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Quel 6 ottobre 1991, a Reggio Calabria la marcia Reggio Calabria – Archi

Di Anna Foti (www.reggiotv.it) il . Calabria

6 Ottobre 1991, la
città di Reggio Calabria insorge, si ribella, marcia dritto verso il
quartiere di Archi, dove nel 1985 venne ucciso Paolo De Stefano da cinque
uomini di Antonio Imerti, dove dunque cominciò la seconda guerra di
mafia tra gli schieramenti Condello, Serraino con gli Imerti, Tegano
e Libri. La più sanguinosa della storia reggina. La tradizionale marcia
della Pace Perugia- Assisi arriva in Calabria proprio diciannove anni
fa, nel 1991, dopo la morte di Lodovico Ligato, ex presidente delle
ferrovie dello Stato, ucciso in un agguato di stampo mafioso presso
la sua villa a Bocale il 27 agosto del 1989, dopo i 700 morti ammazzati
in sei anni, dopo la tregua per la quale Antonino Mammoliti e Antonio
Nirta si erano fatti garanti. Da allora molti duri colpi sono stati
assestati dallo Stato con arresti eccellenti, ingenti patrimoni di beni
mobili e immobili sequestrati e confiscati.

Molto ancora rimane
da colpire e scardinare: l’immensa zona grigia e sommersa ormai creatasi,
le forti collusioni con le stanze del potere, il tanto tempo necessario,
forse non tutto realmente necessario e non esente da colpe e responsabilità,
per una presa di coscienza della gravità e del livello di pervasività
del fenomeno da parte di ‘tutti’!

Siamo nel momento di
passaggio da dimensione rurale a dimensione imprenditoriale della ‘ndrangheta.

Siamo nel 1991 quando
la mannaia della mafia si abbattè anche sulla vita del giudice reggino
Antonino Scopelliti, quando proliferarono le ndrine anche in provincia.

In questo delicatissimo
momento, Reggio Calabria e la sua gente scesero in piazza, gettando
un seme che lasciava già allora presagire l’urgenza di resistere,
la necessità di ribellarsi per innescare quella rivoluzione culturale
che ancora oggi è in atto.

Sono i tempi in cui
l’antimafia non aveva ancora un’identità, tempi in cui la coscienza
civile, non solo calabrese non muoveva passo alcuno, in cui la legalità
non era il valore così oggi diffuso e dibattuto e, spesso, quasi abusato.
Libera sarebbe nata quattro anni dopo ma la ndrangheta aveva già insanguinato
le strade di Reggio Calabria con 233 vittime nella prima e oltre 700
nella seconda guerra di mafia.

Ecco perché Reggio
silenziosamente, ma straordinariamente, insorge in una della manifestazioni
più belle, per chi c’era e per chi la ricorda, che nella storia di
questa città siano mai state messe in atto. Non c’era face book,
la rete non era assolutamente il mezzo di divulgazione veloce che è
oggi, ma la gente scese in piazza sentendo il corteo passare in strada
e camminò per chilometri fino ad Archi. In marcia fino ad un quartiere
emblematico, in tanti, giovani e meno giovani.

Una memoria lontana
ma intensa, presente anche perché lì già c’erano i semi di ciò
che oggi faticosamente si cerca di realizzare. Una coscienza civile
forte e comune.

La nostra storia, la
storia di Reggio Calabria, ha raggiunto in quel momento il nostro culmine.
Adesso bisogna tenere a mente, ricominciare come Reggio Non Tace sta
facendo.

Urge insistere, resistere
e ri-esistere.

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