Raffaele Lombardo
E’ il presidente della Regione Siciliana dal 2008. Fondatore e leader del Movimento per le
Autonomie, è stato
presidente della Provincia
di Catania dal 2003 al 2008 e parlamentare europeo dal 1999 al 2008. La sua carriera politica iniziò
nel 1997 come dirigente nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, guidato da Marco Follini. Nella DC siciliana fa carriera all’ombra
di Calogero
Mannino, del quale
viene considerato uno dei delfini.Consigliere ed assessore al Comune
di Catania, il 22
giugno 1986 è eletto deputato alla Assemblea Regionale
Siciliana nel collegio
di Catania per la DC, con 37.900 voti di preferenza su 204.647 di lista.
Il 18
giugno 1991 è rieletto con 64.887 voti di preferenza
su 241.659 di lista. Diviene, nell’agosto successivo, assessore regionale
agli Enti Locali, nel 45° governo, guidato da Vincenzo Leanza fino allaprile 1992, quando si dimette
perché coinvolto in due inchieste giudiziarie. Nel 1994, a causa vicende
giudiziarie, Lombardo lascia con due anni di anticipo l’Assemblea Regionale
Siciliana. Prosciolto
dalle accuse, è eletto nel 1998 vicesegretario del Centro Cristiano
Democratico siciliano.
Diviene europarlamentare, nel 1999, eletto per il CCD. Vicesindaco di
Catania nel 2000, quindi si dimette nel 2003 perché eletto presidente della
provincia di Catania.
Nel 2004, viene riconfermato europarlamentare,
dopo le dimissioni di Salvatore
Cuffaro, nell’UDC, partito del quale è segretario regionale
fino al 2005. Nell’aprile 2005 costituisce quattro liste, tra cui
il Movimento
per l’Autonomia
che, raccogliendo complessivamente il 20% circa di voti, si rivelano
decisive per rieleggere Umberto
Scapagnini (Forza Italia) sindaco di Catania. In seguito alle
accuse di gestione antidemocratica del partito rivoltegli da alcuni
esponenti dell’UDC siciliana, i cosiddetti “Quarantenni”,
alle richieste di commissariamento degli stessi, all’arrivo di Luca Volontè in qualità di supervisore e di Francesco D’Onofrio in qualità di commissario, Lombardo
esce definitivamente dall’UDC e lancia il suo Movimento per l’Autonomia,
prevalentemente su scala meridionale, con l’intenzione espressa di costituire
una sorta di terzo polo in alternativa agli schieramenti tradizionali,
come già avvenuto alle elezioni comunali di Messina del novembre 2005, dove era alleato con l’europarlamentare
ex-Alleanza
Nazionale Nello Musumeci e la sua Alleanza
Siciliana, oggi
confluita ne La
Destra, causando
la sconfitta del candidato di centro-destra.
Alle elezioni politiche
del 2006 si allea
con la Lega
Nord di Umberto Bossi, sancendo il Patto per le Autonomie, che si schiera con la Casa delle libertà e Silvio
Berlusconi, che
nel programma di governo recepisce i punti programmatici per lo sviluppo
del Sud del Paese. Ottiene sei deputati e
un senatore. Alle elezioni
politiche del 2008,
alleato del Popolo
della Libertà,
ottiene otto deputati e due senatori, doppiando i voti ricevuti.
All’Ars
dal 2008
Il 24 febbraio 2008 ufficializza la sua candidatura alla
presidenza della Regione
Siciliana, sostenuto dal suo movimento,
dal PDL e dall’UDC. Il 14
aprile viene eletto
presidente, ottenendo oltre il 65% delle preferenze,
sconfiggendo la candidata di Pd, IdV e Sinistra
Arcobaleno Anna Finocchiaro, che si attesta al 30%
circa La coalizione da lui capeggiata ottiene 62 deputati regionali,
e 28 il PD, unico partito che sosteneva
la Finocchiaro a superare lo sbarramento del 5 per cento.
L’enorme consenso accumulato
finì per esser analizato dalla prima puntata, della nuova trasmissione
tv, “Exit”. Non poteva che partire proprio da un’analisi
e una videoinchiestra sulla tornata elettorale appena consclusa.
