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Mistretta, la solitudine del procuratore

Di Norma Ferrara il . Sicilia

«La Procura di Mistretta opera da un anno con un solo procuratore. E sono io». A parlare è Luigi Patronaggio, procuratore dell’ufficio giudiziario di Mistretta, provincia di Messina. Situata nel Parco dei Nebrodi, circa 5000 abitanti,  in questa cittadina, c’è un unico magistrato che da un anno regge l’intero ufficio. Al fianco ha una squadra che ha fatto “gruppo” cercando di porre rimedio alle mancanze di uno Stato distratto o che ha scelto politiche diverse da quelle che servirebbero per far funzionare meglio la macchina della giustizia. «Udienze preliminari, indagini, audizioni, tutto è svolto dalla stessa persona – dichiara Patronaggio – e ciò che è peggio è sapere che questa non è una situazione temporanea ma definitiva». Ovvero nessun sostegno è stato programmato per questo ufficio. L’unica speranza , secondo il procuratore potrebbero essere « trasferimenti di altri colleghi verso questa sede», Mistretta però risulta nell’elenco nazionale, fra le cosiddette destinazioni “disagiate”, ovvere quelle in cui  vi si possono trasferire solo procuratori con 5 anni di anzianità. «L’ultimo concorso fatto è andato a vuoto – continua il procuratore.  Come ho fatto presente al Ministero si tratta di una situazione non praticabile. Continuiamo a lavorare in condizioni non dignitosamente sostenibili».
Patronaggio si trova ad operare con una evidente carenza di personale, come il collega Ferrotti della procura di Enna. Entrambi  sono stati lasciati soli nella gestione giudiziaria di distretti piuttosto complessi per le dinamiche criminali che sono nate e cresciute in questi luoghi.  «Questo territorio ha una vecchia tradizione mafiosa  – conferma Patronaggio  – lo Stato non ci fa una bella figura a lasciare scoperto un territorio così. A Mistretta operano famiglie mafiose che gravitano nell’orbita di Cosa nostra corleonese e palermitana. Per fare un nome su tutti, l’artificiere della strage di Capaci, Pietro Rampulla, era proprio di Mistretta. Legami forti tutt’oggi vedono il territorio soggetto al controllo delle famiglie mafiose dei “tortoriciani” da un lato e ” barcellonesi” dall’altro, affluenti dalle città limitrofe».
 Chiediamo al procuratore se da Roma potrebbero arrivare novità, scelte diverse da quelle attuali affinchè si rinforzi questo distretto. Patronaggio commenta: «Purtroppo da Roma, Consiglio della Magistratura compreso, hanno fatto determinate scelte e sono quelle che hanno portato alla situazione attuale. Noi andiamo avanti senza uditori giudiziari, gli altri uffici limitrofi non riescono a darci una mano poichè impegnati a loro volta con un carico di lavoro difficile da gestire. Infine una mia eventuale assenza può verificarsi, su specifica richiesta inoltrata alla procura generale, solo se c’è qualcuno che può sostituirmi – afferma Patronaggio. Ciò nonostante – conclude – cerchiamo di lavorare al meglio, l’ufficio è impegnato a fare il massimo. Anche se siamo in pochi». 
Così di fronte ai tanti numeri sciorinati con sicurezza dal Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, quando si parla di lotta alle mafie, vorremmo poter aggiungere anche queste: le cifre impressionanti, arrotondate per difetto, che fanno registrare gli organici delle procure siciliane ( e non solo). 
Per maggiori info.
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