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L’affaire Cosentino fra voti e giornali

Di Stefano Fantino il . Campania

Ben prima del voto di fiducia che il premier Berlusconi ha chiesto per verificare lo stato di salute della sua maggioranza, i rapporti tra le diverse compagini che la costituiscono è diventato l’unico leit motiv capace di guidare le scelte politiche, nonché unico catalizzatore di buona parte del discorso politico. Con una grave ripercussione, l’aver utilizzato come unico metro di giudizio di questioni importanti quello dei rapporti di forze tra deputati, gruppi, correnti. Facendo di appuntamenti cruciali e particolarmente significativi per la democrazia, nient’altro che una conta di voti.

Non si può certo negare l’importanza intrinseca che ha la querelle interna al Pdl, essendo questa decisiva nel comprendere le sorti, nel breve-medio periodo, dell’esecutivo stesso. Rimane però un dato di fatto: la votazione della scorsa settimana sul caso Cosentino ha, nuovamente, messo in luce come le esigenze politiche del governo siano state piegate davanti a una richiesta, forte, di legalità. Lo si è visto subito dopo quando i primi commenti sull’esito, favorevole a Cosentino e contrario all’utilizzo di importanti intercettazioni telefoniche contro l’ex sottosegretario, si sono centrati sui numeri emersi da quel voto, possibili pietre di paragone per un imminente futuro. Con l’unico vantaggio di aver rimarcato come molti, che della legalità avevano parlato, si fossero in sostanza piegati a un voto favorevole all’esponente campano del Pdl.

Che sia stato il gruppo dei “finiani” che dal Pdl ha voluto, in questi mesi, rimarcare un certo distacco proprio sul piano della legalità, a votare contro le intercettazioni? Oppure qualche “franco tiratore” del Partito Democratico, eventualità negata da Dario Franceschini, invero uno dei pochi, fuori dall’aula, ad aver ribadito che «chi ha negato le intercettazioni per reati legati alla criminalità ha compiuto un atto gravissimo»?

Rivincita contro Saviano”?

 Nicola Cosentino, accusato di contiguità con gli ambienti camorristici dei Casalesi, è stato salvato dalla Camera che era riunita per votare, a scrutinio segreto, per decidere se quelle telefonate, 46, quelle voci, quei discorsi pericolosi, dell’ex sottosegretario potessero essere elementi utilizzabili contro Nicola O’ Mericano. Cosentino con 308 deputati al suo fianco ha visto rigettare l’autorizzazione, di fatto privando i pm che a Napoli stanno portando avanti l’accusa contro il politico di una forte carta. Eppure le quasi cinquanta telefonate che la Camera ha vietato di utilizzare potrebbero essere una parte importante: il resoconto dell’utenza dell’ex presidente del consorzio Ce4, addetto alla raccolta dei rifiuti in provincia di Caserta, Giuseppe Valente e degli imprenditori dei rifiuti legati alla camorra, Sergio Orsi e Michele Orsi, ucciso nel 2008 con 17 colpi dai sicari del boss Setola, sono ormai carta straccia.

Il paradosso è che le motivazioni addotte da chi ha deciso di salvare Cosentino erano riferibili a un presunto “fumus persecutionis” nei confronti del collega deputato. Cosentino, non sarebbe stato intercettato, come legge prescrive, in quanto onorevole, ma sarebbe stato oggetto di un particolare “aggiramento” per cui sarebbe finito nel mirino intercettando persone con cui aveva dei collegamenti. Le persone citate sopra. Ora, fermo restando che la conoscenza dei suddetti imprenditori è particolarmente indicativa, sembra alquanto improbabile che si siano intercettate le utenze di Valente, dei fratelli Orsi per scovare chiamate di Cosentino. Le utenze degli imprenditori intercettate avevano necessità di essere “ascoltate” per il loro intrinseco valore nei rapporti con la camorra, come dimostrato nello svolgersi dei relativi processi. Ma per chi ha votato a favore il sospetto rimane. Voto blindato. Niente intercettazioni e addirittura Cosentino lodato sui giornali. “Paradosso Cosentino, l’eterno indagato senza mai un processo” dice il “il Giornale” aggiungendo “L’agguato al governo fallisce. La Russa: ‘Vittoria per l’esecutivo’”. Come se valutare l’utilità di quelle intercettazioni fosse un esercizio di resistenza della maggioranza.”No alle intercettazioni. Vittoria di Cosentino: la rivincita contro Saviano” recita Libero”. Alquanto indicativo.

Telefonate importanti

Sulla carta chi ha provato in questi giorni a non far scivolare nell’oblio della memoria l’affaire Cosentino è stato “Il Fatto Quotidiano” che dal 29 settembre ha iniziato a pubblicare stralci di quelle 46 telefonate dove l’ex sottosegretario era a colloquio con alcuni imprenditori intercettati dalla Procura. I contatti con gli imprenditori collegati alla camorra sono numerosi e confidenziali, da Gae- tano Vassallo, ai fratelli Orsi a Giuseppe Valente, presidente del consorzio dei rifiuti CE4. Uno dei fratelli Orsi, Michele, ucciso in un bar di Casal di Principe, era a capo di una società mista, la Eco4, sempre attiva nel settore dei rifiuti. La vicinanza che risalta dalle telefonate non è stata riconosciuta come tale dal Parlamento. Già nei mesi scorsi quando si valutava, in commissione deputata alle Autorizzazioni. «Le intercettazioni il cui utilizzo viene richiesto – dichiarava l’onorevole Lo Presti – afferiscono a conversazioni avutesi tra il deputato Cosentino e altre persone fra il 2002 e il 2004. Già questo elemento fa ritenere scarsamente plausibile la richiesta che, all’evidenza, prende in considerazione elementi ormai molto risalenti nel tempo e la cui idoneità probatoria deve ritenersi in gran parte scemata». E sottolineava che «il Cosentino parla con il Valente, con il Flacchi e con i fratelli Orsi. Questi rapporti erano già noti alla Giunta e il collega Cosentino non li ha mai negati. Si sa però che il solo fatto che questi contatti fossero in essere in quegli anni non può ritenersi decisivo ai fini della colpevolezza dell’onorevole Cosentino per i reati a lui ascritti.»

Ora il colpo di spugna è ufficiale e tutti questi elementi saranno inutilizzabili, con buona pace di chi parla di contrasto alle mafie, legalità, sforzo per combattere la criminalità organizzata. Anche ieri il premier ha ribadito l’attività di un governo che più di altri ha fatto contro la mafia. L’affaire Cosentino, per il quale vale la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva, rimane uno scoglio che il Parlamento avrebbe dovuto affrontare per fare chiarezza. Ostacolo abilmente evitato.

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