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Fra fiamme e discariche della camorra

Di Toni Mira* il . Campania

Si alza ancora il fumo dall’enorme discarica di rifiuti anneriti dal fuoco. Cataste di auto, pneumatici, grossi barattoli con ben visibile il simbolo dei prodotti tossici. E rifiuti di ogni tipo. A pochi metri giocano dei bambini. Abitano proprio qui. Quartiere Casacelle di Giugliano, la terza città della Campania coi suoi 110mila abitanti. Case popolari occupate da 30 anni e gestite dalla camorra, accanto alla gigantesca discarica incendiata alcuni giorni fa. «Benvenuti nella terra di nessuno», ci dice Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania, originario proprio di Giugliano, e nostra guida in queste terre violentate. Benvenuti nella terra dei fuochi, di rifiuti e di camorra, di illegalità e emarginazione. Siamo tornati a due anni dal nostro ultimo “monnezza tour” e a nove mesi dal termine ufficiale dell’emergenza in Campania.

Cosa è cambiato? Molto e in peggio. Rifiuti e degrado umano. E mentre si torna a parlare di emergenza, la camorra continua a fornire i suoi “servizi”. Qui le discariche vanno a pieno regime. Ma nessuno protesta e nessuno interviene. L’appuntamento è al parcheggio del gigantesco parco commerciale Auchan. Sullo sfondo si alza il primo fumo, nero e denso. Viene da San Giuseppillo, località Tre Ponti. E lì ci dirigiamo. Subito appare una giovanissima prostituta africana. «Non si erano mai viste qui. Vuol dire che vengono i camionisti». Quelli che trasportano rifiuti. Ma c’è anche una novità “tecnica” degli ecomafiosi. «Non si vedono più i grandi camion o le grandi cisterne degli autospurghi. Usano invece piccoli furgoni che dal punto di carico, spesso un tir, partono a raggiera carichi di rifiuti. E così come li becchi?». Il risultato è davanti ai nostri occhi. Cumuli di rifiuti di tutti i tipi ai margini della strada. E non ci si accontenta di scaricarli. Da segni sull’asfalto si vede chiaramente che ha lavorato una ruspa, spostando i rifiuti verso i campi. Organizzazione perfetta per le discariche della camorra. Proseguendo lungo via Tre Ponti raggiungiamo l’impressionante discarica della Resit, una dell’impero di Cipriano Chianese, l’imprenditore dei rifiuti coinvolto in varie inchieste. È sequestrata da 2003 e chissà cosa contiene. Ogni tanto prende fuoco o le viene dato fuoco. Per fare posto a nuovi rifiuti. Anche ora il fumo si alza da alcune fenditure. Brucia dall’interno in chissà quale strana reazione chimica.

«È la solfatara del terzo millennio», ironizza amaramente Raffaele. Ma quello che stringe il cuore sono i campi di fronte. Alberi carichi di bellissime prugne. Chi mangerà questi frutti che hanno respirato i fumi tossici? Ci avviciniamo al fumo che avevamo visto da lontano. È laggiù, a poche centinaia di metri ma la stradina di campagna che dovremmo imboccare è completamente avvolta dalle fiamme. Bruciano sterpaglie e cespugli. Anche questa è una novità, «tecnica del cancelletto, tecnica militare. Si dà fuoco alla strada per bloccare i vigili del fuoco. E intanto più avanti brucia la discarica». Andiamo a vedere? «Meglio di no, sicuramente c’è qualcuno che sorveglia». Infatti da una traversa compare un furgoncino. «Sono loro. Allontaniamoci». Lasciamo via Tre Ponti (dove intanto le prostitute sono aumentate) per entrare nella città. Lungo la statale il traffico è quasi impazzito. «Siamo al centro di distribuzione della grande sottrazione», ci spiega Raffaele con tipica fantasia campana. Ironia amara. A fianco della strada l’enorme mercato delle pulci, centinaia di bancarelle. Completamente abusivo. Molta è merce rubata. A fine mattinata scompare lasciando un mare di rifiuti che nessuno raccoglie. Senza controlli. Ma la vigilianza privata c’è. Chi la paga? E la camorra che ruolo ha? «Come fai ad aprire questo centro commerciale parallelo senza i “legittimi permessi”?», ironizza la nostra guida. Ormai siamo nel pieno dell’abitato.

Teoricamente a Giugliano si dovrebbe fare la raccolta differenziata. La gente è disponibile. Separa i rifiuti. Li mette nei sacchetti. Ma nessuno li viene a prendere. «Qualche famiglia li porta nei paesi vicini dove la differenziata funziona. Non si potrebbe ma la accettano». Ma gran parte dei sacchetti finisce per strada. Eccolì lì: la carta, la plastica, il vetro e perfino l’umido. Finiranno in discarica. Fa quasi tenerezza vedere l’impegno degli abitanti così mal corrisposto dagli amministratori. Poco più avanti ci assale una fortissima puzza di marcio. «Questa notte hanno scaricato frattaglie di pesce. Me lo avevano detto». In piena città, tra le case. Anche di giorno. Ci supera un Ape con la scritta di una pescheria. «È andato a scaricare. Non ci sono luoghi dove conferire questi rifiuti e allora li buttano qua e poi li bruciano. Laggiù in fondo a quella stradina. Senti la puzza?». Eccome se si sente. E anche qui c’è chi fa affari. Ma al peggio davvero non c’è limite. Siamo alle case popolari, casermoni occupati abusivamente da 30 anni. La camorra ha sfrattato i legittimi affittuari e poi assegnato a chi voleva gli appartamenti. Incassa la pigione e tiene tutto sotto controllo. Le sentinelle all’ingresso della zona sono comodamente sedute e osservano chi imbocca la strada. Quello che ci appare è inimmaginabile. Qui davvero tutto è lecito sotto la protezione dei clan. I tombini delle fogne sono aperti, pronti a scarichi abusivi. Dai palazzi, fino ai piani più alti, pendono decine di cavi elettrici allacciati alle centraline. Abusivi, ovviamente. Giriamo attorno all’ultimo palazzo ed ecco l’inferno. La mega discarica che ha bruciato per 24 ore. Malgrado l’intervento e l’impegno dei Vigili del fuoco. Raffaele era lì e ricorda con rabbia. «Vedere questo nel cuore della terza città della Campania, vedere i bambini col muco nero che esce da naso…». E non è finito. Bruciata la discarica si è fatto posto e si ricomincia. Sono infatti ben visibili nuovi cumuli di rifiuti: bancali di legno, sopra copertoni, e poi altro materiale. Tecnica seprimentata per gli inceneritori della camorra. Tutta roba recente pronta per nuove fiamme.                                 

da L’Avvenire

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