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Prove tecniche per un mondo migliore

Di Norma Ferrara il . Interviste e persone

“Mauro avrebbe gongolato all’idea di diventare il personaggio di un fumetto!”. Con queste parole Maddalena Rostagno ha accolto la proposta del giornalista Marco Rizzo, di dedicare un fumetto alla storia di suo padre. Un percorso personale e giornalistico quello che ha portato alla nascita del fumetto su Mauro Rostagno, sociologo – giornalista ucciso a Trapani nel settembre del 1988. Il fumetto intitolato “Mauro Rostagno. Prove tecniche per un mondo migliore”, è edito da Beccogiallo; realizzato con Nico Blunda e Giuseppe Lo Bocchiaro. Ne parliamo con l’autore, Marco Rizzo, trapanese, giornalista professionista, traduttore e sceneggiatore di fumetti.

Nei precedenti lavori di graphic novel su Peppino Impastato e Ilaria Alpi avevi già fatto convergere le loro storie con la figura di Mauro Rostagno. Com’è nata l’idea di dedicare un fumetto interamente a Mauro?

Sono trapanese e molto vicino a questa storia. Grazie all’aiuto di Nico Blunda che ha stimolato la mia emotività ho intrapreso questo lavoro che è stato impegnativo non solo dal punto di vista personale ma anche per la complessità delle vite vissute da Mauro. Una vita lunga e ricca, la sua. Abbiamo deciso di raccontare questa storia, per motivi personali, affettivi. E lo abbiamo fatto perché secondo noi, la sua vita, è rappresentativa degli ultimi cinquant’anni di storia del nostro Paese.

Come hai iniziato a lavorare su questa figura che ha contribuito attivamente alla vita politica e sociale dei questo Paese?

Lo abbiamo fatto attraverso tantissimo materiale che amici e parenti di Rostagno ci hanno messo a disposizione. Il loro supporto è stato fondamentale. Poi, come fatto per gli altri due libri, abbiamo letto gli atti giudiziari, le dichiarazioni dei pentiti, quelle che in gergo giornalistico, chiamiamo: le fonti primarie. Da qui siamo partiti per raccontare questa storia, fatta di una cronologia lunghissima, mirando ai fatti essenziali. Che rimangono, nonostante la selezione, comunque tanti.

Quale aspetto della vita del sociologo – giornalista ti ha colpito maggiormente?

Sono tantissime le cose che colpiscono della vita di Rostagno. Io conoscevo, chiaramente, di più il “Mauro trapanese”, la sua vita qui, il suo impegno in comunità e nella tv locale, Radio Tele Cine. Ho riconosciuto però, studiando la sua vita, che non potevano esistere il periodo trapanese, la lotta alla mafia, il suo impegno civile qui, se non ci fossero state tutte le altre esperienze precedenti. L’India: quella forma di mediazione particolare applicata a Saman, la comunità di recupero dai lui fondata a Trapani, insieme a Chicca Roveri e Francesco Cardella. L’esperienza a Milano con Macondo, il primo centro sociale. E il ’68 a Trento. Sono tutte fasi che messe insieme costituiscono un apice unico che lo ha portato all’impegno in una città come Trapani, in una regione come la Sicilia.

A Mauro ti lega anche una circostanza, un fatto personale, vuoi raccontarcela?

Su questo aspetto dirò poco. La mia vita e la sua si sono sfiorate in quegli anni, come è accaduto a tanti altri. Mia madre lavorava ad Rtc, ma si tratta di un ricordo personale e dico solo che è stato un onore aver potuto, in seguito, raccontare di Mauro.

In che modo ti sei accostato al delicato aspetto che riguarda l’inchiesta, ancora aperta, sul delitto Rostagno?

In questo caso, come in quello di Ilaria Alpi, non c’è ancora una verità ufficiale. Noi abbiamo preso una posizione chiara. Abbiamo tralasciato delle cose che sono, ad oggi, vaghe. Noi non crediamo alle piste che puntarono il dito sulla Comunità Saman e la cosiddetta “pista interna”, né su quella legata agli ex di Lotta Continua. Senza ignorare alcuni episodi collegati agli ambienti della Saman o di Lotta Continua, nella nostra ricostruzione abbiamo seguito la pista mafiosa, sottoponendo all’attenzione del lettore tutta una serie di riferimenti a documentazioni che speriamo vengano prese in considerazione anche nel processo.

Numerosi depistaggi sono stati messi in atto durante questi 22 anni, sono scomparse trascrizioni di telefonate, elementi utili alle indagini e le tante piste seguite hanno rallentato l’accertamento della verità. Mauro fa paura anche da morto?

Ci sono stati depistaggi e non solo. A Trapani ci sono stati procuratori che quindici anni fa esclusero la pista mafiosa, e dissero che il delitto era maturato all’interno della Comunità Saman. Così come i Carabinieri che sparsero la voce, poco dopo il delitto, che in macchina di Mauro erano state trovate siringhe e dollari americani. Niente di tutto questo corrispondeva al vero. Ci sono state molte cose strane in queste indagini. Quello che emerge, con chiarezza, è che c’è stata una convergenza, non tanto di mandanti, quanto di interessi, nella morte di Rostagno. Questo anche perché lui indicava pubblicamente le responsabilità della politica di quel tempo, raccontava della loggia massonica Iside 2, che al suo interno aveva un’altra loggia segreta sulla quale convergevano interessi politici, industriali e di uomini delle istituzioni.

Per raccontare di Rostagno hai conosciuto anche i famigliari di Mauro. Com’è stato l’incontro con loro?

Ho chiesto a loro il permesso di poter raccontare questa storia, e farlo attraverso un fumetto. La figlia Maddalena, la compagna e la sorella di Mauro, Chicca Roveri e Carla Rostagno, hanno risposto tutte in maniera entusiasta. Sono state contente, in particolare, la figlia Maddalena, con la quale ho anche stretto un rapporto di amicizia, ha commentato: “Mauro avrebbe gongolato all’idea di diventare il personaggio di un fumetto!”. Abbiamo trovato questo primo fronte aperto ed è stato molto bello. Maddalena ci ha messo a disposizione tantissimo materiale, Chicca ci sostiene, con molto affetto, ancora oggi nella fase in cui stiamo facendo conoscere ai lettori il lavoro fatto. Senza il loro aiuto non sarebbe nato il progetto.

Mauro e Trapani. Proprio Chicca Roveri il 26 settembre 2009 la definì “una storia d’amore”. Qual è il rapporto fra la città e Rostagno?

La prima risposta a questa domanda sono stati i dati di vendita del libro in città. Stessa cosa possiamo dire per le prime presentazioni del libro a Trapani. L’entusiasmo che c’è intorno, i complimenti che riceviamo dai trapanesi, anche per strada. C’è una Trapani che reagisce, che ricorda. Questo vale anche per chi Mauro non l’ha conosciuto. Anche grazie alla sua storia c’è una parte della città che crede davvero nella possibilità di riscatto. Una rinascita che non è fatta solo della buona gestione del verde pubblico o di strutture per le gare di vela, ma è fatta anche di imprenditori e commercianti che non pagano il pizzo, di cittadini che non sono in balia di parcheggiatori abusivi, o di politici collusi. Trapani non è una città molto aperta verso l’esterno, anche questi cambiamenti positivi, spesso stimolati dall’associazionismo, hanno fatto fatica ad arrivare. Ma oggi c’è una buona base su cui costruire questi percorsi, se si rimane uniti.

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