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Cinquemila fiaccole per continuare il sogno di Angelo

Di Valeria Calicchio il . Campania

Cinquemila fiaccole. Una processione
silenziosa come mai se n’erano viste sugli acciottolati del
Cilento. Perché di solito qui i cortei sono festosi e colorati dai
fuochi d’artificio e dalla musica. Ieri sera no. Mentre le fiaccole
sfilavano per Angelo Vassallo ad Acciaroli, era possibile ascoltare
distintamente il rumore del vento e del mare. Nessuno parlava, i
volti delle migliaia di persone giunte da tutti i comuni del Cilento
sembravano di pietra. Serpeggiava solo una domanda, sorda e forte:
perché? Perché hanno spezzato «il nostro sogno», come recitava
uno dei cartelli che ha aperto il corteo? Perché hanno ucciso come
un cane un uomo per bene che parlava di mare e di ulivi? E’
giustizia quella che hanno chiesto ieri sera gli uomini e le donne
stretti per strada ad abbracciare ancora una volta Angelo Vassallo,
sindaco del comune di Pollica, ucciso una domenica di settembre per
aver difeso la sua terra. Perché è qui la chiave di tutto. Gli
inquirenti ancora non si sbilanciano, ma le risposte vanno cercate
nella politica del sindaco, nel suo modo di gestire la cosa pubblica.
Come può aver dato fastidio un uomo che era riuscito a trasformare
in pochi anni un borgo di pescatori nella Portofino del Sud? Soldi,
tanti soldi.

Da quando Acciaroli era diventata una
delle mete più esclusive e ambite del turismo estivo di tutta la
Campania, su queste terre si erano riversati in pochi anni un mucchio
di capitali. Senza alcun controllo, come hanno ribadito ieri i tanti
sindaci presenti alla fiaccolata. Speculazione edilizia? Quasi
impossibile in un comune che oltre a far parte del Parco Nazionale
del Cilento, aveva letteralmente blindato il suo piano regolatore. Si
tratta di altre speculazioni. « Stanno comprando ogni cosa. Sono
anni che arrivano qui e fanno come gli pare. Comprano, hanno i
liquidi». Un amministratore di un paese vicino non ha dubbi: «Angelo
non voleva che qui si svendesse tutto, si stanno comprando la nostra
anima. E poi li vedi che facce che hanno, vengono da su. Sono
camorristi». Negozi, immobili, strutture turistiche, ogni cosa è
diventata terreno di investimento di persone e società delle quali
alle volte non si conosce nemmeno il nome. Servirebbe un registro,
qualcuno che si occupi di capire da dove vengono i soldi. Ma anche
questo non basta, perché per arginare gli speculatori è necessario
creare ricchezza, non permettere agli abitanti del luogo di fuggire,
svendendo tutto al miglior offerente. « Manca la presenza dello
Stato. L’ho detto e lo ripeto. E non in termini di uomini e mezzi.
Ma in termini di programmi per lo sviluppo e di controllo della
legalità. Invece di aiutarci il Governo che fa? Lo scudo fiscale,
così rientrano capitali di ogni tipo che vengono a riciclare anche
qui. Anche nel Parco, tanto chi controlla?» Dichiara il sindaco del
vicino comune di San Mauro, Giuseppe Cilento.

E ancora la droga, fiumi di
stupefacenti che ogni anno nei mesi estivi si riversano sulla costa,
da Agropoli a Sapri. Quella droga che negli ultimi tempi aveva
impegnato personalmente Angelo Vassallo in un controllo strettissimo
del suo territorio, accompagnato unicamente dai suoi vigili. Quando
il corteo all’imbrunire arriva sul piccolo porticciolo di Acciaroli
il mare sembra non essere mai stato così bello. Una beffa , dover
morire per quelle onde. Le barche salutano il corteo per il sindaco
pescatore con il suono dolce delle sirene e la folla si scioglie
nell’ultimo lunghissimo applauso a Vassallo, alla sua famiglia,
alla moglie e ai figli. «Grazie, finalmente si respira un’altra
aria. Questa sera gli uomini che hanno ucciso Angelo devono sapere
una cosa. Ha vinto lui. Perché il suo messaggio continuerà con noi.
Il Cilento non rimarrà in silenzio. Continueremo a sognare» afferma
tra le lacrime il vicesindaco di Pollica Stefano Pisani e continua
«scrivetelo, la camorra nel Cilento non c’è e non ci sarà mai.
Non lo permetteremo». Poi un ultimo sussulto, la moglie e i figli,
gli amici di Angelo che chiedono di non essere dimenticati. «Non
spegnete i riflettori. Teniamo alta l’attenzione, non rendiamo vana
la sua morte». La leggenda vuole che sulle coste del Cilento
Leucosia abbia rapito Ulisse con il suo canto per assopirlo e
imprigionarlo. L’oblio, il rischio maggiore nella terra bella e
dimenticata delle sirene.

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