E’ il ventiduesimo anno…
Il 2010 avrebbe dovuto essere l’anno del processo agli assassini. Esattamente il 23 maggio dell’anno scorso c’era un fatto giudiziario concreto che – pensavamo – ci avrebbe portato al processo in tempi brevi. Dopo quasi vent’anni di indagini ad intermittenza, perlopiù inconcludenti, dopo depistagli e varie ‘cialtronerie’ giudiziarie (e uso questo termine per non guardare il dolore indicibile – si indicibile – che è stato arrecato a mia madre e a me durante questo lungo nostro “dopo Mauro”). Pensavamo fosse arrivato quel momento. Non voglio con questo esprimere sfiducia nei confronti di tutti gli inquirenti e della magistratura. Voglio però esprimere perplessità per il lavoro non fatto, o fatto male. Voglio far sapere loro che li sollecitiamo a far bene e presto. Ma voglio anche criticare i ritardi, le distrazioni e i tatticismi.
Dopo tanti anni non abbiamo più pazienza, e non ci piace il balletto delle novità e delle indiscrezioni che puntualmente spuntano qualche giorno prima di ogni anniversario, come è successo anche quest’anno. ‘Svolta nelle indagini’ quante volte ho letto questa frase sui giornali in questi 22 anni. Voglio fatti concreti. Se esistono gli elementi per affrontare il processo lo si istruisca subito. Altrimenti si mettano in campo tutte le energie possibili – e quelle impossibili – per svolgere le ulteriori indagini necessarie. Invece non è così. E a tutt’oggi non sappiamo quando sarà così. Le commemorazioni sono rischiose. Ogni parola può sembrare retorica e far perdere il significato di una giornata simbolica – perchè il ricordo, la memoria e la battaglia di ciascun morto non si riducano ad una sola giornata in memoria di.
Quest’anno Mauro ha ricevuto un dono prezioso. All’edizione di “Ciao Mauro 2010” tre giovani siciliani, due proprio della città che Mauro aveva scelto come la sua, Trapani, e uno di Palermo (la prima città siciliana di cui Mauro si innamorò agli inizi degli anni ’70, città nella quale io sono nata e dove mi ha insegnato a dire ‘ciao mare’) hanno presentato in anteprima la pubblicazione di un fumetto/graphic novel sulla sua vita. Gli autori hanno fatto una scelta precisa, hanno scelto di raccontare la vita di Mauro e non il dopo Mauro, che è cosa assai triste. Per ricordare, anche a quelli nati dopo la sua morte, quanto le sue diverse vite/battaglie siano state alla fine tutte molto coerenti, nel volere inseguire un obiettivo che una sua frase riassume molto bene: “Noi non vogliamo trovare un posto in questa società ma creare una società in cui valga la pena di trovare un posto”. E soprattutto hanno dato spazio all’ultimo Mauro, alla sua attività di giornalista a Trapani, in Sicilia. Ricordandolo per quello che aveva deciso di fare nell’ultima sua avventura e quindi quella più matura. Non come ex sessantottino, ex arancione o quant’altro. Non perché io dia meno valore a quella parte del suo vissuto – al quale lui peraltro era molto legato – ma proprio perché tutto il suo percorso lo ha portato ha decidere chi essere e cosa fare. E io credo che sia il modo più onesto e corretto di ricordarlo.
Un siciliano venuto dal nord. Alla presentazione un giovane giornalista siciliano – nato nel 1977 – per introdurre la chiacchierata con i tre autori ha detto una frase alla quale mi sento molto vicina: “…non siamo qui a celebrare un mito ma a fare un esercizio di memoria…”. Già, la memoria. Ogni volta che diamo dell’eroe a uno di loro, rendiamo più accettabile la loro uccisione. Erano uomini, e se andate a scoprire le loro storie, erano molto attaccati alla vita. Pieni di passioni. Semplicemente applicavano al loro “quotidiano” il loro amore per la bellezza. Ricordare le storia di questi uomini non è solo un atto d’amore nei loro confronti, è anche un atto politico e un atto d’amore nei confronti di questo Paese. Proprio per questo motivo, e per altri più intimi, la postfazione di questo fumetto l’ha fatta Benedetta Tobagi. Perché dovremo anche lavorare sulle ‘memorie’e non sulla memoria. Dobbiamo trovare modi e forme per spronare e controllare il lavoro dei magistrati e degli inquirenti, per fare sentire la nostra pressione, l’apprezzamento per il lavoro svolto e lo sdegno per i ritardi, le distrazioni e i depistaggi. E pretendere dai giornalisti l’uso del condizionale, nelle loro ‘svolte epocali’ ma questa forse è utopia. Perché le parole contano. E quando dei ragazzi mi inviano le loro tesi di laurea basate anche sulle vostre parole, devo fare un lungo, lungo respiro.
Nell’ultimo mese Mauro disse una cosa che a me piacque molto, disse che i giovani avevano capito – al contrario della sua giovinezza e degli slogan “tutto e subito” – che per ottenere i propri diritti (e doveri) bisognava lottare giorno per giorno, col dialogo. Da due anni stiamo aspettando che inizi un processo. Un ritardo colpevole e fuori dai tempi, ma continuo ad avere fiducia. E se un giorno dovesse arrivare quel giorno, il sapere che non sarò da sola con Chicca a varcare la porta del tribunale, è importante. Ciao Mauro. Eterna beatitudine.
Maddalena Rostagno a quattro mani con Giorgio Zacco, perché lo scambio di ‘impressioni’con lui è cosa preziosa.
Ringrazio: Giorgio Zacco e l’Associazione ‘Ciao Mauro’ composta da molte persone che a vario titolo, nel corso di questi anni hanno messo il loro tempo e la loro passione perché la comunità trapanese continui a riconoscersi come tale nella memoria di Mauro. Per la raccolta firme che ha sostenuto gli inquirenti impegnati nella ricerca della verità. Per il loro impegno di fare dell’anniversario dell’omicidio di Mauro un giorno di gioioso impegno civile e anche – perché no – per il calore umano dimostratomi in più occasioni. Non li conosco tutti ma a tutti loro devo qualcosa. Nico Blunda, Marco Rizzo & Giuseppe Lo Bocchiaro per la passione che hanno messo in ‘Mauro Rostagno – prove tecniche per un mondo migliore’edizione BeccoGiallo. Perché come ho detto loro all’inizio di questa avventura ‘Mauro si gongolerebbe all’idea di essere un personaggio dei fumetti’e loro ne hanno avuto cure. E forse è proprio per voi, per persone come voi, che ha scelto di fare la sua rivoluzione a Trapani. E per ultima, ma ultima non è, mia madre. Perché nonostante tutto quello che le hanno fatto (ucciso l’uomo che aveva scelto come compagno di vita, arrestata per sospetti di coinvolgimento, massacrata dai giornalisti e poi ignorata, dimenticata e scartata dalla comunità che fondò con mio padre e queste cose lasciano segni, indelebili). E’rimasta la Chicca che Mauro aveva scelto, generosa. E molto altro ancora.
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