I servizi furono dedicati soprattutto
alla situazione elettorale del sud del paese, dove, in Sicilia si era
definitivamente affermato l’Mpa di Raffaele Lombardo, neogovernatore
della Regione Sicilia.
L’inchiesta dal titolo: “
Il mercato del voto” mostrava, per la prima volta in tv, come funzionasse
praticamente la compravendita dei voti, soprattutto nel catanese.
Nello stesso aprile un utente
della rete, utilizzando eMule, scopre casualmente una cartella in
formato ZIP contenente una sorta di data base
delle richieste di raccomandazione inviate a Lombardo o ai suoi collaboratori
dell’Mpa.
Da un articolo de La Repubblica,
30 aprile 2008: “Un file finito per sbaglio o per vendetta in rete
e pieno zeppo di nomi, cognomi, numeri di telefono, cortesie da fare
in cambio di voti, segnalatori delle “pratiche” e riferimenti
politici o burocratici da contattare. Il sistema Lombardo, se accertato,
viaggia sul libro mastro dei favori che da quasi due anni è all’esame
della magistratura. Un archivio elettronico dell’elettorato e dei suoi
bisogni”.
Il primo anno del governo Lombardo
è costellato da lotte e divisioni all’interno della maggioranza
di centrodestra, tanto che il 25 maggio 2009 lo stesso Lombardo decide di azzerare
gli incarichi di tutti gli assessori chiedendo le loro dimissioni. A
complicare la vita politica della giunta anche le indagini della DDA di Palermo nei confronti dell’assessore regionale
ai beni Culturali dell’Udc Antonello
Antinoro, indagato
per voto
di scambio. Nel
giugno 2009 attua un rimpasto di governo, escludendo
gli assessori dell’UDC dalla giunta. Nell’autunno del 2009
si registra uno scontro all’interno del Pdl siciliano che sostiene il governo
Lombardo, tanto che a novembre il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè dà vita, insieme ai finiani, alla
scissione del Pdl
Sicilia. Tra le
motivazioni della rottura il continuo scontro con l’area del partito
facente capo al Ministro Angelino
Alfano, al Presidente del Senato Renato
Schifani ed ai
coordinatori Giuseppe
Castiglione e Domenico Nania sulle posizioni nei confronti del
Governo Regionale siciliano. Dopo la scissione lo scontro all’interno
della maggioranza siciliana si acuisce al punto che i deputati del Pdl
ufficiale votano contro il DPEF del Governo, mettendo in crisi Lombardo
che arriva a dichiarare: “Con la bocciatura del Dpef, c’e’ stata
la dissoluzione della maggioranza”. Nell’ultima settimana di dicembre
2009, Lombardo dà vita al suo terzo Governo nel giro di un anno e mezzo,
lasciando fuori il Pdl ufficiale e contando sull’appoggio di Mpa, Pdl
Sicilia e Alleanza
per l’Italia. Il Partito Democratico si è dichiarato disponibile al dialogo
sulle riforme, ma ha escluso ogni altro sostegno al governo Lombardo.
Le
vicende giudiziarie
Il 22
aprile 1992, nell’ambito di un’inchiesta riguardante
irregolarità in un concorso pubblico all’Asl 35 di Catania, venne arrestato
con l’accusa di interesse privato in atti d’ufficio e abuso d’ufficio e condannato in primo grado. Dimessosi
da assessore in dipendenza da tale condanna, Lombardo venne poi assolto
in appello. Il 23
luglio 1994 è nuovamente arrestato per associazione
a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione
per lo scandalo di un appalto da 48 miliardi di lire per i pasti all’ospedale
Vittorio Emanuele II di Catania: secondo l’accusa, un comitato d’affari
composto da Rino
Nicolosi, Salvo Andò, Antonino
Drago e lo stesso
Lombardo avrebbe garantito l’appalto all’azienda dell’ex presidente
dell’Inter Ernesto
Pellegrini, in
cambio di una tangente di 5 miliardi di lire.
