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Emergenza rifiuti, Sos all’Europa

Di Toni Mira* il . Campania

Più di 120mila tonnellate di rifiuti partiranno dalla Campania nelle prossime settimane. Resti della lavorazione degli Stir e ceneri del termovalorizzatore di Acerra. Con costi altissimi: più di 12 milioni di euro. È scritto in documenti ufficiali, bandi di gara dello scorso agosto che portano la firma della Presidenza del Consiglio-Dipartimento della Protezione civile-Unità operativa, che sta ancora gestendo alcuni settori dello smaltimento. Nuovi «viaggi della vergogna», come scrivevamo quasi tre anni fa. Ma questa volta non si tratta di liberare le strade campane. Questi rifiuti partiranno, a caro prezzo, perché nella regione non ci sono impianti per trattarli. Non ci sono mai stati, né durante l’emergenza né ora che, ufficialmente, è finita il 31 dicembre 2009.

Due le tipologie di rifiuti che andranno fuori regione. La prima riguarda 61mila tonnellate di frazione umida tritovagliata, cioé i resti della lavorazione degli impianti Stir che selezionano e triturano i rifiuti da inviare al termovalorizzatore di Acerra, l’unico esistente in Campania. La frazione umida che rimane dovrebbe essere trattata per trasformarla in compost o per il recupero delle cave (era previsto che andasse a Terzigno). Ma impianti del genere la Campania non ne ha. Al punto che i comuni «ricicloni», quelli che fanno bene la raccolta differenziata, devono inviare la propria frazione umida in Calabria o in Sicilia, a costi esorbitanti. Gli stessi previsti nel primo bando di gara. Il totale per 61mila tonnellate è di 8 milioni e 540mila euro (più Iva) divisi in tre lotti: lotto “1”, Stir di Caivano, 25mila tonnellate per 3 milioni e 500mila; lotto “2”, Stir di Battipaglia e di Tufino, 18mila tonnellate per 2 milioni e 520mila; lotto “3”, Stir di Santa Maria Capua Vetere e Giugliano, 18mila tonnellate per 2milioni e 520mila. Si pagheranno 140 euro a tonnellata (più Iva), il doppio di una lavorazione in regione.

La seconda tipologia riguarda il termovalorizzatore di Acerra. Malgrado funzioni a mezzo servizio, sta producendo tonnellate di ceneri pesanti e scorie che non si sa dove mettere. Si tratta, infatti, di rifiuti che richiedono impianti specializzati, discariche “classe C”, che in Campania non ci sono. Da smaltire ci sono 65mila tonnellate, con un costo di 3milioni e 600mila euro. Una bella cifra. Appena quattro mesi fa, il 25 maggio, rispondendo ad un’interrogazione dell’onorevole Elisabetta Zamparutti, il ministro Vito, a proposito di queste ceneri, definite «non pericolose ed inerti», aveva annunciato che «considerato l’allarme sociale, ingiustificato, che il conferimento di tali materiali ha suscitato nei cittadini, si è deciso di non utilizzarli in alcuna discarica e, quindi, neanche in quella di Terzigno». Vadano, dunque, fuori regione. Ma bisogna fare in fretta. È scritto nei bandi per giustificare l’utilizzo della «procedura ristretta e accelerata».

C’è sempre fretta, in Campania. Regione sempre coi rifiuti alla gola.                                 

* Da L’Avvenire                          

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