Lettera aperta
Pubblichiamo a seguire la lettera aperta scritta da un comitato di cittadini calabresi residenti in varie città italiane inviata al sito di Libera Parma
Perché ognuno/a di noi deve continuare a parlare e non arrendersi alla violenza e sentirsi partecipe di una società?
2009
26 aprile, Giulio Cortese, armi da fuoco, Chiaravalle
26 aprile, Inna Abramova, armi da fuoco, Chiaravalle
3 luglio, Vincenzo Varano, pistola, Isca sullo Ionio
24 luglio, Luciano Bonelli, lupara, Sant’Andrea sullo Jonio
27 settembre: Damiano Vallelonga, lupara e pistola, Stilo, Santuario dei Santi medici Cosimo e Damiano
23 dicembre: Giuseppe Todaro, lupara, Soverato
2010
15 maggio: Giovanni Bruno, pistola, Vallefiorita
16 gennaio: Pietro Chiefari, pistola, Davoli, davanti al suo negozio di frutta
13 marzo: Domenico Chiefari, pistole e lupara, Guardavalle
15 marzo: Francesco Muccari, fucile e pistola, Isca sullo Jonio
29 marzo: Angelo Donzello, fucile a pallettoni, Monasterace
21 aprile Giovanni Vallelonga, fucile a pallettoni e pistola, Stilo, strada provinciale
22 aprile: Vittorio Sia, 51 anni, kalashnikov e fucile a pallettoni, Soverato, strada principale
26 maggio: Mario Petrolo, lupara, Stilo
11 giugno: Nicola Grattà, 45 anni, pistola, Gagliato, circolo ricreativo
11 giugno: Vito Grattà, 45 anni, pistola, Gagliato, circolo ricreativo
25 luglio: Agostino Procopio, 31 anni, fucile a pallettoni, San Sostene, casa campagna
22 agosto: Ferdinando Rombolà, 40 anni, pistola, Soverato, spiaggia affollata
2 settembre: Rocco Catroppa, 38 anni, pistola, Palermiti, piazza del paese durante la festa patronale
Siamo in una piccola fascia della costa jonica tra Soverato e Guardavalle, con sconfinamenti nel reggino, Calabria. Un posto di nessun interesse nazionale né mediatico, tanto che le istituzioni politiche non hanno alcuna consapevolezza di quanto sta accadendo (o lo hanno e gli sta bene così?), impegnate come sono solo a rinfacciarsi finti insulti sul nulla, racchiuse, complici, nelle proprie ricche torri d’avorio. La sicurezza dei cittadini evidentemente non ha alcun appeal in questo periodo.
Gli ultimi due omicidi, quello di Soverato del 22 agosto, sulla spiaggia affollata di persone, di bimbi spaventati, e quello di Palermiti del 3 settembre avvenuto in piazza in piena festa patronale (il figlioletto dell’ucciso è stato anche ferito) sono passati attraverso il silenzio, non solo dei media nazionali, ma anche di gran parte della società civile. La catena di sangue e morte che sta dilagando è stata relegata ad una dimensione di assoluta quotidianità. Nessuno di noi, presente in città, ha proposto di ritrovarci nella piazza, per le strade, per esprimere la nostra indignazione per una violenza che ha coinvolto tutte le centinaia di testimoni involontari dell’omicidio; per dire anche simbolicamente che la città è nostra e non può essere lasciata nelle mani di delinquenti che sparano in mezzo alla folla. Pochi di noi hanno affollato la sala del Consiglio Comunale di Soverato, aperto alla cittadinanza con l’obiettivo di condividere un documento per sollecitare lo Stato a palesarsi, a sostenere in qualche modo questo remoto angolo d’Italia.
Ma il problema della mafia (che se non si era capito di questo si tratta) non interessa le sole regioni ad alta densità delinquenziale, quali possono essere la Calabria, la Sicilia e la Campania, ma ha una valenza nazionale e internazionale, come attestato con scioccante evidenza dall’ultima relazione della Commissione Parlamentare Antimafia sulla ‘ndrangheta, qualificata come la più estesa, ricca e pericolosa associazione criminale a livello mondiale.
Le voci più sensibili della società civile cercano di mantenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica sul fenomeno. E’ giunto il momento di fare rete e di sostenere tali voci che contrastano l’abbandono generale. Bisogna continuare a parlare di quanto sta accadendo, se è vero, come dice Roberto Saviano, che elemento di disturbo per la mafia è la c.d. “pubblicità dell’evento” e soprattutto bisogna fare rete tra singoli/e cittadini/e, bisogna sostenere concretamente, anche solo con piccoli gesti di solidarietà, le realtà di contrasto alla mafia già presenti sul territorio, come Libera, Goel, Ammazzatecitutti e tante altre associazioni che con i fatti sono impegnate a diffondere la cultura della legalità e l’educazione al rispetto delle regole di convivenza civile.
Come singole persone, per evitare di subire la violenza dobbiamo imparare a sentirci parte di un unico corpo sociale affinché nessuno faccia proprio, anche solo per paura, o perché isolato, il modello mafioso come modello ispiratore. E’ un passaggio molto difficile da realizzare, la tentazione ovvero la scelta più comoda è quella dell’indifferenza connivente al “sentire mafioso”, e ci può anche andare bene almeno fino a quando, per pura casualità, noi stessi o qualcuno molto vicino a noi, innocente, si troverà a passare per strada nel momento sbagliato.
Francesca (Bologna), Grazia (Pieve di Soligo), Gianni (Pieve di Soligo), Marisa (Pieve di Soligo), Matilde (Soverato), Gregorio (Soverato), Barbara (Soverato), M.Concetta (Soverato), M.Stella (Soverato), Antonio (Lucca), Tiziana (Soverato), Paola (Roma), Bruno (Roma), Massimo (Roma), Patrizia (Bologna), Tosca (Bologna), Fausto (Bologna), Giuseppe (Bologna), Salvatore (Bologna), Domenico (Bologna), Arianna (Bologna), Giuseppe (Ferrara), Giovanna (Luco dei Marsi), M.Teresa (Milano)… ed altri ancora.
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