Messico, tra cartelli e libertà di informazione
Messico e Italia si guardano allo specchio. Fare informazione in
maniera libera diventa così uno dei sogni che nella Penisola e nella
federazione centramericana si rincorrono insieme. Da noi, nei giorni
del venticinquesimo anniversario della morte di Giancarlo Siani, ucciso
dalla camorra a Napoli, l’osservatorio Ossigeno, voluto dalla Fnsi, per
monitorare i giornalisti minacciati in Italia ha presentato il suo
nuovo rapporto. Da decenni in Italia l’informazione è in pericolo,
bloccata, ostacolata, sotto scorta. Ostaggio dei poteri e delle mafie.
In Messico, da almeno dieci anni, solo per rimanere ai tempi
recentissimi, cadono a decine i giornalisti, coinvolti nel massacro
quotidiano che la ferocia dei narcos e il continuo sovrapporsi tra
legale e illegale hanno prodotto nelle strade della federazione. Due
realtà profondamente diverse, questo è innegabile, ma è impossibile non
cogliere le similitudini. Anche nella “civilissima” Italia i
giornalisti sono morti, uccisi e sepolti spesso sotto un velo di
indifferenza e la volontà, odierna, di evitare altre vittime da
compiangere a posteriori, parte anche da una presa di coscienza globale
riguardo a cosa significhi informare. In Italia come in Messico.
Libera
Informazione, nell’ambito del programma “Mafie senza confini, noi senza
paura” in Emilia Romagna, ha organizzato con Internazionale e Premio
Ilaria Alpi, un incontro a Ferrara, il prossimo 3 ottobre alle ore 15.
Il titolo, “Cartelli e cartelli. La mafia e il suo contrario tra Italia
e America Latina”, spiega già le coordinate entro le quali si muoverà
la discussione: un dibattito aperto sulla situazione dei media in
Messico, tra potere dei cartelli narcos e prospettive di rilancio
sociale. Il dibattito, moderato da Lorenzo Frigerio di Libera Informazione, vedrà la partecipazione di Tonio dell’Olio,
rappresentante di Libera: «Abbiamo risposto alla sollecitazione della rivista
Internazionale nell’ambito del festival da loro organizzato, invitando
due rappresentati del giornalismo messicano. Non solo in qualità di
reporter – precisa dell’Olio – ma come attivisti che abbiano
intenzione di promuovere una rete di giornalisti che si propongo di
supportare la libertà di informazione nel loro contesto territoriale».
A Ferrara saranno presenti Cynthia Rodriguez, giornalista messicana già
autrice di un libro sui rapporti tra narcos e criminalità mafiosa
calabrese e Marcela Turati. Quest’ultima ha da qualche anno fondato
“Periodistas de a Pie”, una rete di reporter che vuole riportare al
centro dell’informazione temi spesso dimenticati. Su questo binario
viaggerà l’incontro che il 4 si svolgerà a Roma presso la Fnsi. Accanto
alle giornalista e a dell’Olio anche il collega Josè Gil Olmos, in una
giornata in cui il confronto tra il sindacato italiano e la rete
messicana potrà portare frutti per una collaborazione e già un primo
sdoganamento della difficile realtà che si vive in Messico.
«La
situazione in Messico è parecchio drammatica – ci racconta sempre Tonio
dell’Olio, promotore delle iniziative – e in qualche modo rappresenta
il paradigma di quello che è il giornalismo per i diritti umani in
questo scorcio di inizio secolo. Per molto tempo, ed era così, abbiamo
pensato che l’informazione libera dovesse confrontarsi con le dittature
militari e con i regimi totalitari. Abbiamo però dovuto registrare oggi
come i diritti umani siano minacciati dall’attività dei cartelli narcos
e delle organizzazioni criminali». La manipolazione dei media, le
minacce dei narcos, le morti, tracciano nuove selvagge evoluzioni nel
rapporto tra potere criminale e informazione:«Da questo punto di vista
il Messico è non solo geograficamente una terra di confine, una sfida
continua: il tema ha modalità nuove e bisogna attrezzarsi».
Non
stupisce, allora, quanto successo nei giorni scorsi quando il
quotidiano El Diario in un editoriale dal titolo “Che cosa volete da
noi?” si rivolge direttamente agli uomini dei cartelli del
narcotraffico. Per chiedere cosa fare per rimanere in pace. «Non
vogliamo altri morti. Non vogliamo altri feriti né intimidazioni – si
legge nell’articolo –. Non possiamo esercitare la nostra professione in
queste condizioni. Spiegateci dunque cosa vi aspettate da noi come
mezzo di comunicazione». Una pesante sconfitta dell’informazione? Una
provocazione? Sta di fatto che nel Messico dove regna la corruzione e
si fa fatica a tracciare confine tra apparati statali e criminalità
organizzata ci si rivolge ai cartelli, ai boss narcos. Illegittima
autorità che regna nella federazione.
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