Diritti, giustizia e legalità a difesa del territorio
Giovanni Impastato, Gaetano Alessi, Pino Maniaci. Tre nomi, tre storie, tre vite impegnate a difesa della giustizia contro i soprusi delle mafie. Ieri, questi tre percorsi, così simili e al tempo stesso diversi tra loro, si sono incrociati, fino quasi a fondersi, regalando una serata di straordinaria intensità agli oltre 120 bolognesi (e non) venuti ad assistere all’incontro organizzato dagli attivisti della Rete NoName di Bologna e del Gruppo dello Zuccherificio di Ravenna. Diritti, giustizia e legalità a difesa del territorio. Questo il focus dell’incontro. Che è stato qualcosa di più di una semplice conferenza, come spiegano i ragazzi di NoName: «Nelle parole dei nostri tre ospiti c’era e c’è quello che è il nostro spirito, il nostro modo di approcciarci alla realtà di Bologna. E’ stata una sorta di manifesto programmatico di quello che faremo quest’anno, portando avanti il nostro lavoro di inchiesta sui beni confiscati e iniziando un nuovo percorso investigativo sul racket». E’ lo stesso Pino Maniaci a spiegare l’importanza di incontri come questi, soprattutto in realtà come quella emiliana: «Usciti da qui, dobbiamo essere tutti più responsabili. Fare incontri come questi non deve essere come prendersi un caffè, devono cambiarci dentro. »
Ed effettivamente sembra difficile restare impassibili, non sentirsi colpiti dai temi trattati nel corso dell’incontro. Con Giovanni Impastato, il primo a prendere la parola, a ricordare la centralità delle dimensioni culturale e sociale del fenomeno mafioso, «dove non basta, quindi, la repressione o il semplice ordine pubblico ma serve – invece – l’impegno di tutti noi». Il riferimento a Peppino ed alla sua storia è implicito e a chi gli chiede di ripercorrerne le gesta, Giovanni risponde raccontandone la storia non solo con gli occhi del fratello ma anche con gli occhi di chi, in prima persona, è diventato un attivista di prima linea nell’antimafia ed è in grado dare un giudizio più completo e argomentato: “pioniere delle lotte sociali”, così lo definisce, e forse meglio non potrebbe.
Ma nell’intervento di Giovanni c’è spazio anche per una larga fetta di attualità, con le parole spese a favore di Addiopizzo, delle cooperative di Libera Terra, dei movimenti di lotta dei senza casa, di tutti quelli che ancora oggi si rifiutano di chinare la testa e vanno avanti nella loro battaglia. Tra loro, ovviamente, anche Maniaci e Alessi. L’uno, vulcanico direttore del TG di TeleJato, l’altro, fondatore del giornale AdEst, il solo ad avere avuto il coraggio di sfidare direttamente il potere di Totò Cuffaro nel suo feudo natale, Raffadali. Nei loro interventi si spazia dalla politica nazionale alla dimensione più profonda della Sicilia. Si parla, così, «del taglio delle intercettazioni e di tutte le leggi che aiutano la mafia, come il Lodo Alfano, lo scudo fiscale», di quello che vuol dire fare il giornalista oggi in Italia, del monopolio dell’informazione. Ma c’è tempo per raccontare anche delle attività svolte in prima linea quotidianamente, Pino con la telecamera, Gaetano con la penna. E si parla delle querele, delle minacce, degli attentati, di come anche, a volte, gli strumenti della legge vengano utilizzati per colpire chi non si allinea: Maniaci narra degli incredibili controlli fiscali subiti da parte della Guardia di Finanza o di quando venne rinviato a giudizio per esercizio abusivo della professione di giornalista.
L’interesse del pubblico si mantiene a livelli molto elevati per tutta la durata dell’incontro e gli interventi dei tre ospiti sono spesso interrotti da lunghi applausi, testimonianza di un’autentica solidarietà. Tant’è che a fine serata c’è tempo per un lungo post-conferenza, con veri e propri ‘assalti’ agli ospiti, per scambiare quattro chiacchiere o ricevere un autografo, mentre altri si dirigono ai banchetti della Rete NoName, del Gruppo dello Zuccherificio e del Gruppo Abele.
Finisce in festa, con gli organizzatori entusiasti per la grande serata, il pubblico soddisfatto e gli ospiti stanchi ma felici, come dice Giovanni Impastato, «perché queste serate testimoniano che rispetto a trent’anni fa le cose sono cambiate, migliorate. C’è più attenzione sulla mafia e più impegno dei giovani, in tutta Italia».
Una ragazza di NoName, sentendo queste parole, sorride e applaude: sa che Giovanni sta parlando anche di loro.
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