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Rapporto Ossigeno 2010, giornalisti sotto tiro in Calabria

Di Gaetano Liardo il . Calabria

‘Mpamu. Infami. Così
sono definiti nelle terre di mafia i giornalisti. Non tutti si intende,
solo quelli che le notizie le vanno e cercare, le sviluppano, le collegano,
e le pubblicano. I “giornalisti – giornalisti” per dirla alla
Giancarlo Siani. Quelli che non si lasciano intimorire e che non cedono
davanti alle pressioni. Di nessuna natura. Sfogliando le pagine del
Rapporto Ossigeno di storie ne trovi tante. Ci sono i giornalisti conosciuti,
quelli che scrivono sulle grandi testate nazionali, o che in tivù fanno
quei reportage che poi se ne parla per giorni. Critiche e dure reazioni
che spesso comportano la censura del programma o del servizio. Capita
in Rai, ma è capitato anche sul Tg di La7, a farne le spese è stata
Silvia Resta.

Lirio Abbate, Rosaria
Capacchione, Sandro Ruotolo, nomi e volti conosciuti che con bravura
e caparbietà stanno scrivendo pagine importanti del giornalismo italiano.
Ma anche tanti “sconosciuti”. Giornalisti di piccole testate provinciali
pagati a pochi euro al pezzo, che per sopravvivere fanno altri lavori,
ma che sono considerati pericolosi, molto più pericolosi dei colleghi
più noti.

Succede in Sicilia,
in Campania, in Puglia e soprattutto in Calabria. La regione diventata
il luogo più pericoloso in Italia dove fare il mestiere di giornalista.
L’ultimo in ordine di tempo ad essere stato colpito, almeno per adesso,
è Ferdinando Piccolo, 23 anni. E’ corrispondente da San Luca per
il Quotidiano della Calabria. Prima di lui una lunghissima e allarmante
sfilza di giornalisti calabresi che hanno dovuto “pagare pegno”.

Buste con proiettili,
auto incendiate, isolamento. E silenzio. Tanto. Molte storie simili
a quelle di Ferdinando le hanno raccontate Roberta Mani e Roberto Rossi,
due collaboratori di Ossigeno per l’informazione, in “Avamposto,
nella Calabria dei giornalisti infami”. Cronisti di battaglia, verrebbe
da dire, perché raccontano la guerra che si sta combattendo dallo Stretto
al Pollino. La ‘ndrangheta ha lanciato una lunga offensiva contro
lo Stato, che sta raccogliendo buoni frutti dalla campagna di repressione
contro le cosche calabresi, ma anche contro i giornalisti che ne scrivono.

Parlare degli omicidi,
crudi ed efferati, dei loschi traffici che arricchiscono i boss in una
terra povera e violentemente colpita dalla crisi economica, o dei legami
tra le ‘ndrine e la politica, dà fastidio. Molto fastidio.

Per dare sostegno e
solidarietà a magistrati, forze dell’ordine e giornalisti sabato
ci sarà una manifestazione a Reggio Calabria. A lanciare l’idea
il Quotidiano della Calabria. L’auspicio di tutti è che sia una grande
manifestazione di popolo, capace di non fare sentire più i giornalisti
isolati in un “avamposto” circondato da nemici. 

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