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Riaperta la scuola dell’infanzia incendiata lo scorso agosto da ignoti

Di Anna Foti (da ReggioTv) il . Calabria

E’ così che nell’immaginario collettivo si presenta la dimensione incantata e tenera dell’infanzia. E’ così che si propone, ancora più forte e pregnante, questo mondo soprattutto quando si attenta vilmente alla sua integrità e alla sua incontaminazione. Con questo spirito si apre il nuovo anno scolastico, seppur con un mese di ritardo dovuto al ripristino delle condizioni di vivibilità, agibilità e sicurezza, la scuola primaria statale “De Amicis – Bolani” di Condera.

65 bambini, le sei maestre e i collaboratori tutti, sotto al direzione di Giuseppe Romeo, oggi hanno festeggiato la riapertura della scuola dopo l’incendio doloso che l’aveva danneggiata nel mese di agosto. Presenti l’assessore comunale alla Pubblica Istruzione e all’Edilizia Scolastica Sebastiano Vecchio e il presidente della prima commissione consiliare Pasquale Morisani. Una sfida vinta dalle istituzioni che hanno, in tempi record, restituito ai bambini e alle loro famiglie l’ambiente scolastico rinnovato. Un segno tangibile di riscatto e di legalità.

La vita scolastica ricomincia, anzì non si è mai realmente fermata, segno che, se componenti deviate della comunità pongono a repentaglio la sicurezza di luoghi intangibili e che per primi vanno difesi e tutelati, allora proprio quei presidi profanati diventano baluardo di legalità e di impegno e non solo per la prerogativa educativa cui sono preposti. Non si può dimenticare che solo a distanza di alcune settimane, l’asilo “Padre Gaetano Catanoso” di San Cristoforo, sito a poche centinaia di metri dalla scuola primaria incendiata dolosamente, sempre nella quarta circoscrizione in cui ricadono i territori di Trabocchetto – Condera – Spirito Santo, è stato bersaglio di atti intimidatori. Nel cortile antistante la struttura diretta da Francesca Arena furono ritrovati 200 grammi di esplosivo con un potenziale di 10 bombe carta. Una scia di atti su cui indagano gli inquirenti e che non può lasciare indifferenti per la sua gravità e per l’estrema permeabilità al velenoso crimine mafioso del tessuto di questa città.

Ma in che mondo viviamo? Che mondo è quello in cui bambini non sono al sicuro? E’ il mondo capovolto di Kabul in Afghanistan, in cui un razzo verso un seggio elettorale, neppure venti giorni fa, stronca la vita di otto bambini. E’ il mondo di Beslan, cittadina dell’Ossezia del Nord repubblica autonoma nella Federazione Russa, dove nel settembre di sei anni fa una scuola venne assediata da una trentina di separatisti ceceni che fecero strage di bambini, uccedendone 186.    Purtroppo non è un mondo così lontano se pensiamo che neppure gli asili e le scuole primarie frequentate da piccoli, futuri cittadini, assolutamente innocenti ed estranei a qualsivoglia sistema ideologico e politico, non sono in realtà zone franche dal crimine, dalle intimidazioni ancor più vili ed indignanti.

Non ci saranno speranze se dimenticheremo la nostra responsabilità principale. Come recita un proverbio del popolo africano, che di piccole vite è costretto a vederne morire tante e prevalentemente per altrui colpe, per crescere un bambino, ci vuole un intero villaggio.

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