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Parma: mafia e antimafia nel dibattito politico

Di Gaetano Liardo il . Emilia-Romagna

Legalità, sicurezza, controllo del territorio, infiltrazioni. Il dibattito politico a Parma si accende. Un duro botta e risposta tra il segretario provinciale del Pd Roberto Garbi e il consigliere regionale del Pdl Luigi Villani ha animato la stampa parmense. Serve attenzione per arginare il rischio infiltrazioni mafiose, denuncia Garbi dalle colonne di parmadaily.it «nascondere la testa sotto la sabbia, fingere che il rischio non esista, vorrebbe dire fare il loro gioco». Niente allarmismi, risponde Villani su La Gazzetta di Parma, gli interventi legislativi posti in essere dal governo Berlusconi contro le mafie stanno dando ottimi frutti. Obiettivo dell’esecutivo, infatti, è quello di «assestare un colpo mortale alla criminalità organizzata entro questa legislatura». C’è di che preoccuparsi, invece, per Garbi che chiede al governo di dotare le forze dell’ordine di «strumenti e risorse necessari ad un’azione seria ed efficace di controllo del territorio e di contrasto alla malavita, tanto più a quella organizzata». Strumenti e risorse ci sono, ribatte Villani, introdotti dal Piano straordinario contro le mafie, entrato in vigore qualche giorno fa e votato all’unanimità da tutte le forze politiche. «L’ottimo Garbi – ironizza Villani – doveva essere in vacanza all’estero per non essere riuscito ad averne notizia».Querelle infuocata, che tuttavia pone al centro del dibattito il problema mafie. L’Emilia Romagna, e quindi anche Parma, le mafie ha imparato a conoscerle. Sono presenti, attive, capaci di infiltrarsi e di colpire il tessuto economico legale della regione.  

Lo ricorda Garbi citando gli incendi dolosi che colpiscono le ditte impegnate nei cantieri della linea ferroviaria Parma – La Spezia. Se ne contano tre negli ultimi mesi. A Solignano il 7 agosto ha preso fuoco una gru della ditta Sicos di Noceto. Poco tempo prima un’altra impresa ha visto andare in fumo trivelle e pale meccaniche, incendiate nella zona di Citerna Taro, mentre a Osteriazza a bruciare sono stati dei macchinari. Sempre ad agosto il fuoco ha distrutto il magazzino di carta della Oppimiti di Borgotaro, mentre ad aprile a Noceto le fiamme hanno distrutto alcuni camion in un parcheggio. Coincidenze? Causalità?  Fatti, che rimandano alla longa manus del crimine organizzato. Il modus operandi è chiaramente estorsivo, e si collega alla sempre più preoccupante presenza delle mafie nell’economia legale.  

Parma non è estranea a queste vicende, anzi, nel suo territorio sono presenti le principali organizzazioni criminali italiane. La ‘ndrangheta con le ‘ndrine crotonesi dei Grande, degli Arcuri e dei Vrenna, e quelle reggine dei Nirta, degli Strangio, dei Mammoliti e dei Vadalà – Scriva. I clan dei Casalesi con gli Schiavone e gli Zagaria. Cosa nostra con la presenza degli Emmanuello di Gela. Mafie forti e ricche, desiderose di investire in tutta la provincia e di marcare la loro presenza. Dal racket, un tempo imposto soltanto alle imprese provenienti dai loro stessi territori, oggi richiesto a tutti, all’usura. Caporalato, lavoro nero, ma anche grandi investimenti nelle opere pubbliche e nel settore immobiliare. Infine la capacità, grazie alla collusione di amministratori e funzionari pubblici, di incidere e quindi contare, politicamente.  

Una situazione complessa che pone dei forti interrogativi sulla reale capacità  dell’esecutivo in carica non solo di poter assestare «un colpo mortale» alle mafie, ma soprattutto di impedirne la diffusione e il contagio in nuovi contesti e realtà. Come a Parma dove le mafie hanno trovato una comoda, redditizia e silenziosa dimora.

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