’importante – risponde Fontana – è la concertazione, il
dibattito con i cittadini, il confronto e che si rispettino le
due regole fondamentali per una corretta gestione del problema:
trasparenza e partecipazione». Un dibattito, questo, che rimane aperto
e che nelle prossime settimane vedrà gli umbri alle prese con questo
nodo centrale per la gestione dei rifiuti, in particolare quelli
industriali, in regione.
* (incidenza ogni 10.000 abitanti)
Campania, cronaca di una tragedia annunciata
Mentre si racconta l’Umbria, si guarda a territori un tempo sani poi diventati terra di conquista delle mafie. «Caserta negli anni ’70 – dichiara Fontana – era una provincia con un paesaggio fra i più belli d’Italia». Era la bellezza. «Caserta anno 2010 è il risultato di speculazione, saccheggio e noncuranza». E’ l’inferno. Anni di denunce, documentate e circoscritte, che sono state poi puntualmente confermate da arresti e condanne. Anni di lavoro che senza perdere grinta e speranza – le donne e gli uomini di Legambiente – hanno portato avanti in tempi in cui «venivamo visti come visionari, come matti» – commenta Ruggiero. E invece era solo cronaca. Anticipata dalla capacità di leggere il territorio, di farsi cittadinanza attiva, «non possiamo aspettare che siano sempre gli altri a raccontarci il posto in cui viviamo» – commenta Fontana. Diventata, suo malgrado, la cronaca di un disastro annunciato, il caso Campania fa scuola e da tanti anni Legambiente lo racconta nelle altre regioni, luoghi in cui ancora la – dichiara Fontana – «battaglia è aperta e si è in tempo ad impedire che accada lo stesso scempio del territorio avvenuto in Campania». Una terra che è stata violentata ma che su questa tragedia, lenta e inarrestabile, ha sviluppato gli anticorpi necessari per ripartire, riconvertire, bonificare e prevenire. «Si è trattato di uno scatto d’orgoglio» – afferma Peppe Ruggiero – potremmo dire – oggi “i napoletani sulla questione dei rifiuti nessuno li fa fessi”. «Oggi in Campania i cittadini sono le prime sentinelle di legalità. Si sono documentati, hanno studiato, hanno fatto ricerche, sanno denunciare e proporre le alternative. Se qualcuno vuole aprire una discarica, avviare un inceneritore, lì devi fare i conti con i cittadini. A volte l’esasperazione è tanta: Terzigno in questi giorni, mostra proprio questo e chi conosce quell’area sa che non si tratta di camorra. Dietro le reazioni dei cittadini, c’è esasperazione, c’è rabbia». Inoltre, l’apertura di una discarica li – commenta Ruggiero – sarebbe una ghiotta occasione per i clan.
Ecomafie e agromafie, crimini che non fanno notizia
Distinguere per non confondere, ricorda Ruggiero. Non raccontare tutto sullo stesso piano, ma monitorare e imparare a leggere il territorio. I dati sono sotto gli occhi di tutti, ma non fanno notizia. « Solo qualche giorno fa il comandante Morelli è stato chiamato a rispondere del mancato funzionamento dell’inceneritore di Acerra, bloccato dopo poche settimana dall’avvio – ricorda Ruggiero. Il generale ha dichiarato che “si erano create delle crepe nei forni” e mancavano le condizioni per continuare. Vi rendete conto – commenta Ruggiero – un inceneritore che smette di funzionare poco dopo l’avvio e non si sa se e come potrà andare avanti, poichè già danneggiato». Questa fotografia del “caso Campania” scattata da Ruggiero durante il dibattito si salda con un altro fenomeno in crescita, e ampiamente sottovalutato. Si tratta delle agromafie, l’ inquinamento e la gestione della catena alimentare dei cibi che arrivano sulle nostre tavole. Ruggiero è uno dei primi ad aver posto l’accento su questo tema, alzando il velo del silenzio con il suo libro “A tavola con i boss” su un coacervo di interessi che in troppi non voglio vedere. Anche qui i dati già in possesso delle forze dell’ordine e dei centri di ricerca parlano chiaro. Più del 40% dei sequestri alimentari di questo primo semestre è legato alla criminalità organizzata. Il magistrato Raffaele Guariniello, qualche giorno fa alla presentazione del rapporto del Censis, ha chiesto a gran voce, la costituzione di una procura nazionale sulla sofisticazione alimentare. «Di tutto questo non avete letto nemmeno una riga sui giornali – commenta Ruggiero. Eppure è un fatto che dovrebbe farci riflettere attentamente e preoccuparci». Rifiuti ma non solo. I dati sull’illegalità ambientale comprendono tanti altri reati, da quelli verso il patrimonio culturale (archeomafia) a quelli contro la fauna (zoomafie) e poi una larga fetta del cosiddetto ciclo del cemento: cave, abusivismo, costruzioni, forniture materiali e trasporti. L’Umbria ospita le due più grandi aziende leader nel settore del cemento, che investono in tutto il paese. Anche in questo settore, come insegnano le vicende campane e del centro sud, serve chiedere conto e vigilare. Per i reati di cemento depotenziato o illegale l’ Umbria si colloca a metà classifica (e al quarto posto per incidenza ogni 10.000 abitanti) e Terni fa registrare 80 infrazioni in un anno.
Per un’antimafia del giorno prima
«Delicato e centrale – afferma Andrea Chioini – è il ruolo dell’informazione su questi temi, e ancor più, quello delle strutture che possano fare da tramite fra i cittadini e il mondo dei mass media». Farsi osservatori attenti, cittadini attivi. Anche in Umbria. «Il fenomeno dell’ingresso delle mafie nella regione – dichiara il giornalista – è a mio avviso ampiamente sottovalutato. Dico questo, nonostante tutti gli sforzi fatti fin qui, da parte di tutti. C’è ancora la “guardia bassa”, anche nel mondo dell’informazione, continuiamo ad occuparcene sempre dopo e mai prima». Chioni pone l’accento sulla necessità di leggere insieme dati che la cronaca ci fornisce, separandoli. Cercare di andare oltre quello che si vede, evitando semplificazioni, ma non trascurando il contesto delle notizie. C’è una regione che ha cambiato volto, e va raccontata. C’è una buona parte della cittadinanza attiva che non intende lasciare questo territorio alle mafie. La battaglia è aperta. Anche qui, nel cuore verde dell’Italia.
AUDIO
L’audio integrale del dibattito Ecomafie, salute e legalità. L’incontro è
la terza tappa del percorso “Diritti negati dalle mafie” nato in
collaborazione con la Regione Umbria. Hanno preso parte al dibattito:
Enrico Fontana di Legambiente, Peppe Ruggiero, Libera e Legambiente, e
il giornalista Andrea Chioini.
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