Usura a Busto Arsizio, in manette un gruppo di siciliani
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Cinque arresti e un preoccupante
numero, peraltro ancora provvisorio, di vittime: questo, il bilancio
di un’operazione condotta dal Comando dei Carabinieri di Varese e
destinata ad arginare un presunto giro di prestiti usurai. Le manette sono scattate per un gruppo
di siciliani radicati da tempo all’interno della provincia di Varese. Si tratta del catanese Giuseppe Drago,
dei gelesi Emanuele Rocco Fisci ed Emanuele Federico, di Roberto
Grasso, nato a Riposto, e del lucano Pasquale D’Arino.
Il coordinatore della banda, stando
agli inquirenti, sarebbe stato proprio Giuseppe Drago, per tutti “Zù
Pippu”, un cinquantenne con diversi precedenti penali. A lui si sarebbero rivolti imprenditori
della zona che, allo scopo di arginare crisi aziendali, avrebbero
richiesto prestiti oscillanti fra i 4 e i 60 mila euro. Giuseppe Drago avrebbe affidato agli
altri arrestati ruoli molto importanti: alcuni si sarebbero occupati
di individuare i possibili “clienti”, altri, invece, di garantire
la fase della riscossione.
I tassi d’interesse applicati sarebbero
stati molto alti, toccando il 200% annuo, al punto da non consentire
a molti imprenditori un’immediata estinzione del debito. I mancati pagamenti, inoltre, sarebbero
stati puniti con metodi violenti. Aggressioni ed incendi alle attività
economiche, stando agli investigatori coordinati dal pm Raffaella
Zappatini, erano i messaggi inviati dalla banda ai debitori
insolventi. Nella maggior parte dei casi, il luogo
dell’intermediazione era un bar del centro di Busto Arsizio: qui, si
sarebbero svolti diversi incontri fra Giuseppe Drago e gli
imprenditori interessati ad ottenere un prestito.
Tra le vittime preferite, molti
professionisti in difficoltà economiche, spesso non in grado di
assicurare lo stipendio mensile ai propri dipendenti, ma anche
componenti di famiglie della zona. Gli investigatori, inoltre, stanno
cercando di analizzare con maggiore attenzione un consistente numero
di transazioni immobiliari con protagonisti gli stessi arrestati, si
sospetta, infatti, che dietro a questi passaggi possano celarsi veri
e propri adempimenti di somme arretrate.
Altro filone che verrà ulteriormente
approfondito è quello concernente l’eventuale collegamento del
gruppo con le famiglie della criminalità organizzata siciliana,
oramai presenti da decenni nella provincia di Varese. La colonia principale è quella gelese,
senza trascurare l’influenza, sempre maggiore, delle famiglie
calabresi. Gli inquirenti, infatti, sospettano che
la costante disponibilità economica dei cinque arrestati potesse
avere, quale fonte prioritaria, capitali illeciti destinati alla via
del riciclaggio.
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