NEWS

Per una primavera calabrese

Di Stefano Fantino il . Calabria

Dopo l’escalation di attentati alla
procura di Reggio, ultimo il caso che ha visto protagonista il
procuratore Di Landro, il Quotidiano della Calabria ha indetto “No
’ndrangheta”, una manifestazione che vuole, il 25 settembre,
nella città dello Stretto invitare in piazza chi si riconosce nel
fronte che contrasta la prepotenza delle ’ndrine. La proposta
condensata in un editoriale dal direttore del quotidiano, Matteo
Cosenza, rappresenta un modo per testimoniare la vicinanza a chi
opera in prima linea contro la criminalità, ma anche un’occasione
per aprire un confronto tra i calabresi che vogliono assumersi le
proprie responsabilità per arginare la mentalità mafiosa. In vista
del 25 settembre Libera Informazione ha sentito il direttore del
Quotidiano della Calabria.

Direttore, cosa vi ha spinti a indire,
in quell’editoriale, questa manifestazione?

L’idea è nata in quell’editoriale: da
mesi, o meglio, dopo ogni intimidazione o attentato, perché spesso
non si parla di intimidazioni generiche, arriva il solito diluvio di
parole, di solidarietà, che è diventato quasi un rituale. Ho come
l’impressione che i politici, gli amministratori, abbiano un
prestampato sul quale cambiano, di volta in volta, solo il nome della
persona a cui esprimere la solidarietà. E poi finisce tutto così.
Allora nel commentare l’episodio dell’attentato al palazzo dove abita
il procuratore generale Di Landro a Reggio Calabria, un momento
importante di una escalation che si sta vivendo nella regione, mi è
venuto in mente di dire basta alla solidarietà generica, alla
passerella, che lascia il tempo che trova. Un invito a farci sentire
un po’ tutti: chiamare in causa la politica che è impegnata in
diatribe interne che non so chi possano interessare, i sindacati che
in qualche modo hanno difficoltà a esprimersi, e la società civile
che è presente ma non riesce spesso a farsi sentire adeguatamente.
Sarebbe un occasione per portare da un lato solidarietà al
magistrato e al contempo far crescere la società: facciamolo andando
a Reggio, la cosa più importante in questo momento.

Nell’editoriale sottolineava come in
Calabria non ci sia ancora stata una “primavera”, simile a quella
palermitana?

Sicuramente la Calabria è una realtà
molto periferica, molto marginale, abbandonata a sé stessa, dove c’è
una solitudine delle poche esperienze positive che non riescono a
imporsi e a dare un segno decisivo. Per cui tutto questo determina un
circolo vizioso, in cui c’è una incapacità di venire fuori con
forza, da parte della società civile, per aprire nuove prospettive.
La Sicilia è sicuramente molto più dinamica, e questo dinamismo
certo l’ha dimostrato dopo cose clamorose ed eclatanti. In Calabria
anche dopo episodi drammatici, pensiamo all’omicidio del giudice
Scopelliti, non si sono prodotte reazioni adeguate. Devo dire che
questa provocazione, questa proposta di manifestazione forse ha colto
nel segno nel momento opportuno e vedremo quello che accadrà.

Torniamo alla magistratura di Reggio:
segnali inquietanti da che tempo si assommano, che idea si è fatto a
riguardo?

Premetto che a Reggio ci sono dei
magistrati che da anni fanno con coraggio e sacrificio, in maniera
meritoria, il loro lavoro. Premesso questo devo dire che questi
magistrati erano isolati, emarginati, spesso spiati come ha
dimostrato la scoperta di cimici nelle stanze di alcuni di loro. La
novità è stata il fatto che dopo anni di “porti delle nebbie”,
sono arrivati dei magistrati al vertice della Procura, che hanno
impresso una spinta nuova e hanno dato anche fiducia e coraggio a
quei magistrati che facevano il loro lavoro da sempre. Questo ha
determinato un salto di qualità dell’azione della magistratura
contro la ‘ndrangheta, nello stesso tempo anche quello delle azioni
violentissime di vario tipo. Che certe cose le facciamo uomini della
‘ndrangheta è fuor di dubbio, chi guidi e decida le cose è tutto da
vedere.

In chiusura, oltre le spie riguardo
l’attacco ai magistrati anche l’informazione in Calabria risente di
un clima spesso difficile…

La situazione dell’informazione è
estremamente complicata e difficile; per chi fa questo mestiere
normalmente, raccontando i fatti di ‘ndrangheta, gli scandali, nei
piccoli paesi, a livello locale, certo ci sono gravi rischi. Le
intimidazioni non si contano ma c’è una reattività formidabile. Le
faccio un esempio sull’ultimo caso riguardante un nostro
collaboratore da San Luca. Sabato scorso Ferdinando Piccolo ha
ricevuto cinque proiettili davanti al negozio del padre. Io l’ho
chiamato pochi minuti dopo per sapere cosa fosse successo e stargli
vicino e lui, un ragazzo molto giovane, mi ha detto “Direttore,
però domani esce la mia pagina su San Luca, quella è la mia
risposta”. La Calabria è straordinaria: c’è si ‘ndrangheta, zona
grigia, contiguità, collusione, ma anche tanta gente perbene. Penso
e spero che sia la maggioranza. Bisogna darle fiducia per farla
venire fuori.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link