Un giorno prima dell’arresto
viene sospeso (ai sensi della legge 55/1990) dalla carica di deputato e ciò fino
al 29
settembre dello
stesso anno. Il 17
marzo 2000 Pellegrini patteggia ammettendo di avere versato la tangente
ad alcuni politici, tra cui Lombardo, ma i giudici considerarono quel
denaro in maniera diversa: il reato venne derubricato a finanziamento
illecito ai partiti, reato che per gli imputati risultava ormai prescritto. I giudici, in sostanza, non riconoscono
nelle attività relative all’ospedale Vittorio Emanuele l’esistenza
di un vero e proprio comitato d’affari: per questa ragione, gli imputati
sono assolti dall’accusa di associazione
a delinquere, inizialmente
ipotizzata insieme alla corruzione. Dai giudici alla fine gli viene riconosciuto
un indennizzo di 33 mila euro per ingiusta detenzione.
E’ il presidente della Regione Siciliana dal 2008. Fondatore e leader del Movimento per le
Autonomie, è stato
presidente della Provincia
di Catania dal 2003 al 2008 e parlamentare europeo dal 1999 al 2008. La sua carriera politica iniziò
nel 1997 come dirigente nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, guidato da Marco Follini. Nella DC siciliana fa carriera all’ombra
di Calogero
Mannino, del quale
viene considerato uno dei delfini.Consigliere ed assessore al Comune
di Catania, il 22
giugno 1986 è eletto deputato alla Assemblea Regionale
Siciliana nel collegio
di Catania per la DC, con 37.900 voti di preferenza su 204.647 di lista.
Il 18
giugno 1991 è rieletto con 64.887 voti di preferenza
su 241.659 di lista. Diviene, nell’agosto successivo, assessore regionale
agli Enti Locali, nel 45° governo, guidato da Vincenzo Leanza fino allaprile 1992, quando si dimette
perché coinvolto in due inchieste giudiziarie. Nel 1994, a causa vicende
giudiziarie, Lombardo lascia con due anni di anticipo l’Assemblea Regionale
Siciliana. Prosciolto
dalle accuse, è eletto nel 1998 vicesegretario del Centro Cristiano
Democratico siciliano.
Diviene europarlamentare, nel 1999, eletto per il CCD. Vicesindaco di
Catania nel 2000, quindi si dimette nel 2003 perché eletto presidente della
provincia di Catania.
Nel 2004, viene riconfermato europarlamentare,
dopo le dimissioni di Salvatore
Cuffaro, nell’UDC, partito del quale è segretario regionale
fino al 2005. Nell’aprile 2005 costituisce quattro liste, tra cui
il Movimento
per l’Autonomia
che, raccogliendo complessivamente il 20% circa di voti, si rivelano
decisive per rieleggere Umberto
Scapagnini (Forza Italia) sindaco di Catania. In seguito alle
accuse di gestione antidemocratica del partito rivoltegli da alcuni
esponenti dell’UDC siciliana, i cosiddetti “Quarantenni”,
alle richieste di commissariamento degli stessi, all’arrivo di Luca Volontè in qualità di supervisore e di Francesco D’Onofrio in qualità di commissario, Lombardo
esce definitivamente dall’UDC e lancia il suo Movimento per l’Autonomia,
prevalentemente su scala meridionale, con l’intenzione espressa di costituire
una sorta di terzo polo in alternativa agli schieramenti tradizionali,
come già avvenuto alle elezioni comunali di Messina del novembre 2005, dove era alleato con l’europarlamentare
ex-Alleanza
Nazionale Nello Musumeci e la sua Alleanza
Siciliana, oggi
confluita ne La
Destra, causando
la sconfitta del candidato di centro-destra.
Alle elezioni politiche
del 2006 si allea
con la Lega
Nord di Umberto Bossi, sancendo il Patto per le Autonomie, che si schiera con la Casa delle libertà e Silvio
Berlusconi, che
nel programma di governo recepisce i punti programmatici per lo sviluppo
del Sud del Paese. Ottiene sei deputati e
un senatore. Alle elezioni
politiche del 2008,
alleato del Popolo
della Libertà,
ottiene otto deputati e due senatori, doppiando i voti ricevuti.
