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Le minacce a Pino Maniaci non sono un caso isolato

Di Alberto Spampinato il . Sicilia

Le nuove minacce a Pino Maniaci e alla sua famiglia dimostrano quanto sia rischioso fare informazione giornalistica nei territori soggetti alla criminalità organizzata. Esprimo solidarietà a Pino, ai suoi familiari e a tutti i collaboratori di Telejato. Auspico misure di sicurezza rafforzate e invito a non considerare quello di Partinico un episodio isolato.
Bisogna sapere che in Italia, nel biennio 2009-2010, si sono verificati almeno altri 78 gravi episodi simili che hanno coinvolto non meno di 400 giornalisti; che altri dieci di questi episodi si sono verificati nella stessa Sicilia; che lo stesso Maniaci è stato già oggetto di minacce. Questa drammatica situazione è stata rappresentata con nomi, cognomi, date e particolari nel Rapporto 2010 di Ossigeno per l’Informazione. Il rapporto non si limita all’elencazione, formula alcune proposte per fronteggiare un contesto così allarmante. E’ necessario, infatti, denunciare ed esprimere solidarietà, ma non basta. Sono necessarie iniziative concrete per rendere più sicuro e socialmente riconosciuto il lavoro di cronaca. 
Non si può lasciare solo e indifeso, come spesso avviene, chi per informare i cittadini si assume un rischio che sta diventando sempre più elevato. Il carattere pubblico del giornalismo di cronaca dovrebbe essere riconosciuto apertamente, e non solo a parole. Chi informa l’opinione pubblica in modo professionale merita di essere protetto attivamente, di essere difeso, da tutti e innanzi tutto dagli altri giornalisti, sul piano dell’organizzazione del lavoro e da una legislazione adeguata. Una società democratica non può lasciare che criminali e prepotenti scelgano i fatti e gli argomenti dei quali i giornalisti possono scrivere sui giornali e parlare in televisione.
 In Italia, purtroppo, questo aspetto è da tempo trascurato, nonostante proliferino gli episodi di violenza contro i giornalisti e altri abusi commessi per oscurare notizie di rilevante interesse generale. In gioco non c’è solo il diritto di cronaca, c’è anche il diritto dei cittadini di essere informati.

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