NEWS

A Locri per ricordare Francesco Fortugno

Di Anna Foti il . Calabria

Ancora è impresso nella memoria di
molti il rintocco solenne e deciso di quella campana. Era la
Cattedrale di una Locri ferita, offesa, indignata e solo
apparentemente silente. In attesa dell’estremo saluto alla salma di
Francesco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale della
Calabria era stato ucciso barbaramente a Palazzo Nieddu del Rio, nel
cuore di Locri solo pochi giorni prima. Una ferita ancora aperta. Era
il 16 ottobre di cinque anni fa. Si celebrava uno dei momenti di
democrazia partecipativa per eccellenza, le consultazioni primarie.

Lì in quell’occasione così
pregnante, colui che oggi è ricordato come il medico prestato alla
politica, veniva assassinato. Locri ha voluto riscattare quella
pagina dolorosa insieme ai giovani, giunti in 1300 per ricordare, per
ascoltare, per ripartire. “Non votate i vostri rappresentanti per
avere qualcosa in cambio, non chiedete favori, leggete, invece,
formatevi delle opinioni vostre e vedrete come non sarete voi a
cercare la politica ma sarà la stessa politica ad aver bisogno di
voi”. Così il presidente della Camera Gianfranco Fini, leader di
Futuro e Libertà per l’Italia, si è rivolto al pubblico speciale
del convegno sulla Legalità organizzato a Locri in occasione del
quinto anniversario del delitto Fortugno lo scorso sabato 16 ottobre.

Una lezione di coraggio civile, di
indignazione composta ma vigorosa che proveniente da un politico che
intende guardare attraverso gli occhi dei ragazzi ad una nuova
gestione della cosa pubblica animata da esempi diversi per creare i
quali, lo stesso Fini ha chiamato a raccolta i cittadini di domani,
invocando la loro integrità. Presenti anche l’onorevole Rosy
Bindi, Beppe Lumia, il guardasigilli Angelino Alfano, il procuratore
nazionale antimafia Piero Grasso.

Un respiro nuovo che fa ben sperare per
il futuro che, a distanza di cinque anni, schiarisce il cielo di quei
giorni bui, subito dopo l’assassinio quando sgomento e indignazione
chiamarono all’indomani del cruento omicidio in riva allo Stretto
l’allora capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, il ministro
dell’Interno Giuseppe Pisanu, oggi presidente della Commissione
Parlamentare Antimafia, il procuratore nazionale Antimafia Piero
Grasso. Attestazione di attenzione per la comunità calabrese tutta e
vicinanza alla famiglia, ai figli Giuseppe e Anna, alla moglie Maria
Grazia Laganà, oggi deputata del PD e componente della Commissione
Difesa che ha annunciato l’istituzione di una fondazione intitolata
al compianto marito. Lo Stato intendeva essere presente
perché era stato direttamente colpito, perché la comunità
calabrese chiedeva risposte. Visite istituzionali, allora dirompenti, oggi sempre più frequenti. Da quasi subito si parlò di delitto
politico mafioso in merito al quale oggi è già in corso presso la
Corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria il processo di secondo
grado. Nel febbraio dello scorso anno i giudici della Corte d’Assise
di Locri hanno condannato, in primo grado, all’ergastolo Alessandro
e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, Salvatore Ritorto e Domenico
Audino. Furono condannati anche Vincenzo Cordì (12 anni), Carmelo
Dessì (4 anni) e Antonio Dessì (8 anni) per il reato di
associazione mafiosa. L’autore materiale del delitto, secondo i
giudici di Locri, fu Salvatore Ritorto il quale fu accompagnato sul
luogo dell’omicidio da Giuseppe Marcianò, ritenuto insieme al
padre Alessandro il mandante dell’omicidio.

Nella memoria di tutti anche quel
corteo bianco come il candore degli ideali che rifulge nell’oscurità
di questo momento, sfilava a Locri dietro la salma, accompagnandola
alla Benedizione. Tantissimi i giovani, che poi avrebbero fondato il
movimento “E adesso ammazzateci tutti”, sotto quel manto bianco
disteso in segno di una comunità che non avrebbe voluto più parole
ma aveva, e ancora oggi ne ha, vitale bisogno di segni concreti e di
fatti. A chiederli erano i giovani e con essi
l’allora vescovo di Locri-Gerace monsignor Giancarlo Bregantini,
oggi presidente commissione giustizia e pace della CEI, che celebrò
i funerali. Austera e sinceramente appassionata, severa e
profondamente accorata, quell’omelia aveva scosso la Chiesa come la
comunità, aveva dato sostanza a quel silenzio solo apparente,
ribadendo la dimensione assolutamente nazionale di quel grave
avvenimento.

Al cospetto di autorevoli
rappresentanti di governo, egli rivolse un invito ad una maggiore
presenza ed espresse richieste politiche chiare e precise. Rafforzare
le leggi anti-usura, sbloccare il prestito di onore per
l’imprenditoria giovanile, diminuire i tagli alle spese sociali.
Monsignor Bregantini denunciò fortemente il disagio di un terra,
quale la Locride, in cui era, ed è, un atto di coraggio vivere una
vita onesta. Una terra in cui la debolezza dei presidi fondamentali
ma fragili del lavoro e del benessere sociale offrivano, e offrono,
terreno fertile alla criminalità e all’illegalità.Alla magistratura chiese giustizia e
accertamento della verità, affidando alla Speranza delle parole del
Vangelo di Giovanni “Tribolati ma non schiacciati, sconvolti ma non
disperati, perseguitati ma non abbandonati, colpiti ma non uccisi”.
E su quelle parole corre un filo che ci riconduce ancora oggi a quel
giorno di cinque anni fa.

Memoria ma anche consapevolezza che
quel cammino di riscatto e di verità è ancora lungo.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link