All’Ars
dal 2008
Il 24 febbraio 2008 ufficializza la sua candidatura alla
presidenza della Regione
Siciliana, sostenuto dal suo movimento,
dal PDL e dall’UDC. Il 14
aprile viene eletto
presidente, ottenendo oltre il 65% delle preferenze,
sconfiggendo la candidata di Pd, IdV e Sinistra
Arcobaleno Anna Finocchiaro, che si attesta al 30%
circa La coalizione da lui capeggiata ottiene 62 deputati regionali,
e 28 il PD, unico partito che sosteneva
la Finocchiaro a superare lo sbarramento del 5 per cento.
L’enorme consenso accumulato
finì per esser analizato dalla prima puntata, della nuova trasmissione
tv, “Exit”. Non poteva che partire proprio da un’analisi
e una videoinchiestra sulla tornata elettorale appena consclusa.
I servizi furono dedicati soprattutto
alla situazione elettorale del sud del paese, dove, in Sicilia si era
definitivamente affermato l’Mpa di Raffaele Lombardo, neogovernatore
della Regione Sicilia.
L’inchiesta dal titolo: “
Il mercato del voto” mostrava, per la prima volta in tv, come funzionasse
praticamente la compravendita dei voti, soprattutto nel catanese.
Nello stesso aprile un utente
della rete, utilizzando eMule, scopre casualmente una cartella in
formato ZIP contenente una sorta di data base
delle richieste di raccomandazione inviate a Lombardo o ai suoi collaboratori
dell’Mpa.
Da un articolo de La Repubblica,
30 aprile 2008: “Un file finito per sbaglio o per vendetta in rete
e pieno zeppo di nomi, cognomi, numeri di telefono, cortesie da fare
in cambio di voti, segnalatori delle “pratiche” e riferimenti
politici o burocratici da contattare. Il sistema Lombardo, se accertato,
viaggia sul libro mastro dei favori che da quasi due anni è all’esame
della magistratura. Un archivio elettronico dell’elettorato e dei suoi
bisogni”.
Il primo anno del governo Lombardo
è costellato da lotte e divisioni all’interno della maggioranza
di centrodestra, tanto che il 25 maggio 2009 lo stesso Lombardo decide di azzerare
gli incarichi di tutti gli assessori chiedendo le loro dimissioni. A
complicare la vita politica della giunta anche le indagini della DDA di Palermo nei confronti dell’assessore regionale
ai beni Culturali dell’Udc Antonello
Antinoro, indagato
per voto
di scambio. Nel
giugno 2009 attua un rimpasto di governo, escludendo
gli assessori dell’UDC dalla giunta. Nell’autunno del 2009
si registra uno scontro all’interno del Pdl siciliano che sostiene il governo
Lombardo, tanto che a novembre il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè dà vita, insieme ai finiani, alla
scissione del Pdl
Sicilia. Tra le
motivazioni della rottura il continuo scontro con l’area del partito
facente capo al Ministro Angelino
Alfano, al Presidente del Senato Renato
Schifani ed ai
coordinatori Giuseppe
Castiglione e Domenico Nania sulle posizioni nei confronti del
Governo Regionale siciliano. Dopo la scissione lo scontro all’interno
della maggioranza siciliana si acuisce al punto che i deputati del Pdl
ufficiale votano contro il DPEF del Governo, mettendo in crisi Lombardo
che arriva a dichiarare: “Con la bocciatura del Dpef, c’e’ stata
la dissoluzione della maggioranza”. Nell’ultima settimana di dicembre
2009, Lombardo dà vita al suo terzo Governo nel giro di un anno e mezzo,
lasciando fuori il Pdl ufficiale e contando sull’appoggio di Mpa, Pdl
Sicilia e Alleanza
per l’Italia. Il Partito Democratico si è dichiarato disponibile al dialogo
sulle riforme, ma ha escluso ogni altro sostegno al governo Lombardo.
