Schifani, il Pd e la questione morale
E’ in pieno svolgimento, dal 28 agosto e terminerà il 12 settembre, a Torino la festa del partito democratico. Da un pò di giorni il meeting è sotto i riflettori mediatici, in particolare dal 4 settembre giorno in cui è stato ospitato il presidente del Senato, Renato Schifani; un gruppo di attivisti del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo e del Popolo viola giunti davanti alla tensostruttura di Torino, ripetendo lo slogan “Fuori la mafia dallo Stato” e portando in mano un’agenda rossa (riferimento al magistrato Paolo Borsellino ucciso dalla mafia nel 1992 ) chiedono di entrare per assistere all’incontro con Piero Fassino e rivolgere qualche domanda a Schifani, ma le forze dell’ordine impediscono l’ingresso ai contestatori. Questo scatena la rabbia dei grillini che, assiepati contro le transenne che delimitano il perimetro dell’area Norberto Bobbio, iniziano a urlare e fischiare. Nel momento in cui Schifani sale sul palco, alla festa nazionale del Pd, viene duramente contestato da un gruppo di manifestanti.
«È scandaloso che alla festa di un partito che si definisce democratico – spiega Simonetta, una delle manifestanti – ci lascino fuori. Noi vogliamo semplicemente entrare ed ascoltare e fare delle domande a Schifani sull’attuale situazione politica italiana». «Se volete manifestare lo fate fuori dall’area della festa – risponde il segretario provinciale del Pd, Gioacchino Cuntrò – se foste stati invitati vi avremmo lasciati entrare». Questo è l’episodio che maggiormente sta facendo discutere i media, soprattutto fuori e dentro al centro sinistra. L’onorevole Fassino ha cercato, sul momento, di barcamenarsi in una goffa difesa dell’ospite, cercando di fare il “buon padrone di casa” ma la questione è emersa comunque con tutta la sua forza. La questione c’è e rimane, anche se oggi, Fassino, dalle pagine de L’Unità smentisce di aver appellato come “squadristi” i contestatori (vedi video).
In questi giorni gli organi di stampa si sono occupati delle vicende che vedono coinvolto il presidente del Senato in presunti rapporti con esponenti mafiosi ai quali pare avrebbe concesso preziose consulenze (Leggi qui l’inchiesta del Fatto e de L’Espresso). Il conflitto che è emerso, da quelle che le cronaca rilevano solo come una protesta, è ben più ampio e profondo di ciò che si possa pensare. Da un lato potrebbe essere antidemocratico contestare un politico in una assise pubblica impedendogli di parlare dall’altro è altrettanto impedire ai contestatori di accedere ad un dibattito pubblico sol perchè non iscritti al PD. La parte profonda del conflitto è e rimane invece la questione morale, enorme spina nel fianco del mondo politico oggi. E’ emersa, dalle dichiarazioni da parte di esponenti del PD, la schizzofrenia di un partito che non ha ancora una identità definita che non riesce a mettere al primo posto la questione morale così come gli impone il proprio bagaglio storico e culturale.
Nella stessa festa, degni di nota, gli interventi dell’eurodeputato Rosario Crocetta e del senatore Beppe Lumia. Il primo si è soffermato sulla necessità di avere una consapevolezza del fenomeno mafioso nella quotidianità amministrativa il secondo ha fatto appello a tutta la politica: “bisogno riportare la lotta alla mafia come primo e imprescindibile obiettivo dell’agenda politica, qualsiasi sia lo schieramento”. La lotta alla mafia è indissolubilmente legata alla questione morale. È in entrambe le cose serve, oggi più di ieri, una presa di posizione chiara e definitiva. Non può e non deve essere ad intermittenza a seconda delle occasioni o degli ospiti politici di turno. Ritornando al patrimonio comune tanto cara alla sinistra italiana, non è possibile non citare Berlinguer: «La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico
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