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26 settembre 1970

Di Anna Foti (www.reggiotv.it) il . Calabria

Sono da poco
trascorse le ore 23. Siamo sul chilometro 58 dell’autostrada A1 Napoli-Roma.
E’ il 26 settembre del 1970 quando cinque giovani, tutti anarchici,
diretti da Vibo Valentia a Roma, perdono la vita su una mini minor gialla.
Il secondo episodio sospetto in dieci anni in quello stesso tratto autostradale.
Scaraventata la vettura a venti metri dall’autotreno che trasporta
pomodori a bordo del quale c’erano Alfonso e Ruggero Aniello che sarebbero
rimasti illesi, poi un faldone scomparso e tante, troppe coincidenze.
Angelo Casile, 20 anni, Franco Scordo, 18 anni, Luigi Lo Celso, 26 anni,
e Gianni Aricò, 22 anni, tutti calabresi e tutti anarchici, e poi la
moglie di Gianni Annelise Borth, 18 anni e incinta di due mesi, lei
tedesca ma anarchica. E’ un incidente mortale, tragico dunque, ma
anche misterioso come la scomparsa di quei documenti, evidentemente
troppo importanti.  

Siamo negli
anni Settanta, e non sono anni semplici; sono gli anni del terrore,
della strategia eversiva nera e della Brigate Rosse. Anni di cui scrisse
Fabio Cuzzola nel suo libro-inchiesta “Cinque anarchici del Sud”.
Sono gli anni della Strage di Gioia Tauro che il 22 luglio del 1970,
costò la vita di sei persone che viaggiavano sul treno del sole Palermo
– Torino deragliato e fatto esplodere. Poco più di due mesi dopo la
morte dei cinque anarchici, un episodio che rivendica, ancora a distanza
di 40 anni, la dignità di fatto storico tutt’altro che minore. Avrebbero
dovuto consegnare un delicato rapporto sulla strage ferroviaria di Gioia
Tauro. Una strage che solo anni dopo sarebbe stata ricondotta nell’alveo
dello stragismo nero. Forse le rivelazioni contenute in quel dossier,
che avevano con loro in macchina prima dell’incidente sull’A1 e
che non fu mai trovato, potevano riferire delle stesse informazioni
dirompenti che Mauro De Mauro, cronista dell’Ora di Palermo di cui
lo scorso 16 settembre ricorreva il quarantesimo anno dalla scomparsa,
avrebbe dovuto svelare nel suo reportage giornalistico. Informazioni,
anche queste, affogate nel sangue, anche questa informazione ingoiata
da un silenzio di ormai quarant’anni.

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