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Torrente Oliva: Il procuratore Giordano esclude la presenza di fusti nei siti interessati

Di Anna Foti (www.reggiotv.it) il . Calabria

300 i campioni rilevati
in occasione dei carotaggi condotti nel Torrente Oliva, tra i comuni cosentini di Serra d’Aiello
e Aiello Calabro, nell’ambito
dell’indagine condotta dal procuratore Capo di Paola Bruno Giordano.
Terminati le attività rilevamento adesso in corso di analisi e sintesi,
espletati ad opera del Ministero dell’Ambiente, Istituto Superiore
per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dell’ Arpa Calabria
e Piemonte, con l’ausilio del Corpo Forestale e dei Vigili del fuoco,
con riguardo a tali delicati accertamenti nell’area cosentina in cui
si conferma un preoccupante tasso di inquinamento di fanghi industriali,
con picchi di radioattività.

E’ l’Arpa, l’Ispra
ancora tace, ad avere anticipato al procuratore Bruno Giordano, dopo
avere esaminato il 70% dei campioni rilevati, che esiste una situazione
di allarme in tutti i diversi siti monitorati e non si esclude che in
altri si potrebbero riscontare ulteriori elementi di criticità. Molte
zone della vallata, infatti sono adesso coltivate e l’alveo del torrente
negli anni subisce leggere ma costanti variazioni. Tutto ciò rende
estremamente difficoltoso un monitoraggio a 360 gradi di un territorio
a cui persone senza scrupoli hanno attribuito una vocazione di discarica
abusiva.

Nonostante i dati non
siano ancora completi, tuttavia si registra la fuoriuscita dalla briglia,
uno dei siti attenzionati, di una sostanza a base di clorurati che si
immettono nella vegetazione e nel torrente con effetti devastanti sull’ambiente.
‘La situazione che emerge – ha dichiarato il procuratore Giordano
– è sufficientemente preoccupante con presenza di fanghi industriali
e una forte presenza inquinante. Esiste dunque una problematica ambientale
seria”. Dati confermati anche dall’esame commissionato dalla Procura
nelle more dell’attesa dei risultati ufficiali e definitivi all’Università
di Cosenza.

Intanto nei giorni
scorsi hanno preso parte ad un sopralluogo il presidente della Provincia
di Cosenza Mario Oliverio e l’assessore regionale all’Ambiente della
Calabria Francesco Pugliano.

Ricordiamo che l’attuale
filone di inchiesta di rifiuti pericolosi interrati seguito dal procuratore
di Paola, Bruno Giordano, ha mosso i primi passi dalla scoperta di un
vecchio fascicolo del 2005 legato alle cosiddette navi dei veleni, alla
Rosso, nave spiaggiata ad Amantea nel dicembre del 1990,  ma anche
alla Rigel, affondata nel 1987 a largo di Capo Spartivento nel reggino.
Imbarcazioni che si presume fossero cariche di rifiuti tossici e radioattivi.
Le indagini però non hanno prodotto alcuna certezza fino ad oggi, se
non la sola, e di non poco conto, la sentenza passata in giudicato ed
emessa dal tribunale di La Spezia di affondamento doloso della Rigel
in Calabria, il cui relitto non fu mai trovato, o forse dovremmo dire
mai cercato in maniera convinta e adeguata.

Ad essere trovato,
invece, è stato il relitto della presunta Cunsky, sconfessando però
per il resto il pentito Francesco Fonti che aveva parlato di quel relitto
come di una nave affondata a largo di Cetraro e su cui sarebbero stati
trasportati rifiuti pericolosi. Quel filone degli affondamenti fu rimesso
alla DDA di Catanzaro per il presunto coinvolgimento della criminalità
organizzata nel traffico illecito di rifiuti pericolosi; ma adesso,
è notizia di questi giorni, esclusa la presenza di radioattività sul
relitto, in realtà un piroscafo del 1917, quel filone potrebbe essere
archiviato.

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