Le
vicende giudiziarie
Il 22
aprile 1992, nell’ambito di un’inchiesta riguardante
irregolarità in un concorso pubblico all’Asl 35 di Catania, venne arrestato
con l’accusa di interesse privato in atti d’ufficio e abuso d’ufficio e condannato in primo grado. Dimessosi
da assessore in dipendenza da tale condanna, Lombardo venne poi assolto
in appello. Il 23
luglio 1994 è nuovamente arrestato per associazione
a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione
per lo scandalo di un appalto da 48 miliardi di lire per i pasti all’ospedale
Vittorio Emanuele II di Catania: secondo l’accusa, un comitato d’affari
composto da Rino
Nicolosi, Salvo Andò, Antonino
Drago e lo stesso
Lombardo avrebbe garantito l’appalto all’azienda dell’ex presidente
dell’Inter Ernesto
Pellegrini, in
cambio di una tangente di 5 miliardi di lire.
Un giorno prima dell’arresto
viene sospeso (ai sensi della legge 55/1990) dalla carica di deputato e ciò fino
al 29
settembre dello
stesso anno. Il 17
marzo 2000 Pellegrini patteggia ammettendo di avere versato la tangente
ad alcuni politici, tra cui Lombardo, ma i giudici considerarono quel
denaro in maniera diversa: il reato venne derubricato a finanziamento
illecito ai partiti, reato che per gli imputati risultava ormai prescritto. I giudici, in sostanza, non riconoscono
nelle attività relative all’ospedale Vittorio Emanuele l’esistenza
di un vero e proprio comitato d’affari: per questa ragione, gli imputati
sono assolti dall’accusa di associazione
a delinquere, inizialmente
ipotizzata insieme alla corruzione. Dai giudici alla fine gli viene riconosciuto
un indennizzo di 33 mila euro per ingiusta detenzione.
Il 29
marzo 2010 il quotidiano La Repubblica scrive che Lombardo sarebbe indagato
dalla Procura
della Repubblica
di Catania per concorso
esterno in associazione mafiosa
assieme al fratello Angelo e numerosi amministratori locali,
perché in campagna elettorale avrebbero avuto il sostegno della mafia. Ad accusare Lombardo sarebbe un pentito, nonché intercettazioni telefoniche
ed ambientali che documentano contatti con il boss di Cosa Nostra Vincenzo Aiello.
E’ il presidente della Regione Siciliana dal 2008. Fondatore e leader del Movimento per le
Autonomie, è stato
presidente della Provincia
di Catania dal 2003 al 2008 e parlamentare europeo dal 1999 al 2008. La sua carriera politica iniziò
nel 1997 come dirigente nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, guidato da Marco Follini. Nella DC siciliana fa carriera all’ombra
di Calogero
Mannino, del quale
viene considerato uno dei delfini.Consigliere ed assessore al Comune
di Catania, il 22
giugno 1986 è eletto deputato alla Assemblea Regionale
Siciliana nel collegio
di Catania per la DC, con 37.900 voti di preferenza su 204.647 di lista.
Il 18
giugno 1991 è rieletto con 64.887 voti di preferenza
su 241.659 di lista. Diviene, nell’agosto successivo, assessore regionale
agli Enti Locali, nel 45° governo, guidato da Vincenzo Leanza fino allaprile 1992, quando si dimette
perché coinvolto in due inchieste giudiziarie. Nel 1994, a causa vicende
giudiziarie, Lombardo lascia con due anni di anticipo l’Assemblea Regionale
Siciliana. Prosciolto
dalle accuse, è eletto nel 1998 vicesegretario del Centro Cristiano
Democratico siciliano.
Diviene europarlamentare, nel 1999, eletto per il CCD. Vicesindaco di
Catania nel 2000, quindi si dimette nel 2003 perché eletto presidente della
provincia di Catania.
