21 settembre 2010: Giornata Internazionale dell’Onu per la Pace
Non c’era nessun fatto spettacolare
da raccontare e soprattutto non c’era nulla da buttare in politica.
Così la tv, pubblica e privata, ha censurato la Giornata internazionale
per la pace e le iniziative promosse da centinaia di associazioni, gruppi,
scuole, enti locali e organizzazioni della società civile per
costruire una cultura della pace e dei diritti umani. Non una parola,
non un’immagine. Tutti uguali: Tg1, Tg2, Tg3, Rainews, Tg4, Tg5, Studio
Aperto, La7. Tutti uguali. Tranne SkyTg24 che alla Giornata internazionale
per la pace ha dedicato 10 minuti.
Questa è la televisione italiana.
Anche quella che paghiamo con il canone e che avrebbe il dovere fornirci
un prezioso servizio pubblico. Ore e ore di trasmissioni, centinaia
di programmi, migliaia di giornalisti. In questa TV c’è spazio
solo per la politica e la sua corte, la cronaca nera, le stupidaggini,
le previsioni del tempo e il sensazionalismo. Per la pace, per i problemi
della pace e per chi li affronta tutti i giorni no. Le porte sono chiuse,
sbarrate. Il 21 settembre come tutti gli altri giorni. Come accade per
il mondo e per la vita reale della gente.
Quello che è successo ieri è
un fatto emblematico, simbolo di una censura che si va estendendo e
che vuole silenziare la società civile responsabile. Ci sono cose
che gli italiani non devono sapere, ci sono facce che non si devono
vedere, ci sono soggetti che non devono esistere. L’attacco alla società
civile responsabile è forte e generalizzato. E la tv, insieme
a tanta parte della carta stampata, lo conduce da tempo in modo sistematico.
Non è solo un attacco a persone e organizzazioni: è un altro
attacco alla Costituzione, alla democrazia, alla libertà e al
pluralismo.
La società civile responsabile
lo deve sapere: esclusi siamo ed esclusi resteremo fino a quando le
voci di protesta non si ingrosseranno. Quel giorno arriverà. E non
ci saranno sconti per nessuno.
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