Minacce al procuratore Pignatore
“Andate a vedere davanti alla Procura. C’è una sorpresa per il procuratore Pignatone”. Così una telefonata anonima giunta da una cabina telefonica collocata nei pressi del Consiglio regionale, nella zona Nord della città, ha portato al ritrovamento di un bazooka vicino al tribunale di Reggio. Anche se scarico, il ritrovamento di questa e altre armi nel quartiere San Giorgio Extra, è considerato dagli inquirenti un “gravissimo atto intimidatorio”.
“Possiamo colpire quando vogliamo” è stato il messaggio mafioso che una voce maschile ha lasciato, gli investigatori hanno subito lanciato l’allarme affermando che il gesto è “grave e altamente significativo sul piano criminale” perché manda un messaggio chiaro nei confronti del Procuratore Pignatone e in generale di una capacità della ‘ndrangheta a colpire, con facilità, in qualsiasi momento. Il bazooka già usato, non è in grado di sparare ma questo non attenua la pericolosità del gesto; l’arma sarà oggetto adesso di esami balistici per accertare quando e dove è stato utilizzato.
La nuova minaccia giunta nei confronti di un magistrato di Reggio Calabria, dopo quelle rivolte al procuratore generale di Salvatore Di Landro, arriva a pochi giorni dalle 22 ordinanze di custodia cautelare disposte dal gip su istanza della DDA di Reggio Calabria nei confronti di presunti affiliati della clan Serraino. Ad eseguire gli arresti oltre cento carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Reggio Calabria. Tanti i reati contestati, associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata ad estorsione aggravata, danneggiamento e minaccia aggravata, porto e detenzione abusiva di armi, intestazione fittizia di beni. Si tratta delle attività associative che lo stesso Procuratore Capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone ha definito normali attività del crimine mafioso in città ai danni degli esercizi commerciali, professionisti liberi e coraggiosi.
In una nota della questura si apprende inoltre che stamattina son in corso delle perquisizioni condotte dalle forze dell’ordine tra capoluogo e provincia di Reggio Calabria “alla ricerca di armi ed esplosivi nonché di ogni ulteriore elemento di interesse investigativo”. “In particolare sono stati oggetto di attività di perquisizione gli esponenti di vertice e i reggenti delle famiglie di ‘ndrangheta dei De Stefano, Tegano, Serraino, Condello, Fontana, Polimeni, Labate e Libri per Reggio Calabria e le più importanti ‘ndrine della fascia tirrenica tra cui i Piromalli, Bellocco, Gallico, Facchineri, Fazzalari, Crea, Zito e Bertuca e i Commisso, Cordì, Cataldo, Strangio, Vottari, Romeo e Iamonte per il versante jonico”.
L’intimidazione al procuratore Pignatone arriva, inoltre, a pochi giorni dalla grande manifestazione antimafia che si è svolta a Reggio Calabria il 25 settembre scorso, cui hanno partecipato 40.000 persone per dire pubblicamente il loro “no” alla ‘ndrangheta e esprimere la loro in solidarietà ai giornalisti e i giudici minacciati dalle ‘ndrine.
Tanti gli attestati di solidarietà giunti in queste ore al procuratore capo di Reggio Calabria, Pignatone, dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, ai vertici dell’opposizione. In tanti si stringono a lui invitandolo a proseguire nella sua attività.
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