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Popolari per l’Italia, ancora in bilico la posizione di Drago

Di Rosario Cauchi il . Sicilia



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Saverio Romano, fresco ex segretario
regionale dell’Udc, ha appena annunciato la nascita di un nuovo
gruppo parlamentare, ribattezzato “Popolari per l’Italia di
domani”, del quale faranno parte altri tre deputati siciliani,
Giuseppe Ruvolo, Calogero Mannino e Giuseppe Drago. Proprio la posizione di quest’ultimo,
già presidente della regione Sicilia, potrebbe però ridurre
l’apporto della nuova entità al governo Berlusconi.

I “Popolari per l’Italia”, insomma,
potrebbero perdere un pezzo.A fine luglio, infatti, la giunta per
le elezioni della Camera dei Deputati ha disposto la decadenza di
Giuseppe Drago dalla carica di parlamentare: verdetto legato alla
condanna, passata in giudicato, subita dall’esponente politico di
Modica nella primavera dello scorso anno. La Cassazione, infatti, ha confermato
la condanna per peculato disposta nei due precedenti gradi di
giudizio e generata dalla mancata rendicontazione, nel 1998, di 238
milioni di lire all’interno di uno speciale fondo della Presidenza
della Regione Sicilia.

Fatti risalenti al periodo nel quale
Drago ricoprì la carica di governatore siciliano. La decisione emessa dai massimi
giudici, inoltre, ha imposto al condannato l’interdizione dai
pubblici uffici fino al giugno del 2012. Tutti fattori che hanno contribuito
alla formazione del verdetto emesso dalla giunta per le elezioni. Adesso, però, spetta alla Camera
confermare la decadenza.

Il prossimo 6 ottobre, Giuseppe Drago,
secondo le indicazioni regolamentari, dovrà sostenere un
contraddittorio davanti ai colleghi e subito dopo si procederà alla
votazione. Il deputato, però, si dice più che
sicuro di un voto contrario alla decadenza da parte dell’aula.

Si affida, infatti, alla mancanza di
una specifica norma che preveda la sospensione di un deputato durante
il periodo di assolvimento del proprio mandato. “L’istituto della sospensione –
dice – non è previsto né alla Camera né al Senato, e se i miei
colleghi dovessero adeguarsi al provvedimento emesso dalla giunta per
le elezioni si verrebbe a generare un vero vulnus costituzionale”.

Secondo la sua ricostruzione, infatti,
la decadenza potrebbe giustificarsi solo nella vigenza di una
specifica legge costituzionale, “o si fa questa legge – aggiunge
– oppure io rimarrò al mio posto, quello assegnatomi dai cittadini
italiani”. Nei prossimi mesi, inoltre, il deputato
Drago sarà impegnato, insieme ad alcuni ex compagni di partito, a
difendersi dalle accuse mossegli anche dalla Procura di Modica
nell’ambito dell’inchiesta “Modica Bene”.

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