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Usura, in Italia un giro d’affari di 20mld di euro

Di Norma Ferrara il . Lazio

Cresce sempre più la presenza delle mafie dietro il fenomeno dell’usura. Questo uno dei dati più significativi e allarmanti che emerge dal rapporto di Sos impresa e Confesercenti presentato ieri nella sede della provincia di Roma durante il “No usura day”, giornata dedicata al grave problema dell’usura e alle sue vittime (promossa da Confesercenti e Sos Impresa in collaborazione il Comitato Permanente di Lotta alle Mafie di Fondi ed altre  decine di associazioni antiusura e antiracket, presenti sul territorio).

 Un rapporto intitolato “L’Italia incravattata” che muove i suoi passi all’interno del tradizionale documento che ogni anno Sos impresa redige calcolando il fatturato complessivo delle attività affaristico – criminali delle mafie, per poi addentrarsi, attraverso numeri e fonti giudiziarie, all’interno di un  complesso fenomeno criminale capace di mettere in ginocchio imprese, famiglie, singoli cittadini, spesso senza lasciare traccia o compiere azioni eclatanti:  l’usura. Un sistema che da solo, fattura in Italia, circa 20 mld di euro, confermano gli autori del Rapporto sull’usura, e tende a diventare sempre più un reato associativo. Somme ingenti, aree geografiche vaste, affari consistenti: tutto questo non può essere più gestito dalla classica figura del cosiddetto “strozzino”, il singolo usuraio che esercita prestiti di tale natura, fuori dalle percentuali legali del credito.  Oggi il fenomeno invece è diventato organico a specifiche attività come quelle mafiose, spesso legato all’estorsione e al racket.

Leggendo l’ampio dossier curato da Lino Busà e Bianca La Rocca (Sos impresa) si evince quanto nessuna area del Paese possa dirsi immune. Campania, Sicilia e Lazio, risultano le regioni maggiormente colpite mentre il centro Italia e il nord, Lombardia in testa, fanno registrare numeri preoccupanti. In totale ammontano a 600mila le persone vittime dell’usura, a cui vanno aggiunte altre 15mila persone immigrate. Sullo sfondo si staglia inoltre un dato: a monte di questi dati le denunce sono poche. In particolare dal 1996, quando e’ stata introdotta la legge 108 (la legge antiusura), si assiste a un calo sistematico e inarrestabile del numero delle denunce.

Uno dei motivi (ma non l’unico) all’origine di questo dato è da ricercarsi nell’iter giudiziario che le vittime dell’usura si trovano ad affrontare, nella durata del processo, e nelle poche informazioni legate alla possibilità di accedere al Fondo per le vittime di usura (istituito dalla stessa 108). “Solo il 10% dei denuncianti può godere di una assistenza in grado di garantirlo durante tutto l’iter investigativo e giudiziario – si legge nel rapporto. Un dato che influenza anche l’esito finale della denunzia, infatti nella stragrande maggioranza dei casi (il 91%) l’indagine si trascina per quattro, e anche oltre, anni. Il 70% di questi provvedimenti vengono archiviati”.

Il fenomeno usuraio inoltre ha assunto in un periodo di crisi economia globale, particolari connotazioni, portando a risultati dannosi per tutta l’economia, già fortemente messa alla prova. I curatori del rapporto sottolineano infatti anche il contesto in cui si inserisce il fenomeno usuraio. “I dati economici e finanziari – si legge nel rapporto –  dell’ultimo biennio sono sempre più allarmanti: nel 2009 il Pil italiano ha segnato una contrazione del 5%[…]. Nel 2009 la riduzione del reddito disponibile delle famiglie, consumatrici e produttrici, si è riflessa in una diminuzione del risparmio e in una forte contrazione degli investimenti in attività reali. L’indebitamento finanziario complessivo delle famiglie ha superato il 60% del reddito disponibile, con un aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2008. (5,4 per cento); una decelerazione ce è continuata nei primi mesi del 2010”.

 Dal rapporto emerge, inoltre, che nell’ultimo triennio sono state chiuse 165mila attività’ commerciali e 50mila tra alberghi e pubblici esercizi. Di queste il 40% ha dovuto chiudere a causa di problemi finanziari legati all’usura. Un altro allarme e’ dovuto all’infiltrazione della criminalità’ organizzata in un reato come quello dell’usura che in passato aveva più una connotazione di quartiere. Secondo i dati forniti da ‘Sos impresa’ e’ di 6 miliardi di euro l’anno l’introito della cosiddetta usura di mafia con circa 70mila vittime.

“Nel 2009 – ha detto Marco Venturi, presidente della Confesercenti durante la presentazione del rapporto – l’usura ha creato 120mila posti di lavoro in meno. E’ un fenomeno che e’ cambiato e la criminalità’ organizzata tende sempre piu’ ad impossessarsi delle imprese. Crediamo che vada fatta una riflessione sull’impianto legislativo a oltre 10 anni dall’introduzione della legge anti usura. Possiamo dire infatti che non abbiamo raggiunto i sogni sperati, bisogna avere il coraggio di cambiare e velocizzare le procedure”. Il fenomeno dell’usura non colpisce soltanto il sud ma anche regioni del nord come la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Piemonte. “L’usura e’ un reato odioso e pericoloso – ha sottolineato Lino Busa’, presidente di ‘Sos impresa’ – e’ un reato che nel corso di questo ultimo decennio e’ cambiato. L’usura del quartiere e’ scomparsa ed e’ stata sostituita da reti professionalizzate che hanno agganci nei tribunali e nel mondo delle aste giudiziarie, oltre che dall’usura di mafie”.

 A fronte di questa pervasiva presenza del fenomeno nella quotidianità di famiglie, imprese e singoli cittadini, il rapporto mette a nudo anche i numeri delle operazioni condotte contro organizzazioni criminali che praticavano usura, usurai singoli “professionisti” e la tradizionale figura dell’usuraio che opera all’interno di un circuito ristretto. Secondo i dati di ‘Sos impresa’ nel 2008 in 193 operazioni anti usura, 38 erano riferibili alla criminalità’ organizzata. Nel 2009 su 243 operazioni anti usura, i casi di criminalità’ organizzata sono stati 60. Nel 2010, fino ad agosto, su 200 operazioni anti usura, 36 sono collegate alle mafie.  In sostanza un terzo dell’usura in Italia e’ in mano a clan camorristici, alla ‘ndrangheta, in particolare nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Cosenza, e in mano a Cosa Nostra nelle province di Catania e Palermo. Per quanto riguarda il Lazio, una delle regioni maggiormente colpite dal fenomeno usuraio, ‘Sos impresa’ denuncia l’attività’ di alcuni clan nomadi che hanno tuttavia caratteristiche simili a quelle della criminalità’ organizzata.

 Fonte: L’Italia incravattata – di Lino Busà e Bianca La Rocca

Maggiori info: www.sosimpresa.it

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