Nel 2004, viene riconfermato europarlamentare,
dopo le dimissioni di Salvatore
Cuffaro, nell’UDC, partito del quale è segretario regionale
fino al 2005. Nell’aprile 2005 costituisce quattro liste, tra cui
il Movimento
per l’Autonomia
che, raccogliendo complessivamente il 20% circa di voti, si rivelano
decisive per rieleggere Umberto
Scapagnini (Forza Italia) sindaco di Catania. In seguito alle
accuse di gestione antidemocratica del partito rivoltegli da alcuni
esponenti dell’UDC siciliana, i cosiddetti “Quarantenni”,
alle richieste di commissariamento degli stessi, all’arrivo di Luca Volontè in qualità di supervisore e di Francesco D’Onofrio in qualità di commissario, Lombardo
esce definitivamente dall’UDC e lancia il suo Movimento per l’Autonomia,
prevalentemente su scala meridionale, con l’intenzione espressa di costituire
una sorta di terzo polo in alternativa agli schieramenti tradizionali,
come già avvenuto alle elezioni comunali di Messina del novembre 2005, dove era alleato con l’europarlamentare
ex-Alleanza
Nazionale Nello Musumeci e la sua Alleanza
Siciliana, oggi
confluita ne La
Destra, causando
la sconfitta del candidato di centro-destra.
Alle elezioni politiche
del 2006 si allea
con la Lega
Nord di Umberto Bossi, sancendo il Patto per le Autonomie, che si schiera con la Casa delle libertà e Silvio
Berlusconi, che
nel programma di governo recepisce i punti programmatici per lo sviluppo
del Sud del Paese. Ottiene sei deputati e
un senatore. Alle elezioni
politiche del 2008,
alleato del Popolo
della Libertà,
ottiene otto deputati e due senatori, doppiando i voti ricevuti.
All’Ars
dal 2008
Il 24 febbraio 2008 ufficializza la sua candidatura alla
presidenza della Regione
Siciliana, sostenuto dal suo movimento,
dal PDL e dall’UDC. Il 14
aprile viene eletto
presidente, ottenendo oltre il 65% delle preferenze,
sconfiggendo la candidata di Pd, IdV e Sinistra
Arcobaleno Anna Finocchiaro, che si attesta al 30%
circa La coalizione da lui capeggiata ottiene 62 deputati regionali,
e 28 il PD, unico partito che sosteneva
la Finocchiaro a superare lo sbarramento del 5 per cento.
L’enorme consenso accumulato
finì per esser analizato dalla prima puntata, della nuova trasmissione
tv, “Exit”. Non poteva che partire proprio da un’analisi
e una videoinchiestra sulla tornata elettorale appena consclusa.
I servizi furono dedicati soprattutto
alla situazione elettorale del sud del paese, dove, in Sicilia si era
definitivamente affermato l’Mpa di Raffaele Lombardo, neogovernatore
della Regione Sicilia.
L’inchiesta dal titolo: “
Il mercato del voto” mostrava, per la prima volta in tv, come funzionasse
praticamente la compravendita dei voti, soprattutto nel catanese.
Nello stesso aprile un utente
della rete, utilizzando eMule, scopre casualmente una cartella in
formato ZIP contenente una sorta di data base
delle richieste di raccomandazione inviate a Lombardo o ai suoi collaboratori
dell’Mpa.
Da un articolo de La Repubblica,
30 aprile 2008: “Un file finito per sbaglio o per vendetta in rete
e pieno zeppo di nomi, cognomi, numeri di telefono, cortesie da fare
in cambio di voti, segnalatori delle “pratiche” e riferimenti
politici o burocratici da contattare. Il sistema Lombardo, se accertato,
viaggia sul libro mastro dei favori che da quasi due anni è all’esame
della magistratura. Un archivio elettronico dell’elettorato e dei suoi
bisogni”.
