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Un grappolo di diritti

di Flavia Montini il . Puglia

“Un grappolo di diritti”: questo il titolo dell’iniziativa avviata il 10 settembre scorso e che si sta concludendo in questi giorni nel Comune di Cerignola, in provincia di Foggia, promossa dalle istituzioni locali in collaborazione con Libera e con cooperative sociali locali. Una vendemmia di legalità contro lo sfruttamento del lavoro nero e le discriminazioni in un territorio attanagliato dalle mafie del caporalato.   Qui, in contrada Scarafone, sorge un terreno di sei ettari, di cui più di quattro coltivati a vigneto,  confiscato al clan di Giuseppe Mastrangelo, boss arrestato nel 1994 nel corso dell’Operazione Cartagine, condannato a tre ergastoli per quatto omicidi e per associazione mafiosa, droga ed estorsione, e attualmente in carcere. Nonostante la confisca, in questi anni il vigneto ha continuato ad essere coltivato e per questo motivo il Comune, in collaborazione con Libera, con la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), con la cooperativa Terre di Puglia, con la cooperativa Pietra di scarto e con la cooperativa Altereco, ha deciso di intervenire, raccogliendo quell’uva e distribuendola gratuitamente alla cittadinanza.

Alla vendemmia, svoltasi senza atti intimidatori anche grazie alla vigilanza delle forze dell’ordine,  hanno partecipato sette operai, italiani, romeri e tunisini, regolarmente assunti, che hanno lavorato insieme raccogliendo oltre 1900 casse d’uva. Nei prossimi giorni il bene verrà affidato in via definitiva  a una cooperativa sociale attraverso un bando pubblico del Comune di Cerignola, dando così il via a un progetto di legalità e imprenditoria di lungo termine. E dal momento che la lotta alle mafie deve riguardare l’Italia intera, i grappoli raccolti hanno viaggiato, in una staffetta di legalità, per tutta la penisola: dalla festa del PD di Torino, alla festa della CGIL di Roma, da Castelvolturno – dove sabato 18 settembre si ricordava il secondo anniversario della strage in cui furono uccisi sei ragazzi africani, a Matera. Ultima tappa L’Aquila, dove 1000 cassette d’uva sono state donate alle famiglie colpite dal terremoto del 6 aprile 2009 e attualmente alloggiate nelle case prefabbricate sparse in tutta la provincia dell’Aquila. Un gesto di solidarietà per le vittime del sisma, ma anche un’occasione per rafforzare la presenza di Libera in Abruzzo.   Il terreno della Contrada Scarafone non è l’unico confiscato della zona: sparsi in 10 cittadine, sono 48 i beni sottratti alle mafie e restituiti alla collettività. Fra questi, a pochi chilometri dalla contrada Scarafone, si trova, per esempio, Villa San Luigi, centro di animazione e socializzazione per disabili gestito dall’Associazione Volontari Emmanuel della Parrocchia San Francesco d’Assisi di Cerignola.

 L’iniziativa “Un grappolo di diritti” si è svolta nel pieno della stagione di raccolta dei pomodori e dell’uva, a cui seguiranno quella delle olive. In inverno, poi, i lavoratori stagionali si trasferiranno, insieme ai loro caporali, in Calabria per la raccolta degli agrumi, arance e mandarini. Un sistema, quello del lavoro stagionale, che non riguarda infatti solo la Puglia, ma anche Calabria e Campania, il cosiddetto “triangolo degli schiavi”. Nel foggiano, in particolare, il caporalato è un fenomeno malavitoso che gestisce una delle attività economiche più redditizie. Difficile dire con certezza quanti siano ogni anno i lavoratori stagionali che giungono in Puglia: si tratta di stime, perché in queste zone i controlli sono difficili, se non impossibili. Si calcola che ogni anno transitino in queste aree oltre 15.000 lavoratori stagionali. I lavoratori stranieri vengono dall’Africa sub-sahariana, dal Magreb e dall’Europa dell’Est, dalla Bulgaria,  dalla Romania, dalla Polonia. E se si considera che il decreto flussi per quest’anno ha concessi solo un migliaio di lavoratori stagionali, è piuttosto facile rilevare l’esistenza di un problema di fondo, di uno scollamento fra ciò che viene previsto sulla carta e le reali necessità del territorio. Disastrose, nella maggior parte dei casi, le condizioni di vita e di lavoro degli operai stranieri: si dorme in costruzioni abbandonate in piena campagna, senza acqua, né servizi igienici, né riscaldamento; la paga, quando effettivamente corrisposta, si aggira intorno ai 4 euro l’ora, quasi sempre in nero, quindi senza diritti né garanzie. Il tutto alle dipendenze del caporale, che decide quanti lavoratori impegnare nelle terre padronali e a quali – terribili – condizioni.

Negli ultimi anni si è tentato di migliorare questa situazione, sotto vari aspetti. Per il terzo anno consecutivo, per esempio, la Regione Puglia ha firmato due protocolli d’intesa con l’Acquedotto pugliese e con l’associazione Medici Senza Frontiere, volti a garantire servizi igienici di base, docce, acqua potabile e bagni chimici, attraverso 22 punti di prima assistenza realizzati in sei località del territorio foggiano. In futuro la situazione potrebbe migliorare, inoltre, grazie alla nuova Legge approvata dal Consiglio Regionale nel dicembre 2009 che contiene norme sull’accoglienza, la convivenza civile e l’integrazione dei migranti, mirando a realizzare l’effettiva inclusione sociale degli stranieri.

Il percorso di legalità e accoglienza si prospetta molto lungo, ma, in ogni caso, può dirsi avviata.

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