I mercanti di Taranto
Usura e racket sono due attività
criminali particolari. In entrambe c’è uno stretto contatto tra la
persona offesa e chi commette il reato. L’ambiguità di questi reati
consiste nella capacità che hanno i criminali nel presentarsi come
“amici” o “amici degli amici”, che attraverso accordi privati
forniscono aiuto economico o protezione ad altri cittadini. Il 29 gennaio 2010 la Squadra Mobile di
Taranto insieme alla Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura con
l’operazione “Cippone” aveva emesso diciassette ordinanze di
custodia cautelare nei confronti degli appartenenti a una presunta
organizzazione specializzata in usura ed estorsione. Il volume
d’affari dell’organizzazione si aggirava intorno ai quattro
milioni di euro grazie a tassi d’interesse che raggiungevano anche il
15%. Una quindicina di imprenditori jonici caduti nella rete era
costretta a pagare sotto minaccia o a cedere quote delle società in
loro possesso. L’indagine era stata avviata nel 2007 in seguito alla
denuncia di una delle vittime e si era poi sviluppata anche grazie
alle intercettazioni ambientali. Tra gli arrestati c’erano
pregiudicati con precedenti specifici per usura ed estorsione. Tra
questi Antonio Calabrese e Luciano Donati, ai quali viene attribuito
il ruolo di promotori, insieme con Nicola Cippone, Vittorio Colavito
e Carlo Giardino.
Nonostante la presenza di questi
pregiudicati, le indagini non hanno rilevato la capacità della
malavita organizzata di coniugare l’attività di usura con quella del
racket e per questo motivo cadde l’accusa di associazione di stampo
mafioso. Attraverso le perquisizioni gli inquirenti sono riusciti a
individuare, però, uno stretto intreccio di rapporti usurari. La
ricostruzione delle vicende, attraverso l’interpretazione della
documentazione sequestrata, la deposizione delle poche vittime
disposte a collaborare e di alcuni testimoni ha messo in rilievo come
il gruppo di usurai, agisse, con enormi profitti, anche su altre
vittime.
Partendo da questi elementi questa
mattina sono state arrestate altre sedici persone. Usura aggravata,
estorsione aggravata, riciclaggio e reimpiego di denaro e titoli di
credito di provenienza illecita, queste le accuse che pesano sugli
arrestati tra cui spiccano un commercialista, un noto imprenditore,
titolare di due rivendite d’abbigliamento e di altri esercizi
commerciali, e un avvocato del Foro di Taranto. Gli interessi usurari
praticati variavano dal 7% al 30% mensili, con un volume d’affari
complessivo, riferito ai soli fatti accertati, di circa 600 mila
euro. Nel corso delle indagini, vista la difficoltà a ottenere
collaborazione dalle vittime, sono scattate diverse denunce di
favoreggiamento personale a carico di coloro che hanno fornito agli
investigatori false dichiarazioni, ed è anche emersa una notevole
attività di riciclaggio e reinvestimento di capitali illeciti
promossa da Luciano Donati.
Il pubblico ministero Pietro Argentino
ha richiesto per gli indagati la custodia cautelare in carcere e il
sequestro preventivo dei beni ricavati dai reati in trattazione. Il
giudice per le indagini preliminari Giuseppe Disabato ha accolto le
richieste, emettendo le misure cautelari e il sequestro preventivo di
12 unità immobiliari, 9 auto, 2 motocicli, 4 esercizi commerciali, 3
rami d’azienda, 6 blocchi di quote nominali di società appartenenti
ai componenti dell’organizzazione criminale, per un valore
complessivo pari a circa 6 milioni di euro. Sono state effettuate 40
perquisizioni, 9 delle quali nelle province di Milano, Brescia e
Pavia. L’operazione ha visto impegnati 100 agenti della Polizia di
Stato, appartenenti alla Squadra Mobile di Taranto, alla Sezione di
Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Taranto,
alle Squadre Mobili di Bari, Brindisi, Potenza, Matera, Milano,
Brescia, Pavia, e al Reparto Prevenzione Crimine Puglia.
Pochi giorni fa l’associazione Sos
Impresa ha presentato il rapporto “L’Italia incravattata” per
descrivere questo fenomeno che, rafforzato dalla crisi economica, fa
sempre più vittime. 600 mila sono le vittime stimate dell’usura, di
cui 200 mila commercianti. Questi ultimi versano ogni anno ai loro
carnefici un tributo che si aggira sui 20 miliardi di euro. E ogni
giorno sono 50 le imprese che chiudono i battenti perché vessate.
L’estorsione e l’usura sono, oggi più che mai, un cancro le cui
metastasi soffocano e fanno degenerare l’economia del Paese,
impedendo lo sviluppo, frenando gli investimenti e allontanandoli.
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