Opposizione, mozione unitaria sull’informazione
L’obiettivo è quello di avere in Parlamento un dispositivo unico che sollevi il caso sull’anomalia italiana. Per farlo le opposizioni si sono riunite oggi intorno al testo di una mozione, per la libertà e il pluralismo. Primi firmatari i parlamentari Beppe Giulietti (gruppo misto), Bruno Tabacci (Api), Roberto Zaccaria e Paolo Gentiloni (Pd), Fabio Evangelisti (Idv) Marco Beltrandi (Radicali – Pd), Roberto Rao (Udc), Roberto Nicco (gruppo misto). Non una contro mozione a quella di Futuro e Libertà, che interviene su questioni simili, ma la possibilità di proporre un testo che riesca a palesare l’anomalia italiana nel settore dei media. Lo ha sottolineato con forza nel suo intervento il portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti, aggiungendo: “quella che stiamo presentando è una mozione aperta e non in contrapposizione con quella di Fini, anzi lavoreremo per avere dispositivi comuni” con l’obiettivo “di avere una maggioranza su un testo che sollevi il caso dell’anomalia italiana”.
Un testo, quello presentato oggi, che parte da un dato in particolare: la normativa italiana non è in linea con le direttive e le regole europee sull’informazione. Più volte l’Italia è oggetto di osservazioni da parte degli altri paesi europei nei quali una anomalia come il conflitto d’interessi viene vista con disappunto e a tratti con paura. E’ quindi impossibile – dicono i primi firmatari della mozione – non prendere atto che ci troviamo non in linea con gli standard europei e che l’attuale sistema dell’informazione in Italia, Servizio pubblico compreso, non risponde ai criteri rispettati in Europa. Nel testo presentato oggi sono contenuti riferimenti espliciti alla normativa europea, alla legge antitrust, ai tanti conflitti d’interesse, al mancato rispetto del pluralismo politico e sociale da parte delle testate televisive, in particolare. Lo scopo è quello di cercare minimi denominatori comuni tra forze di opposizione per portare avanti quelle che sono riforme e correttivi che non possono più essere rimandati. “Quando si parla di pluralismo dell’informazione – dichiara Giulietti – non si intende solo quello dei partiti politici a vedersi rappresentati nei servizi giornalistici. Si parla soprattutto – sottolinea – di tutti quelle parti sociali che sono cancellate sistematicamente dai titoli dei Tg e che non trovano posto nel racconto di questo Paese”.
Una mozione che chiede quindi che venga pienamente rispettato l’articolo21 della Costituzione “che è il diritto di chi sta a casa, di chi l’informazione la riceve, ancor prima di essere il diritto di chi la fa”. Anche il senatore del Pd Vincenzo Vita si è reso disponibile a proporre la stessa operazione nel secondo ramo del Parlamento. Alla fine della conferenza stampa è iniziato l’iter della mozione, portata alle Presidenze dei gruppi e quindi in capigruppo per essere calendarizzata.
Un contributo fondamentale al testo presentato è stato affidato a Roberto Zaccaria, ex presidente della Rai, oggi deputato per il Partito Democratico e docente di Diritto dell’informazione. Zaccaria punta scientificamente l’attenzione in particolare sull’art.10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sulla libertà d’espressione; le disposizioni della Carta dei diritti dell’Ue sul rispetto del pluralismo e della libertà dei media; le direttive comunitarie sulle comunicazioni elettroniche che escludono le concentrazioni nel mercato della radiodiffusione e la risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (1387 del 2004) nella quale si esprime preoccupazione per la situazione italiana in tema di congruità delle sue leggi su pluralismo e conflitto di interessi. E ancora i pareri Ue sulle leggi Gasparri e Frattini (comunicazioni e conflitto d’interessi) e le raccomandazioni Ocse sulle anomalie dell’Italia in tema di concentrazione mediatica e politica. Quindi le disposizioni del contratto di servizio, della legge sulla par condicio. Per questo, nel dispositivo, si impegna il Governo a “dare seguito alle indicazioni provenienti dalle organizzazioni internazionali su pluralismo, concentrazioni e conflitto di interessi” e ad allineare la normativa alle direttive di settore, “a garantire l’indipendenza del servizio pubblico” e ad “astenersi da ogni interferenza con l’indipendenza editoriale e l’autonomia istituzionale delle emittenti pubbliche”, infine a rimuovere la “clamorosa incompatibilità” del premier nell’interim allo Sviluppo economico.
Impostazione diversa dalla mozione di Fli, concentrata sull’operato del Dg Masi e sulla linea del Tg1 di Augusto Minzolini. “La mozione dei finiani ha il merito di aver detto finalmente che è crollato il muro d Berlino del sistema mediatico – ha affermato Giulietti – ma il problema non è puntare il dito contro Minzolini (direttore Tg1) o il direttore generale della Rai, De Masi. Si tratta di fare riforme strutturali con intelligenza e attenzione”. Si è parlato a lungo anche della Rai e dell’operato dell’azienda, del suo futuro. In particolare Bruno Tabacci (Api) ha rilanciato l’allarme sui rischi cui va incontro l’azienda. Il paragone è con Alitalia e il destino che ha da poco avuto sotto gli occhi di tutti. Inoltre in merito alla qualità e la credibilità del lavoro che alcune testate stanno portando avanti dentro il servizio pubblico ha affermato: “che ci sia una distorsione nell’informazione è evidente”. Quanto al Tg1, “mia mamma diceva ‘lo ha detto il Tg1’ oggi non si può più dire”. Concorde anche Marco Beltrandi dei Radicali – Pd che ha ricordato quanto “la situazione è grave sul cosiddetto pluralismo e sull’assetto radio tv”.”la situazione è grave sul cosiddetto pluralismo e sull’assetto radio tv”.
Questa mozione, arriva non a caso, nella giornata in cui si ricorda il venticinquesimo anniversario della morte del giovane giornalista del Il Mattino, Giancarlo Siani. A lui Giuseppe Giulietti e Corradino Mineo, direttore di Rainews24 (giunto nel corso della conferenza stampa) hanno dedicato un passaggio dei loro interventi, ricordando la figura del cronista precario “abusivo” come un “giornalista – giornalista” (citando la frase che nel film di Marco Risi, Fortapasc racconta la distinzione, appunto, fra questo tipo di giornalista e i “giornalisti – impiegati”). “Una mozione, quindi – ha concluso Giulietti – che chiede rigore e ripristino dei parametri fondamentali per poter continuare a fare i “giornalisti – giornalisti” in questo Paese e non i “giornalisti – impiegati” . Che è decisamente un’altra cosa”.
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