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Fuochi criminali

Di Gaetano Liardo il . Sicilia

Sempre più pesante la pressione delle cosche a Niscemi. Un’estate di fuochi criminali, attacchi contro esercizi commerciali, a chiaro scopo estorsivo per tutto il mese di agosto. A settembre, infine, l’escalation mafiosa ha colpito direttamente il sindaco, Giovanni Di Martino. L’auto incendiata sotto casa. Mai nella capitale del carciofo si era registrata un’intimidazione così violenta e plateale nei confronti di un am- ministratore.

Di minacce ce ne erano state, nel periodo della “Primavera” di Niscemi, l’allora sindaco Totò Liardo e i componenti della giunta, tra i quali Di Martino, sentivano forte la pressione dei boss. Lettere piene di minacce, ma non subirono atti mai così eclatanti. Erano anni diversi e Cosa nostra e la Stidda, dopo la guerra intestina che ha lasciato decine di vittime sull’asfalto di Niscemi, Gela e Vittoria, riuscirono a siglare un accordo di non belligeranza, tutt’oggi secondo gli inquirenti valido. Il primo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni comportò l’uscita di scena, almeno temporanea, di figure politiche direttamente o indirettamente collegate al crimine organizzato. L’indignazione per un commissariamento lungo quasi due anni portò all’elezione di un’amministrazione differente, espressione della società civile niscemese, fatta di gente desiderosa di rompere la sudditanza che le giunte precedenti avevano dimostrato nei confronti dei mafiosi. «Mi riferiscono gli inquirenti che i mafiosi sembrano quasi essere felici della mia elezione – era solito dire Totò Liardo – per il semplice motivo che non devono più spartire le tangenti con l’amministrazione». «Proprio per questo motivo – aggiungeva – il nostro controllo sulla realizzazione delle opere pubbliche sarà molto più severo».

Di Martino, entrato in giunta nel 1994 e rimasto fino alla sfiducia dell’amministrazione avvenuta nel 2000, è stato assessore proprio ai lavori pubblici. Dopo il secondo scioglimento del Consiglio comunale, avvenuto nuovamente per infiltrazioni mafiose, Di Martino, eletto sindaco, riprende il lavoro iniziato con l’amministrazione Liardo. Impegno a favore della legalità e controllo degli appalti pubblici. Il giorno dopo l’incendio della sua auto, il sindaco ha siglato un protocollo di intesa con una ditta aggiudicatrice di una gara d’appalto. Un protocollo innovativo che recepisce la direttiva del Ministero dell’Interno per il controllo di tutta la filiera delle imprese che realizzano opere pubbliche.

Una “white list” dove, nero su bianco, sono indicati i nomi delle ditte fornitrici. Quell’indotto sui quali i boss mafiosi fanno riferimento per entrare nel business degli appalti, non potendolo fare più direttamente con le proprie imprese di fiducia. Uno smacco, una minaccia per gli affari delle cosche. Niscemi è stata, infatti, una tra le prime realtà ad aver recepito la direttiva, chiudendo un importante canale di approvvigionamento per le attività criminali delle famiglie niscemesi. Un segnale quindi contro il sindaco che parla di legalità, invoca la nascita di un’associazione antiracket e fa sottoscrivere alle imprese protocolli di intesa per fare controlli sulle ditte fornitrici.

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