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Di Gaetano Liardo il . Atti e documenti

Movimento terra, smaltimento di rifiuti, fornitura di materiali, autotrasporti, servizi di guardiania. Sono queste alcune delle prestazioni offerte dalle Mafie Spa alle ditte che si aggiudicano appalti pubblici. Un vulnus che consente alle organizzazioni criminali italiane di entrare in un ricco business, inquinando settori importanti dell’economia legale del nostro Paese. Una presenza indiretta, ma pesante.

Se i mafiosi e le imprese direttamente collegate ai boss trovano sempre maggiori ostacoli per aggiudicarsi i lavori pubblici, a causa anche della certificazione antimafia richiesta e rilasciata dalle prefetture, le mafie si sono attrezzate diversamente. Da sud a nord impongono i propri servizi, necessari per la realizzazione dei lavori. Obbligano, cioè, le ditte a rifornirsi da loro, innalzandosi a monopolisti in una vasta area dell’indotto. Il trasporto e la fornitura di materiali, spesso scadenti e più costosi. La guardiania dei cantieri dove si trovano i preziosi macchinari. Il trasporto e la discarica degli inerti. Ma anche l’estrazione nelle cave. Per cercare di arginare questo fenomeno il Ministero degli Interni ha diramato il 23 giugno scorso una circolare ai prefetti invitandoli a porre attenzione al fenomeno. «E’ stato riscontrato – si legge nella direttiva – che l’infiltrazione mafiosa tende ad annidarsi in attività che si pongono a valle dell’aggiudicazione e che interessano, in maniera particolare, il ciclo degli inerti ed altri settori collaterali». Per intensificare quindi i controlli antimafia nell’indotto, legati alla realizzazione delle opere pubbliche «con questa direttiva si individuano le linee di indirizzo per un proficuo controllo delle attività più vulnerabili legate al ciclo di realizzazione delle opere pubbliche».

Quindi? Controlli da parte delle prefetture, in collaborazione con le forza dell’ordine e, nel caso in cui si accerta che un’impresa sia infiltrata dai boss si procede con: «l’esclusione dell’impresa dai lavori in ogni caso, a prescindere, quindi, dal valore o dall’importo del subappalto e/o del subcontratto». Inoltre, la stazione appaltante ha l’obbligo di «informare tempestivamente il prefetto della pubblicazione del bando di gara». Infine, obblighi anche per le imprese tenute a firmare un protocollo di intesa con le stazioni appaltanti in cui devono indicare tutte le ditte utilizzate per la realizzazione dei lavori. L’impresa aggiudicatrice dovrà, tuttavia, interrompere ogni tipo di rapporto con quelle ditte che non supereranno i controlli prefettizi.

Le linee guida del protocollo d’intesa indicate dalla direttiva sono:

1. Obbligo per la stazione appaltante di prevedere nella lex specialis dell’appalto (bando di gara, lettera di invito, etc.) che le imprese aggiudicatarie o affidatarie devono:

1. Comunicare alla stessa stazione l’elenco delle imprese coinvolte nel piano di affidamento con riguardo alle forniture e ai servizi di cui all’allegata scheda tecnica, nonché ogni eventuale variazione dello stesso elenco, successivamente intervenuta per qualsiasi motivo;

 2. Interrompere conseguentemente, ogni rapporto di fornitura con gli operatori economici controindicati, ossia nei cui confronti il prefetto abbia emesso informazioni a carattere interdittivo;

2. Obbligo per la stazione appaltante di comunicare tempestivamente al prefetto, ai fini dei controlli in questione, l’elenco delle imprese di cui al punto 1, lettera a)

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