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La battaglia della Sirte

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Operazione di soccorso. E’ il novembre del 2007, il peschereccio “Ariete” di Mazara del Vallo riesce a salvare 54 migranti. Tra questi una bambina di pochi mesi e nove donne. Un’operazione come tante altre portata a compimento dai pescherecci siciliani, e premiata solennemente nel 2008 con il “Premio per mare” conferito dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.  Due anni dopo e l’ “Ariete” è nuovamente protagonista nel Grande Mare. Suo malgrado.  Una raffica di mitra, sparati ad altezza d’uomo, hanno colpito il peschereccio che è riuscito a salvarsi solo grazie alla prontezza di spirito del suo equipaggio. Proiettili sparati dai libici, operativi su una delle tante motovedette donate dal Governo italiano per pattugliare le coste e bloccare il flusso dei migranti.  Il Patto di amicizia italo – libico, onorato a suon di mitragliate.  Ci si aspettava una ferma presa di posizione da parte dell’esecutivo, uno stop a Gheddafi, il ripristino del diritto internazionale perché i libici non sconfinassero nelle acque internazionali. La motonave dei libici, infatti, ha attaccato l’ “Ariete” a trenta miglia dalle coste libiche. In acque internazionali, infatti.  L’intervento di Roma è stato, quanto meno imbarazzante.

Una levata di scudi a difesa del Colonnello e dei suoi sgherri. I libici si sono scusati, commentava Maroni, si è trattato di un errore «pensavano che si trattasse di una imbarcazione di clandestini». A dare man forte al ministro dell’interno arriva il titolare della Farnesina che difende Tripoli. Quanto è accaduto è stato spiacevole, però l’ “Ariete” stava praticando pesca illegale. Naturalmente, sottolinea Frattini, i rapporti con la Libia non subiranno contraccolpi. Le reazioni arrivano dal di fuori dei palazzi, e sono dure. Naturalmente. Uno spiacevole errore? Perché è da considerare normale sparare sulle imbarcazioni che trasportano migranti? Lo afferma l’Alto Commissariato per i rifugiati, l’Unchr, in una nota di Laurens Jolles, delegato per l’Italia. Se quanto ha detto Maroni è vero, afferma Jolles, «mi auguro fortemente che questo non significhi che sia lecito sparare contro migranti e rifugiati». Mettendo in discussione, per l’ennesima volta le convenzioni Onu ed europee sul diritto di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo. 

Dure prese di posizione anche dalla Chiesa. Monsignor Mogavero, presidente del Consiglio per gli Affari giuridici della CEI, e Vescovo di Mazara del Vallo, la città dei pescherecci, non usa mezzi termini.  Parla di inerzia del governo e di violazione dei trattati internazionali.  Episodi, come quello che ha riguardato l’ “Ariete” si verificano spesso. A pagarne le spese sono i pescatori siciliani e  i migranti che vagano sulle carrette del mare. «Non si può sparare contro un essere umano – dichiara Mogavero – sia esso un italiano o un clandestino. In entrambi i casi è un atto contro cui è necessario indignarsi».   Tripoli spara sui migranti per far fede all’accordo con Berlusconi, ma spara anche sui pescherecci italiani perché questi, in ottemperanza alle leggi del mare, soccorrono spesso le imbarcazioni dei disperati, e perché considera tutto il Golfo della Sirte di sua esclusiva competenza.  «Il governo di Gheddafi – dichiara il Vescovo di Mazara ai microfoni di Radio Vaticana – con atto unilaterale ha allargato il limite delle acque territoriali fino a 72 miglia marine, contro le 12 previste dal diritto internazionale».  L’ “Ariete” si trovava a 30 miglia dalle coste libiche, ben 18 miglia al di fuori delle acque territoriali libiche, ma all’interno di quello che Gheddafi considera il “suo” mare.  Il Colonnello continua a giocare pesante con un’Italia allo sbando. Alza il tiro sapendo che contro di lui Roma non muoverà un dito. E’ la garanzia che il flusso di migranti dalle coste libiche sia bloccato; è la garanzia di commesse economiche per le nostre imprese; è la garanzia di gas e petrolio. Serve alla Lega come a Berlusconi. Anche a costo di consegnarli il Paese, chiavi in mano.  

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