Il primo anno del governo Lombardo
è costellato da lotte e divisioni all’interno della maggioranza
di centrodestra, tanto che il 25 maggio 2009 lo stesso Lombardo decide di azzerare
gli incarichi di tutti gli assessori chiedendo le loro dimissioni. A
complicare la vita politica della giunta anche le indagini della DDA di Palermo nei confronti dell’assessore regionale
ai beni Culturali dell’Udc Antonello
Antinoro, indagato
per voto
di scambio. Nel
giugno 2009 attua un rimpasto di governo, escludendo
gli assessori dell’UDC dalla giunta. Nell’autunno del 2009
si registra uno scontro all’interno del Pdl siciliano che sostiene il governo
Lombardo, tanto che a novembre il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè dà vita, insieme ai finiani, alla
scissione del Pdl
Sicilia. Tra le
motivazioni della rottura il continuo scontro con l’area del partito
facente capo al Ministro Angelino
Alfano, al Presidente del Senato Renato
Schifani ed ai
coordinatori Giuseppe
Castiglione e Domenico Nania sulle posizioni nei confronti del
Governo Regionale siciliano. Dopo la scissione lo scontro all’interno
della maggioranza siciliana si acuisce al punto che i deputati del Pdl
ufficiale votano contro il DPEF del Governo, mettendo in crisi Lombardo
che arriva a dichiarare: “Con la bocciatura del Dpef, c’e’ stata
la dissoluzione della maggioranza”. Nell’ultima settimana di dicembre
2009, Lombardo dà vita al suo terzo Governo nel giro di un anno e mezzo,
lasciando fuori il Pdl ufficiale e contando sull’appoggio di Mpa, Pdl
Sicilia e Alleanza
per l’Italia. Il Partito Democratico si è dichiarato disponibile al dialogo
sulle riforme, ma ha escluso ogni altro sostegno al governo Lombardo.
Le
vicende giudiziarie
Il 22
aprile 1992, nell’ambito di un’inchiesta riguardante
irregolarità in un concorso pubblico all’Asl 35 di Catania, venne arrestato
con l’accusa di interesse privato in atti d’ufficio e abuso d’ufficio e condannato in primo grado. Dimessosi
da assessore in dipendenza da tale condanna, Lombardo venne poi assolto
in appello. Il 23
luglio 1994 è nuovamente arrestato per associazione
a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione
per lo scandalo di un appalto da 48 miliardi di lire per i pasti all’ospedale
Vittorio Emanuele II di Catania: secondo l’accusa, un comitato d’affari
composto da Rino
Nicolosi, Salvo Andò, Antonino
Drago e lo stesso
Lombardo avrebbe garantito l’appalto all’azienda dell’ex presidente
dell’Inter Ernesto
Pellegrini, in
cambio di una tangente di 5 miliardi di lire.
Un giorno prima dell’arresto
viene sospeso (ai sensi della legge 55/1990) dalla carica di deputato e ciò fino
al 29
settembre dello
stesso anno. Il 17
marzo 2000 Pellegrini patteggia ammettendo di avere versato la tangente
ad alcuni politici, tra cui Lombardo, ma i giudici considerarono quel
denaro in maniera diversa: il reato venne derubricato a finanziamento
illecito ai partiti, reato che per gli imputati risultava ormai prescritto. I giudici, in sostanza, non riconoscono
nelle attività relative all’ospedale Vittorio Emanuele l’esistenza
di un vero e proprio comitato d’affari: per questa ragione, gli imputati
sono assolti dall’accusa di associazione
a delinquere, inizialmente
ipotizzata insieme alla corruzione. Dai giudici alla fine gli viene riconosciuto
un indennizzo di 33 mila euro per ingiusta detenzione.
Il 29
marzo 2010 il quotidiano La Repubblica scrive che Lombardo sarebbe indagato
dalla Procura
della Repubblica
di Catania per concorso
esterno in associazione mafiosa
assieme al fratello Angelo e numerosi amministratori locali,
perché in campagna elettorale avrebbero avuto il sostegno della mafia. Ad accusare Lombardo sarebbe un pentito, nonché intercettazioni telefoniche
ed ambientali che documentano contatti con il boss di Cosa Nostra Vincenzo Aiello.
Il 29
marzo 2010 il quotidiano La Repubblica scrive che Lombardo sarebbe indagato
dalla Procura
della Repubblica
di Catania per concorso
esterno in associazione mafiosa
assieme al fratello Angelo e numerosi amministratori locali,
perché in campagna elettorale avrebbero avuto il sostegno della mafia. Ad accusare Lombardo sarebbe un pentito, nonché intercettazioni telefoniche
ed ambientali che documentano contatti con il boss di Cosa Nostra Vincenzo Aiello.
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