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Camorra e malapolitica

Di Nello Trocchia il . Campania

“Il sindaco ha pertanto avuto un ruolo centrale nel favorire la pervasiva ingerenza della criminalità organizzata nella vita dell’ente locale, nel quale si è pertanto instaurato un sistema di cointeressenze di entità esterne con organi amministrativi per il predominio sulle attività economiche connesse al settore pubblico”. E’ un passaggio della relazione del ministro degli interni che accompagna il decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Montecorvino Pugliano, in provincia di Salerno, azzerato per mafia nel 2003, commissariato fino al 2006.

Il primo cittadino Giuseppe Palo, finito in carcere per collusione con la camorra, insieme con il vicesindaco e un consigliere comunale, “ fin dal precedente mandato elettivo, svolto presso il comune, tramite illegali intese con imprenditori e malavita organizzata(…) si era adoperato per eliminare ogni ostacolo all’interno dell’apparato politico e amministrativo al perseguimento delle finalità illecite e al controllo assoluto dell’assegnazione delle concessioni per la realizzazione di opere pubbliche e di grandi complessi edilizi, al fine di trarne illeciti profitti”.  Anche in terra salernitana c’è chi dice no e paga con la vita e chi, invece, banchetta, si siede al tavolo della spartizione e collude. Gli scioglimenti per infiltrazioni mafiose hanno carattere preventivo, ma anche da queste parti arrivano quando l’infiltrazione è già avvenuta. Nelle maglie dello scioglimento di Montecorvino scorgiamo l’asservimento e gli interessi diffusi delle mafie: affari, appalti e cemento. La relazione censura ‘ il parere favorevole espresso in ordine alla concessione edilizia per la realizzazione di complessi immobiliari sulla base di un progetto completamente difforme da quello per il quale era stato avviato l’iter procedimentale per la lottizzazione, sia per tipologia edilizia che per volumetria”. 

Montecorvino Pugliano è l’unico caso che registriamo in questa provincia dopo il 2000, prima ne contiamo quattro, tutti azzerati nel 1993: Sarno, Scafati, Nocera, Pagani. Quel Pagani che aveva vissuto la stagione del rilancio quando sindaco era Marcello Torre, assassinato nel 1980 per aver contrastato l’infiltrazione mafiosa negli appalti post terremoto. Omicidio deciso dal boss Raffaele Cutolo.  Una zona, quella del’agro nocerino-sarnese ancora infestata dal crimine organizzato, riunitosi in un ‘unicum – scrive l’ultima relazione della Dia – camorristico, che, nell’attuale monento storico, permette alla criminalità organizzata di estrinsecare scariate dinamiche criminose capaci di penetrare, in maniera silente, vari comparti del locale tessuto socioeconomico”.  Torniamo al 1993. Tredici anni dopo il sacrificio di Torre, il comune di Pagani viene sciolto per infiltrazioni mafiose. “ In particolare l’inquietante contiguità di interessi della malavita locale con la predetta amministrazione comunale emerge da alcuni episodi che hanno caratterizzato l’attività dell’ente nel corso degli ultimi anni”. Dalla pulizia delle scuole, al servizio di numerazione civica, tutto affidato a ditte che puzzavano di camorra e poi abusivismo, devastazione del territorio, affari sporchi. Nel 1993 sciolto per mafia, ma anche l’ultimo sindaco è stato esautorato. Questa volta la camorra non c’entra. Alberico Gambino, nel 2009, è stato sospeso dopo la condanna per peculato, confermata anche in appello. Condanna che non gli ha impedito di candidarsi in consiglio regionale, eletto, ma subito sospeso. Alla faccia della sbandierata questione morale.

Non c’è pace per il formicaio paganese, così l’Istat definisce il comune per l’elevata concentrazione urbanistica, nell’aprile scorso nuova indagine: lottizzazione abusiva, 64 indagati tra cui proprio Gambino, oltre ad imprenditori, assessori, ex consiglieri e funzionari. Sotto sequestro aziende commerciali e industriali.  C’era uno striscione nella marcia in onore di Angelo Vassallo che recitava: “ I tuoi ideali continueranno con noi”.  Piano regolatore stringente, controlli serrati, lotta ad abusivi e speculatori, è pesante l’eredità di Vassallo per una terra abituata a compromessi e malapolitica. 

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